È disponibile sul canale YouTube PrimeVideoSportIT il nuovo episodio di Fenomeni, il format originale Prime Video Sport condotto da Luca Toni, campione del mondo 2006 ed expert di Prime Video in occasione delle partite di UEFA Champions League. Ospite della puntata è Antonio Di Natale, sesto miglior marcatore della storia della Serie A con 209 marcature nel massimo campionato italiano. L’ex attaccante di Empoli e Udinese ripercorre insieme a Luca Toni tutti i principali momenti della propria carriera: i record in Serie A, l’esordio con la Nazionale e il mancato approdo a una big.
Di seguito alcune dichiarazioni tratte dall’intervista.
Ogni mercoledì facevo trecento tiri in porta
“Mi svegliavo la mattina e mi dicevo ‘ora faccio gol’. Conta anche la naturale predisposizione ovviamente, però ho lavorato tantissimo, lo sentivo nel sangue e in testa, sapevo cosa dovevo fare e come allenarmi: facevo trecento tiri in porta ogni mercoledì, perché poi in partita si riproponevano quelle situazioni e su quelle riuscivo a incidere”.
Oggi potrei segnare 40 gol
“Nel calcio di oggi gli attaccanti della nostra generazione potrebbero arrivare a 40 gol. Il calcio è cambiato, ai difensori piace giocare uno contro uno perché hanno fiducia che gli attaccanti non siano più quelli di una volta: alla squadra dicevo sempre di lanciarmi solo se ero in uno contro uno, perché allora sì che puntavo per segnare. Oggi vedo buoni giocatori ma non attaccanti forti, sono contenti quando arrivano a dieci gol: io ho raggiunto quota 23 per due anni e comunque non ho vinto la classifica marcatori, e c’erano in difesa Costacurta, Nesta e Thuram”.
Ho detto di no a Juventus, Real Madrid e Liverpool. E a dieci società di Serie A quando ho smesso. Oggi comandano i procuratori
“Un giorno a fine allenamento avevo cento chiamate del mio procuratore: la Juventus aveva venduto Diego e voleva me. Mi disse che era tutto fatto, ma per me non lo era: avevo un rapporto forte con la città, volevo prima parlare con il Presidente. Gli dissi che non ci volevo andare, ma che se loro come società volevano cedermi, allora lo avrei accettato. Alla fine, la trattativa si interruppe subito e restai. Mi cercò anche il Real Madrid, ero vicino al Liverpool e forse è stata l’unica società su cui davvero ho fatto un pensiero, ero anche andato a vedere le strutture. Rimorsi? No. A me piace giocare a calcio, mi piace la tranquillità, sono riservato e non amo i riflettori. Quando ho smesso mi hanno chiamato dieci società di Serie A. Ma dissi di no: volevo essere come Totti, Del Piero, Maldini, dare la mia parola di finire la carriera in un club e rispettarla. E quando mi dicono che ho giocato solo nell’Udinese, dimenticano che l’Udinese per anni è stata ai vertici della Serie A. Oggi non sarebbe più possibile, perché comandano i procuratori”.
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