Lorenzo Scarafoni “A Bari è il momento dei giovani. Per quel che mi riguarda dispiace…”

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Dopo sette anni di Ascoli, squadra della sua città con cui ha ottenuto l’esordio nella massima serie, Lorenzo Scarafoni approdò nel 1988 a Bari alla corte di Gaetano Salvemini. Tre anni con la maglia del galletto in cui l’attaccante non potè però dare quel che realmente era nelle sue qualità, ma con cui ha comunque conquistato una promozione in A (1988-89) e la storica Mitropa Cup. Dopo la parentesi pugliese altre piazze importanti quali Trieste, Pisa, Cesena e Palermo. Adesso, a 46 anni, fa l’allenatore: dal 1999 infatti, smessa nel Palermo la carriera da calciatore, ha cominciato vicino casa, col settore giovanile della Fermana. Poi l’amicizia con Carletto Mazzone, suo mentore ai tempi di Ascoli, il quale lo ha preso sotto la sua ala per tre stagioni, prima di poter spiccare il volo da solo. Attualmente è tornato alla Fermana per guidare la prima squadra nel campionato d’Eccellenza, ma rimane sempre in attesa di una chiamata più importante, anche se al giorno d’oggi “soprattutto in Lega Pro c’è adesso il malcostume che l’allenatore si debba portare dietro una sponsorizzazione importante”.

TuttoBari.com ha pertanto raggiunto in esclusiva l’ex punta biancorossa ora tecnico, durante una pausa dal suo lavoro, per parlare un po’ del Bari di oggi e di ieri e per sapere qualcosa di più su come stia andando la sua carriera d’allenatore.

Il Bari quest’anno è una squadra composta da tanti giovani debuttanti ma che arranca in questa serie B. Di chi la colpa a suo avviso?E’ sicuramente un Bari in ricostruzione. Una squadra cui mancano delle solide basi e che si è ultimamente inceppata. Ho sentito dei problemi societari e non vorrei che fossero proprio questi la causa. Quest’anno si è attuata una politica diversa: mentre prima si sceglievano dei giocatori già belli e pronti, di spessore, stavolta si è puntato sui giovani per un programma (magari) a lunga scadenza”.

Lei che conosce abbastanza bene la famiglia Matarrese e sa dei problemi societari in corso crede che da parte loro sia tramontato definitivamente l’amore verso il Bari?Per esperienza personale ritengo che siano delle persone eccezionali. Ai miei tempi il Bari era una società modello, ad oggi sono passati tanti anni e non so se qualcosa sia cambiato. Il rapporto coi tifosi però non è mai stato idilliaco e probabilmente c’è anche un po’ di stanchezza…”.

Delle tre stagioni vissute in biancorosso qual è il ricordo più bello: la promozione in A o la storica conquista della Mitropa Cup? “La Mitropa è stato un trofeo importante nella storia del Bari. Credo però che la soddisfazione più grande sia stata la promozione dalla B alla A: c’era un grande entusiamo e, soprattutto, molto coinvolgimento da parte del pubblico”.

Sulla sua esperienza cosa può dirci?Io sono stato bene a Bari, specialmente il primo anno. Il secondo poi ho avuto qualche problemino. Il terzo invece sono andato via quasi subito. Credo solo di non aver potuto dare tecnicamente quello che in realtà valevo: doveva per me essere un trampolino di lancio, invece, per vari problemi, sono caduto in un rendimento poco attendibile. In definitiva però ho sempre un bel ricordo”.

All’epoca ricorda qualche talento inesploso in quel gruppo, ma che in realtà avrebbe potuto condurre una ben altra carriera?Tutti coloro che avevano un potenziale sono venuti fuori. Parlo soprattutto di giovani come Lorenzo Amoruso… Chi invece non si è confermato come avrebbe potuto lontano da Bari sono state persone come Loseto e Terracenere, gente che aveva grosse qualità”.

Dal ’99 ha intrapreso quindi la carriera da allenatore. In questo momento di crisi, anche nel vostro settore, come sta procedendo la sua avventura?Ho iniziato nel settore giovanile della Fermana. Poi ho preso sia il patentino di seconda sia quello di prima. In seguito sono andato a lavorare con Mazzone per tre anni (due a Bologna e uno a Livorno), dopodichè ho proseguito da solo con esperienze ad Andria e Avellino. Ora sono nuovamente alla Fermana, in Eccellenza, per ripartire. Adesso non è sicuramente facile, soprattutto in Lega Pro c’è adesso il malcostume che l’allenatore si debba portare dietro una sponsorizzazione importante: questo leva sicuramente credibilità al nostro mestiere”.

C’è per caso un pizzico di Gaetano Salvemini nel Lorenzo Scarafoni allenatore?No. Ritengo che ogni persona debba essere se stessa. Il carpire qualcosa penso non sia legato alla figura che rappresenta un uomo, quanto invece alla persona. Cerco di essere me stesso in tutte le maniere senza “copiare” da altri”.

[Renato Chieppa – Fonte: www.tuttobari.com]