Il calcio italiano deve ripartire per evitare il collasso totale

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Il calcio italiano deve ripartire per evitare il collasso totale

Secondo un’indagine della KPMG (società di consulenza strategica) il mondo del calcio ha già perso 986 milioni.

MILANO – Mercoledì 13 maggio andrà in scena una cruciale Assemblea di Lega Serie A per definire il prossimo futuro del calcio italiano. Non c’è più tempo visto che tra due settimane la Federcalcio dovrà presentare alla UEFA un piano per l’eventuale ripresa del campionato. L’ultima parola spetterà al Governo che, da un mese a questa parte, sta rimandando la decisione ufficiale evitando responsabilità importanti e doverose.

Il calcio rischia il Default è ad affermarlo è un’indagine della KPMG (società di consulenza strategica), la quale ha già stimato una decrescita del parco giocatori della Serie A pari al 26,1%: si passerà da 5,7 a 4,2 miliardi in caso di chiusura anticipata della stagione in corso. Da due mesi a questa sparte, spiega la società, il mondo del calcio ha già bruciato la bellezza di 986 milioni di euro (-17,6% del valore globale) e le percentuali rischiano di creare un effetto domino mai visto in questo settore. Le criticità sono note ma qualcuno, forse, ha pensato solo all’aspetto agonistico discostandosi completamente da quello economico, fondamenta del sistema calcio: sempre secondo KPMG per ogni euro perso in media dall’economica nazionale, il sistema calcistico ne brucia quasi il triplo (2,6). Il calcio nostrano ha un gettito fiscale pari a 1,3 miliardi e gli occupati, all’interno del settore, sono ben 122.000. Se la stagione non dovesse riprendere sarebbero a rischio 46.000 posti di lavoro. 

Numeri che, se questa situazione di stallo e confusione dovesse perdurare, porterebbero a un rischio Default più che concreto. Le società (soprattutto quelle di B e C) hanno bisogno di liquidità e uno stop definitivo della stagione 2019/2020 condannerebbe l’intero sistema al collasso con gravi conseguenze anche per banche e fornitori di qualsiasi genere. La perdita di valore del massimo campionato italiano, ovviamente, si ripercuoterà sui campionati in tutte le aree: dai Diritti TV alle sponsorizzazioni passando per la vendita di biglietti alla compravendita dei giocatori. Un effetto domino che potrebbe determinare la chiusura definitiva della Serie B: il campionato cadetto ha un tesoretto annuo di 60-65 milioni, denaro che verrebbe prosciugato in poco tempo. Ancor più delicata la situazione della Serie C che riceve 28 milioni di euro da distribuire alle 60 società.

Non se la passano meglio nemmeno i top-club europei: sempre secondo KPGM un club come il Manchester City, nel caso in cui la stagione non ricominciasse, perderebbe il 22,6% del suo valore totale, 15,6 se la stagione riprendesse. Stesso identico discorso per Liverpool, Barcellona, Real Madrid e Manchester United che, in caso di stop, andrebbero a perdere dal 22,7% (Manchester United) al 27,2% (Real Madrid) del loro valore globale. Se Premier e Liga dovessero ricominciare le perdite andrebbero ad attestarsi intorno al 13,8-20,1%. Per quanto concerne il capitolo delle squadre italiane la Juventus, nel caso in cui la Serie A non riprendesse, andrebbe a perdere il 23,4% del suo valore mentre Inter, Napoli e Roma perderebbero rispettivamente il 24, 28,7 e 25%. Se la stagione dovesse riprendere, invece, Juventus e Inter perderebbero “solo” il 15%, il Napoli il 19,8% mentre la Roma il 16,4%.