MILANO – San Siro si prepara a vivere giorni decisivi, forse i più delicati della sua storia recente. Il prossimo 29 settembre, infatti, il Consiglio comunale di Milano sarà chiamato ad esprimersi sulla vendita dello stadio Meazza e delle aree circostanti, un passaggio che potrebbe segnare una svolta epocale non solo per il destino dell’impianto, ma anche per l’intero panorama calcistico milanese. Prima di quella data, il dossier approderà in giunta il 18 settembre, con la delibera che verrà poi sottoposta all’aula per il voto finale.
La valutazione fissata dall’Agenzia delle Entrate parla chiaro: l’impianto e le aree valgono 197 milioni di euro. Una cifra importante, che però non fotografa tutta la complessità dell’operazione. Il Comune, infatti, si è impegnato a sostenere circa 36 milioni per opere di bonifica, demolizioni e rifacimenti infrastrutturali, un aspetto che ha già fatto storcere il naso a opposizioni e comitati cittadini. La vicenda è ora anche sotto la lente della Corte dei Conti, coinvolta in via preventiva per scongiurare rischi sul piano della regolarità contabile.
Il tempo, intanto, corre veloce. Entro il 10 novembre 2025 scatterebbe un vincolo sul secondo anello del Meazza, una scadenza che rende urgente una decisione chiara e definitiva. Non a caso, Inter e Milan spingono per chiudere l’operazione entro la fine di settembre, così da poter progettare con maggiore serenità il proprio futuro sportivo e infrastrutturale.
Ma la partita non si gioca solo sul piano tecnico ed economico. La maggioranza a Palazzo Marino è tutt’altro che compatta: dentro al Partito Democratico e tra le forze ambientaliste non mancano dubbi e resistenze, mentre i comitati “Salva-Meazza” si preparano a far sentire la propria voce con proteste simboliche nel giorno del voto. Una tensione politica e popolare che testimonia quanto lo stadio non sia soltanto cemento e gradoni, ma un pezzo identitario della città, un simbolo che continua a dividere e ad emozionare.
Il 29 settembre, dunque, potrebbe scrivere una pagina cruciale della storia di San Siro. Se il voto dovesse andare in porto, si aprirebbe la strada a una trasformazione radicale, con prospettive tutte da immaginare. In caso contrario, il Meazza resterebbe sospeso tra mito e incertezza, ancora in bilico tra il peso della tradizione e la spinta verso il futuro.
A cura di Francesco Forziati