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Inter: le finali non si giocano, si vincono

Abbiamo lottato e vinto per arrivare fino a qui. Abbiamo sperato e penato per questo. Ci siamo guadagnati la possibilità di giocarci tutto (o quasi) in 90 minuti.

Adesso è ‘IL’ momento. Perché questo derby non vale 3 punti qualsiasi. Questo derby è una finale e le finali non si giocano, si vincono.

L’Inter buia, attonita, annoiata e depressa di fine 2010 non c’è più. Adesso c’è un’Inter potente, vigorosa, convinta e convincente. C’è un’Inter che ha avuto la forza di scalare la classifica posizione dopo posizione, riuscendo a tornare padrona del proprio destino: prima dipendeva dal Milan, ma anche da Napoli, Lazio, Roma, Palermo, Udinese e perfino Juventus. Prima eravamo dietro, con tanti infortuni e tanti pensieri brutti. Adesso, invece, ci siamo noi e loro, distanziati da due miseri punticini. E’ vero, Mazzarri e Guidolin sono lì, attaccati, che giustamente sperano, ma il vero duello è quello milanese: chi ne uscirà vincitore avrà cucito sul petto più di mezzo Scudetto.

Ed è qui, mentre scrivo, che mi pervade uno strano senso di tranquillità. Aria di primavera o quiete prima della tempesta? Di derby ne ho vissuti tanti, ma come questo stento a ricordarne. Quelli di Champions sono simili, ma forse quello della stagione 1992/93 è quello che gli si avvicina di più. Anche lì i nerazzurri arrivarono al derby di ritorno dopo una lunga rimonta. Se la memoria non mi inganna, la distanza a gennaio era di 8 punti, e si arrivò alla 27a giornata con il margine di 7 lunghezze (il torneo era ancora con 2 punti per vittoria). Era il 10 aprile 1993, finisce 1-1: Berti apre le marcature al 44′, Gullit scaccia gli incubi rossoneri all’82’. In panchina c’era Osvaldo Bagnoli e in campo Berti, Bergomi, Sosa e Shalimov, ma fu l’arrivo di Manicone nel mercato di gennaio a dare la svolta positiva. Altri tempi. Quel torneo si chiuse con l’Inter dietro ai cugini di 4 punti, 46 contro 50.

Oggi la rimonta è stata ancor più esaltante: checché ne dicano i vari ‘geometri’, si è passati dal potenziale -13 al concreto -2. E se nel 1993 a fare la differenza a favore del Milan non fu tanto la distanza tecnica, quanto le prime tracce di disabitudine nerazzurra alla vittoria importante, stavolta la storia è completamente diversa. Stavolta la squadra più forte è l’Inter. Quella della Tripletta e del Mondiale per club. Quella che, dopo un piccolo letargo, ha ritrovato sé stessa ed è tornata padrona, in Italia e in Europa.
L’Inter è tornata a fare paura e siamo tutti pronti per questa partita che è più di un derby, è una finale.

E le finali non si giocano, si vincono.

[Alessandro Cavasinni – Fonte: www.fcinternews.it]

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