Tim Cup, Juventus-Milan 2-1: osservazioni sul match

Il Milan esce ai quarti di finale dopo una partita che si è decisa solo ai supplementari contro la squadra attualmente campione d’Italia; lo fa conservando l’onore e provandoci fino alla fine, riuscendo anche a mettere in difficoltà per alcuni tratti della gara l’avversario. Ciononostante, la partita di ieri sera evidenzia un dato inconfutabile: attualmente tra Milan e Juventus c’è un gap netto; le due squadre non sono allo stesso livello. La Juve è una squadra finita, pronta per vincere, con un’identità di gioco e tattica e che presenta l’unico difetto di non riuscire a concretizzare la maggior parte delle occasioni che crea; i rossoneri sono un progetto di squadra, mettono in campo un’idea abbozzata e non ancora precisa e hanno parecchi uomini non all’altezza della situazione. Tutto ciò si traduce sul campo: mentre la manovra bianconera dà sempre l’impressione di essere il frutto di automatismi collaudati e i giocatori di Conte sanno sempre in che direzione correre, il Milan sembra una squadra che va avanti con l’orgoglio, spera nelle soluzioni personali dei singoli e appare male ordinata per tutto il terreno di gioco.

Questo viene confermato da un dato preoccupante: in tutte le situazioni offensive e difensive viste ieri sera, la Juve è sempre stata in superiorità numerica. Non c’è stata una sola azione in tutta la partita nella quale il Milan sia riuscito attraverso la manovra a trovare scoperto l’avversario; ciò è figlio del confronto tra due preparazioni tattiche completamente differenti e al momento distanti anni luce.

Insomma, in molti hanno parlato bene della partita disputata dai rossoneri, puntando sul fatto che la sfida si è decisa solo nell’arco dei 120 minuti ed osservando le occasioni avute dai rossoneri nel secondo supplementare per pareggiare e decidere la sfida dal dischetto. Noi non siamo di questo avviso: quanto detto sopra, unito al fatto che la Juventus non era al 100% fisicamente e alla prestazione spaventosa dei due centrali di difesa rossoneri ci porta a concludere che, se la Juventus avesse un briciolo di cinismo in più, la sfida si sarebbe chiusa decisamente prima. Il Milan non deve perciò vedere questa partita come una conferma di quanto buono fatto fino ad ora, ma come una sconfitta su cui riflettere profondamente.

DA SALVARE: La gioventù rossonera. De Sciglio a fronte di un primo tempo ricco di imprecisioni, ha reagito molto positivamente e nella seconda frazione ha giocato con personalità, El Sharaawy è bravissimo nel fare le due fasi [al di là del gol, mi ha impressionato una volta di più la sua capacità di tornare a dare una mano dietro, segno di grandissima umiltà e di doti atletiche fuori dal comune, e in Italia solo un altro attaccante compie simili corse di sacrificio: Cavani], mentre Niang, benchè abbia fallito alcune occasioni che ha avuto tra i piedi, ha dimostrato di metterci grande voglia ed impegno: da un 18enne non ci si deve per forza aspettare che entri e sia in grado di risolvere una partita in 20 minuti, ma continuo ad essere convinto che le carte siano in regola per emergere nel calcio che conta.

DA RIVEDERE: L’orribile prestazione dei due centrali di difesa, Mexes e Acerbi, entrambi ampiamente sotto la sufficienza. Il francese nervosissimo per tutta la durata della sfida, l’italiano protagonista di errori che hanno del grottesco e che confermano di nuovo il fatto che i rossoneri ingaggiandolo hanno commesso un errore di valutazione: il difensore non è in grado di giocare in una squadra di prima fascia.

La seconda cosa che proprio non mi è piaciuta è stato l’atteggiamento di Boateng. Il Tedesco-Ghanese si giocava una carta importante ieri sera, in quanto Allegri lo ha provato nell’unico ruolo che gli resta per poter rimanere nella cerchia dei titolari rossoneri. Benchè si è intravisto che questa è la posizione del campo nella quale vengono a risaltare meglio le sua caratteristiche, ho visto un giocatore svogliato, rattristito e non determinato come al solito. Capisco che l’episodio di razzismo del quale è stato involontario protagonista possa averlo turbato, ma non credo proprio che i cori di pochi incivili possano minare così profondamente le certezze di un giocatore, posto anche che da tutto il movimento sono arrivati segni di conforto e di sostegno. Vorrei sbagliarmi, ma la mia paura è che questo episodio possa venire strumentalizzato da Boateng, che non si sente in questo momento valorizzato a dovere e forse preferirebbe cogliere la palla al balzo per lasciare il Milan a fine stagione.

[Alessandro Alampi – Fonte: www.ilveromilanista.it]

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