Parma-Inter 3-1: i neroazzurri lasciano le speranze Champions al “Tardini”

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Addio sogni di gloria. Parma si rivela una trasferta deleteria per le speranze Champions dell’Inter, che lascia al Tardini tutta la posta in palio e consegna a Stramaccioni la prima delusione da quando siede sulla panchina nerazzurra. Un incidente di percorso traumatico, perché nella tabella era forse quello meno previsto, nella serata in cui anche l’Udinese spicca il volo e la Lazio rimette il naso avanti. Da potenziali terzi a pari punti, i milanesi si trovano al sesto posto. E se lo meritano. Bravi gli uomini di Donadoni, alla quinta W consecutiva. Da vera squadra.

CONSERVATORE – Squadra che vince e convince, guai a cambiarla. E nonostante sia un neofita, anche Stramaccioni conosce bene il motto dei saggi, mettendolo in pratica anche al Tardini, come a Udine e contro il Cesena. Il 4-3-2-1 che finora sta recando con sé solo vittorie viene replicato contro il Parma, e i due fantasisti rispondono ancora presente: dietro Milito, ecco Sneijder e Alvarez. E poco importa se i primi due sono diffidati, a pochi giorni dal derby. I trequartisti impiegano appena 12 minuti a legittimare la scelta conservatoria dell’allenatore: l’argentino apre il contropiede servendo Stankovic, il cui cross basso viene scaraventato in porta dall’olandese, in linea con il pallone per una questione di centimetri. Rete quasi inattesa, considerando l’avvio assai promettente del Parma, decisamente più sereno e tutt’altro che intenzionato a stendere tappeti rossi a chi ha bisogno di punti.

DUCALI PIMPANTI – Aggressivi al punto giusto, i padroni di casa avevano inviato un messaggio eloquente a Julio Cesar già al 7’, con un sinistro da distanza siderale di Valdes che sorvola appena la traversa. Giovinco, poi, osservato speciale, è un po’ ovunque, ma Lucio non perde mai la bussola e persino sulla velocità se la cava benissimo. Bene anche Jonathan, assai volenteroso quasi dovesse riconquistarsi la fiducia della società che a gennaio lo ha lasciato partire. Tra i nerazzurri, privi di Guarin (non convocato), spicca il ritorno di Samuel, rodaggio impegnativo in attesa di sfidare Ibrahimovic e compagni. Complessivamente, sono i gialloblù che mantengono il pallino del gioco, sia per onorare l’appuntamento davanti al proprio pubblico, sia per cercare di raddrizzare una situazione messasi male molto presto. Al di là di un destro fuori di Biabiany, però, non creano nulla di concreto.

TREQUARTISTI A CONFRONTO – Soffre a lungo, in tale contesto, la fase difensiva interista, che si abbassa troppo e raramente riesce a sprigionare contropiede insidiosi. I tagli di Biabiany, Giovinco e Marques preoccupano non poco i centrali difensivi, a volte troppo larghi per tamponare con tempismo. Come prevedibile, sponda Inter, nelle rare occasioni in cui la squadra sale è Sneijder a ispirare i compagni, giocando a tutto campo e distribuendo ottimi palloni. Un po’ più defilato sulla destra Alvarez, a volte avulso dal gioco ma sempre, potenzialmente, in grado di accendere la luce quando riceve il pallone, come in occasione del gol.  In questo contesto, capita l’ennesimo episodio arbitrale che lascia perplessi: Marques, già ammonito, al 37’ trattiene Obi che gli va via in velocità ma Orsato lo grazia. Stramaccioni dimostra di non gradire.

AUTOLESIONISMO – Un colpo al volto patito nel finale del primo tempo in uno scontro con Jonathan costa a Nagatomo un po’ di dolore e l’uscita anticipata, in favore di Faraoni. Il giovane terzino romano ha così l’opportunità di esordire anche con il nuovo allenatore, contro un avversario che evidentemente gli porta fortuna: nel match d’andata, infatti, Faraoni ha firmato la prima e unica rete in serie A proprio nella porta gialloblù. Stavolta nessuno gli chiede tale exploit, semplicemente di tenere a bada l’avversario di turno, anche perché il Parma attacca anche nella ripresa con buon piglio. Poi, al 52’, ecco la sciocchezza di Lucio, che si fa rubare palla da Giovinco e gli permette di servire l’assist vincente per Marques: 1-1 e palla al centro. Trascorrono 2 minuti e la frittata assume contorni grotteschi: lancio dalle retrovie, la Formica è in posizione regolare e batte Julio Cesar. Black out pauroso, inspiegabile, autolesionista.

(INUTILE) TRAZIONE ANTERIORE – Ripresosi dalla botta psicologica, Stramaccioni cambia e sostituisce Stankovic (incredulo) con Zarate, puntando su un 4-2-3-1 a trazione anteriore. Al 70’ aumenta ulteriormente l’impatto offensivo nerazzurro, con l’ingresso di Pazzini per uno spento Alvarez, ormai fuori partita. Pavarini però non corre mai rischi, perché la difesa di Donadoni regge bene e lo fa persino con sicurezza, a rimarcare la povertà di idee degli ospiti, mai in partita nella ripresa. L’occasione più ghiotta, al 73’, è sul destro di Pazzini, che la spreca malamente calciando altissimo. Ennesima conferma della sua apatia galoppante. Poco dopo è Zarate a imitarlo, in modo altrettanto grossolano.

CHIUDE BIABIANY – Nel finale di partita il forcing è evidente, ma poco produttivo. Una gran botta di Sneijder termina a lato di un centimetro; un’altra di Lucio viene respinta da Pavarini. Poi, in totale sbilanciamento, il contropiede vincente di Biabiany, che chiude i discorsi della sfida e delle speranze Champions dell’Inter, nel modo peggiore in assoluto. A questo punto non resta che cercare chiudere in modo dignitoso questo campionato. L’Europa League ci aspetta.

[Fabio Costantino – Fonte: www.fcinternews.it]