Lazio: “Petkovisione”, “Petkoevoluzione”

208

Let it be. O per meglio dire, Petkodarwinismo. Niente fagioli, o evoluzione che parla di collo della giraffa o di homo di Neanderthal. Dietro quella porta, tecnico e squadra si guardano negli occhi. Si consumano parole e rabbia, felicità, tensione prepartita e gioia. Le regole sono quelle, non esce nulla dallo spogliatoio. Da nessuno, neppure da quello della Lazio. Le regole sono quelle. La porta é chiusa. Ma qualcosa si puó origliare, si possono cogliere sfumature. Le regole sono quelle, ma Petkovic ha suggerito, ha lasciato intuire: lo spogliatoio é una passeggiata. Un passo indietro l’allenatore, passo avanti la squadra. Luis Enrique pagó lo scotto della sua intransigenza: Petkovic non é asturiano. L’allenatore biancoceleste ha snocciolato ad Auronzo il suo credo: corsa, pressing altissimo, forsennato. Sveglia ad orari improbabili, regole ferree. È il fantastico mondo di Petkovic, le regole sono quelle. Prima regola dello spogliatoio, non parlare mai di quello che succede nello spogliatoio. Ma qualcosa filtra.

PASSO INDIETRO – Passo indietro di Petkovic: dove, perché, quale. Dove. Identikit di un passo indietro, centinaia di anni ci sono voluti alla giraffa perché il collo raggiungesse i piani più alti degli alberi. Molto meno ci ha messo Petkovic. Il luogo del delitto, di colui che fece il gran passo indietro, oscilla tra fine Auronzo e Fiuggi. Il momento é presto detto, le amichevoli estive andate male, che tutti ora si affrettano a minimizzare, mister e giocatori in coro, avevano fatto scattare più di qualche campanello d’allarme. Gioco involuto, gol a valanga subito, difficoltà a buttarla dentro. Trend nelle partite ufficiali: Manzoni direbbe un altro paio di maniche, ovvero di gran lunga migliore. Nel medioevo le maniche si scambiavano,e maniche preziose venivano regalate dai fidanzati alle innamorate. Petkovic ha regalato alla Lazio un passo indietro. E un cambio di rotta. Diceva Tare, uno che con lo spogliatoio biancoceleste una certa frequentazione ce l’ha, eccome: “Sarà un inizio di campionato difficile“. Se il difficile è questo, che succederá quando tutto ci verrà più facile?

PASSO AVANTI – Anche la squadra è stata parte attiva nella questione: solleviamo questa Lazio alle altezze che le competono. “Il calcio é un gioco, gli ho detto di divertirsi”, ludicamente Petkovic in conferenza stampa. Siate divertenti, se potete. “A casa nostra dobbiamo dominare“: ecco a voi la novità. Tallone d’achille di Edy Reja erano le prestazioni a dir poco deludenti in casa, la difficoltà a perforare fortini: la Lazio di Petkovic ha affrontato due squadre in trincea, e ha semplicemente vinto la partita. Che sia la zampata di Hernanes a Bergamo, o la folle altezza da cui Klose guarda il resto degli attaccanti, il risultato non cambia: due vittorie, polemiche azzerate. È Petkovisione, baby. E non ha avuto neanche bisogno di tempo. La squadra é uscita dalle trincee in cui per caratteristiche, questo é bene ricordarlo, ha giocato negli ultimi due anni, rendendo sí la vita difficile a tutti, ma obiettivamente regalando poche gioie agli esteti del calcio, per fare un solo passo all’area aperta. Risultato: da vorrei ma non posso, a vorrei, e ci riesco pure.

Un passo indietro, e un passo avanti: la sintesi perfetta é il gol di Candreva. Il gesto tecnico autoritario, perché autoritaria deve essere la Lazio di Petkovic, la corsa sotto la Nord, il bacio alla maglia, e la corsa verso Rocchi, ultimamente sulla graticola delle voci di mercato. Nessuno si senta escluso. Petkovic fa un passo indietro, sveste perfino i panni da guru assorto in visioni di calcio impraticabili, ma la squadra adotta i suoi accorgimenti, le note aggiunte a lato di uno spartito in realtà già pronto per essere suonato. Accorgimenti, stravolgimenti senza troppo clamore, quasi sotterranei, quasi sussurrati. Il passato non si dimentica, urla ogni domenica la Nord. Battiamo le mani, a chi riesce a cambiare senza stravolgere, provare senza forzare, guidare le gambe senza entrare in tackle duro. Le regole sono quelle: chi si adatta, vince. Petkodarwinismo, buona la seconda. Dietro quella porta, tecnico e squadra si sono guardati negli occhi. È l’evoluzione, baby. Sono le regole della natura, baby. Chi si adatta, chi non crea dal nulla ma trasforma a poco a poco, va avanti. Let it be. Lascia che sia petkoevoluzione.

[Luca Capriotti – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]