Morosini: decesso per cardiomiopatia aritmiogena

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Livorno – Arrivano i risultati della perizia eseguita dal professor Cristian D’Ovidio su chiesta dalla Procura della Repubblica di Pescara sulla morte di Piermario Morosini lo scorso 14 aprile durante Pescara-Livorno. Secondo quanto accertato dagli esami, il decesso è da ricondurre ad una patologia chiamata cardiomiopatia aritmiogena, probabilmente di origine genetica e che causa aritmie ventricolari e tra l’altro assai frequente negli sportivi di alto livello colpiti da arresto cardiaco, come dimostra la morte del sivigliano Puerta nel 2007; una malformazione che nel caso del centrocampista amaranto, come scritto nella relazione, sarebbe stata alle fasi iniziali.

Chi riprende a ipotizzare possibilità di salvezza rilanciando la questione del defibrillatore è invece il cardiologo dell’Università La Sapienza di Roma, Francesco Fedele: “Vista la patologia, se fosse stato usato, Morosini avrebbe avuto maggiori possibilità di essere salvato”. Il dottore comunque rimarca pure quanto non fosse facile diagnosticare la cardiomiopatia aritmiogena: “Era in fase iniziale, ma in alcuni casi è difficile diagnosticare certe patologie; nel caso di quella di Morosini non avrebbe potuto essere sufficiente neppure un elettrocardiogramma”. Auspica, come possibile prevenzione ad altri ipotetici casi del genere, una importante novità: “Il nulla osta obbligatorio del cardiologo, visto che il medico sportivo non può coprire tutti gli ambiti di specializzazione medica”.

[Lorenzo Corradi – Fonte: www.amaranta.it]