Da non sottovalutare è l’evidente fatto che Robinho stenta ad integrarsi ed adattarsi a questo modulo, che prevede sacrificio in fase difensiva e lucidità in quella offensiva. Sino ad ora il brasiliano non si è dimostrato propriamente all’altezza nell’una e nell’altra fase in egual misura. Questo è un altro aspetto che promuoverebbe la titolarità di Pazzini e l’arretramento di Balotelli sulla fascia sinistra dei tre trequartisti alle spalle della punta solitaria. Neppure Super Mario garantirebbe una copertura difensiva mirabilissima, tuttavia è constata la sua propensione al sacrificio in situazioni di difficoltà e anche la sua capacità di mettere pressione agli avversari in una porzione di campo avanzato.
Anche in quel di Cagliari è andato in scena un film visto e rivisto parecchie volte in questa stagione, ossia l’improvvisa rinascita dei rossoneri, che in svantaggio e con il cronometro che incalza, decidono di cominciare (o ricominciare) a giocare e a schiacciare l’avversario dopo un periodo di “pausa”. Per l’ennesima volta il Milan si è dimostrato degno di questo nome dallo scoccare dell’80° in poi, riuscendo a ribaltare in 180 secondi una partita compromessa e che sembrava ormai persa. Ha prevalso il fattore C, il cuore, che ha spinto la squadra ad avere voglia di vincere. Ma questa fame agonistica, se ti chiami Milan, è obbligatoria per tutta la durata del match, perché il tifoso rossonero vorrebbe un Milan vincente, meno pazzo…ma col Pazzo.
[Tommaso Stefanachi – Fonte: www.ilveromilanista.it]
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