Juventus-Lecce 1-1: imprevedibile finale, resta aperta la corsa scudetto

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Se già sei più forte e in miglior forma fisica e psicologica, primo in classifica e l’avversario lotta per non retrocedere il verdetto pende decisamente dalla tua parte. Se poi sblocchi la partita dopo 7 minuti il discorso è già chiuso. A meno di imprevisti. Appunto, l’imprevisto. Questo è Juventus-Lecce, una gara che sulla carta aveva poco da dire e che tale si è mostrata. Troppo forte e consapevole di esserlo questa Juve, ormai avvolta da una sorta di aura d’invincibilità che la accompagna ad ogni partita, a maggior ragione nel suo stadio. E forse la consapevolezza è stata troppa, chiedere a Gianluigi Buffon, autore di una leggerezza a pochi minuti dalla fine che costa una vittoria sicura e riapre non un campionato, ma due: quello del Milan e quello del Lecce, che sembrava virtualmente retrocesso in virtù delle notizie che arrivavano da Brescia.

La partita: Cosmi propone il suo solito 3-5-2 con Muriel in panchina e Seferovic a fare coppia con Di Michele. Solito centrocampo di mestieranti, come Obodo, Blasi e Delvecchio e un po’ di fantasia garantita da Cuadrado. Conte rimette da parte il 4-3-3 proposto a Novara e risponde con lo stesso modulo dei salentini: fuori Giaccherini, dentro De Ceglie a garantire più copertura. Borriello si riaccomoda in panchina e ricompare Quagliarella a far coppia con l’ex Vucinic. Pronti via e De Ceglie si fa male. Entra Caceres, che dimostra la sua duttilità coprendo anche la fascia sinistra, ruolo inedito in questa stagione per l’uruguayano, schierato spesso come vice-Lichtsteiner o come centrale. L’imprevisto non cambia gli eventi: al 7′ Pirlo scucchiaia alla sua maniera, scavalca la difesa leccese e trova la testolina di Marchisio che sceglie la soluzione di precisione e supera un Benassi non certo esente da colpe, tanto è debole l’incornata del “Principino”.

La gara si chiude di fatto lì, il Lecce capisce che c’è da aprirsi ma i deputati in mezzo al campo a far girare la manovra sono schiacciati dalla mediana bianconera e la coppia Seferovic-Di Michele non si vede mai. Anzi, è la Juve che potrebbe raddoppiare in un paio d’occasioni, prima con Chiellini, ancora servito da Pirlo e ancora con Marchisio, che prova la soluzione dalla distanza trovando un attento Benassi. La vera occasione per il 2-0 ce l’ha Vidal, eletto prima del fischio d’inizio juventino del mese d’Aprile. Il cileno si inserisce in area e riceve uno splendido suggerimento di Marchisio, sceglie il colpo da calcio a 5 di punta e manda a lato di poco.

Nella ripresa Cosmi ci prova lanciando da subito Muriel, ma i secondi 45′ sono segnati anch’essi da un’episodio nei primi minuto: Cuadrado commette un brutto fallo e rimedia il secondo giallo, lasciando i suoi in inferiorità numerica per oltre 35 minuti. La Juve viaggia sul velluto, con l’ormai consueto scambio di passaggi e conclusioni che trovano attento Benassi. Si vede una Juve che gioca al gatto col topo. Conte prova anche a risvegliare Matri dal torpore lanciandolo a partita in corso e sperando che l’ex Cagliari si sblocchi dopo un’astinenza sottoporta che dura da troppo tempo. Invece, come già successo sulla pelle della Juve nel corso della stagione, a furia di non concretizzare arriva la beffa, atroce: Buffon gioca a fare Garrincha e Bertolacci gli ruba la palla e incedulo appoggia nella porta vuota. Mancano 5 minuti più recupero, ma la mazzata psicologica è enorme e la Juve è letteralmente stordita: triplice fischio e tutti a casa. Cosmi ride e Conte ingoia amaro. Lecce, se pur parzialmente, si mostra cliente indigesto di chi si sente già lo scudetto in tasca. Chiedere a Sven Goran Eriksson e ai ragazzi della Roma del 1986.

[Gaetano Mocciaro – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]