Milan: il 4-3-1-2 a chi piace?

Capita quando non si hanno le idee chiare. Inzaghi cerca nuova solidità affidandosi al modulo con le due punte e il trequartista. Ovviamente, data la natura della rosa, spuntano scontenti eccellenti. Tra le fila dei rossoneri due tra i più quotati calciatori fanno gli esterni d’attacco o, quantomeno, le ali offensive del centrocampo.

Parliamo di Honda e Cerci. Il giapponese, come nella peggiore delle commedie, è partito per difendere i colori del suo Giappone a gennaio con un Milan e, al ritorno, se n’è ritrovato un altro. Meno competitivo, meno coeso e meno disposto a dargli spazio. Nessuno come il giapponese ha vissuto una stagione così altalenante. All’inizio dell’anno era la vera bacchetta magica d’Inzaghi. Il suo sinistro, le capacità d’inserimento e il lavoro in fascia erano la ciliegina sulla torta di Pippo. In questi giorni di difficoltà Keisuke non viene nemmeno tenuto buono per giocare in quello che, in teoria e in pratica, potrebbe essere il suo ruolo; l’esterno di centrocampo.

Il caso Cerci è ancor più spinoso e rappresenta la contraddizione in termini del progetto Inzaghi. Pippo fa solo il 4-3-3, convinzione maturata in un anno di Primavera, perciò bisogna cercare l’esterno d’attacco migliore sul mercato. Probabilmente il Milan c’era anche riuscito. Alessio Cerci sembrava calzare a pennello per il vestito voluto a tutti i costi da Pippo.

Poi, all’atto pratico, è successa una cosa ormai fin troppo frequente a Milanello. Il giocatore tanto atteso e decantato è sparito dai radar. A un tratto Inzaghi si è scoperto, chiaramente per necessità più che per spirito, fautore del 4-3-1-2, escludendo di fatto l’ex Torino.

Resiste poi uno scontento di lunga data. Anche con il modulo a due punte vere Pazzini trova spazio con il contagocce. Nei minuti che gioca non riesce fisicamente a nascondere la propria voglia e i propri disagi. Pensiamo al pallone sfiorato di testa col Cesena a pratica ormai chiusa. Una reazione disperata per l’attaccante toscano che manifesta un’ incredibile insofferenza per la panchina e per la mancanza del gol su azione. Nella testa d’Inzaghi, però, le questioni sono ben diverse. Lui s’è accorto a un tratto di dover vincere partite, in qualsiasi modo. Certamente mettere in disparte una buona metà del suo attacco potrebbe essere una scelta azzardata.

[Elia Lavelli – Fonte: www.ilveromilanista.it]

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