Perugia, Santopadre: “Si chiede tutto senza dare niente”

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Le parole del presidente del Perugia Massimiliano Santopadre nel corso di un’intervista rilasciata a Tuttomercatoweb.

PERUGIA – Massimiliano Santopadre, presidente del Perugia, è intervenuto ai microfoni di Tuttomercatoweb. Queste le sue parole circa un’eventuale ripresa: “Ho letto attentamente sia le parole di Gravina che quelle di Malagò ed è chiaro che nella situazione attuale è molto complesso prendere la decisione giusta. E’ chiaro a tutti che l’aspetto della salute pubblica sia importante e prioritario, ma non si può evitare di prendere in considerazione quello economico”.

Il numero del Grifone ha, poi, aggiunto: “Perché tutto quello che si sta cercando di fare è rivolto solamente all’assegnazione dei vari titoli, per paura delle cause che potrebbero arrivare a seguito di una sospensione dei campionati. Proprio per questo motivo la FIGC ha iniziato a lavorare al famoso protocollo sanitario necessario per la ripresa dell’attività. Un protocollo, questo, che è impossibile da attuare sia in Serie B che in Serie C e che per la cui attivazione sarà necessario un investimento di circa 400mila euro per ogni club. Per questo motivo mi chiedo perché la Federcalcio non abbia ancora pensato ad attivarsi per sostenere le società in questa spesa resa da lei stessa obbligatoria. Il calcio italiano non è composto solo da società danarose, ma anche da realtà blasonate e virtuose che hanno contribuito a fare la storia del calcio italiano e che permettono alle nostre competizioni di essere riconosciute fra le migliori al mondo pur senza vincere trofei”.

Sulla questione stipendi ha dichiarato: “Il monte ingaggi copre circa il 90% del fatturato di una società di calcio e questo occorre ricordarlo sempre. Come Perugia credo ci sia una sola strada: se non si tornerà a giocare, quindi in totale assenza di entrate, sarà difficile pensare di fare delle uscite, mentre se si dovesse giocare, facendo il conto delle perdite e con il supporto della FIGC, si può pensare di retribuire due mensilità sulle quattro in questione. Credo che sia la soluzione più idonea e corretta e che i calciatori stessi la valutino alla medesima maniera perché nella condizione attuale dell’economia percepire dieci mensilità su dodici è qualcosa di assolutamente positivo”.

E infine: “Detto che le decisioni sul riprendere o meno le competizioni, a mio avviso, non spettano né a Gravina né a Malagò, ma alle autorità sanitarie, penso che esista una sola via. Ovvero quella di una ripresa a luglio, quando questi protocolli ci auguriamo tutti non saranno più necessari, per poi terminare i tornei prima del via alla nuova stagione a seguito di due settimane di stop. In questo modo si potrà comunque assegnare i titoli e permettere ai club di non fallire”.