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Toro, il punto: nessun allarmismo maggior accortezza

Ricordando sempre che il Torino è secondo in classifica e questo posto garantisce la A diretta, è doveroso riflettere sul fatto che quando ne ha avuto la possibilità la squadra granata non è riuscita a dare la svolta che le permettesse di staccare un pò le dirette concorrenti e tutelarsi con un piccolo margine di vantaggio dalle velleità altrui. Riflettere non vuol dire mettere sotto accusa nessuno o individuare dei colpevoli, perché non esistono colpevoli quando si è in linea con l’obiettivo stagionale: A diretta, certo arrivare primi sarebbe più gratificante, ma nulla di più, visto che anche con il secondo posto si otterrebbe comunque il risultato che si voleva. Con questo non significa che bisogna rinunciare a lottare con tutte le forze per il primo posto per accontentarsi del secondo, vuol solo dire che se alla fine dovesse arrivare non cambierebbe nella sostanza nulla.

Il Torino nell’arco della stagione è stato un pò sfortunato a causa di infortuni che hanno privato la squadra di alcuni giocatori primo fra tutti Guberti, ma non solo lui perché Pagano, Vives, Surraco, Oduamadi, Verdi, Suciu, Darmian, Coppola, Pasquato sono stati anche loro sfortunati, chi più chi meno. Purtroppo la sfortuna dovuta ad infortuni è una tegola che non si può prevedere e alla quale si è costretti a sopperire in qualche modo. Oltre alla sfortuna però, per onestà, bisogna anche valutare gli errori commessi e ve ne sono di due tipi: di mercato e di tattica. Errori commessi sì, ma che non sono stati particolarmente gravi in quanto non hanno, finora, portato a dover ridimensionare l’obiettivo stagionale, e questo va sempre tenuto ben presente nella valutazione complessiva.

Per quel che riguarda il mercato perché prendere un giocatore come De Feudis per poi non utilizzarlo praticamente mai, se un calciatore non rientra nei piani dell’allenatore per le sue caratteristiche tecniche che senso ha ingaggiarlo, o non lo si prende o se ne prende un altro più utile al gioco del mister. Surraco, Oduamadi e Verdi scegliere tre ragazzi giovani, di cui due giovanissimi, per il ruolo di esterno alto, che nell’economia del gioco di Ventura è importantissimo e richiede esperienza e un notevole dispendio di energie, è stata una scommessa che si è poi rivelata più vicina ad un azzardo. Azzardo perché Pagano è stato operato in estate e quindi si sapeva che non sarebbe stato subito a disposizione, Stevanovic rientrava da una stagione anonima oltre ad essere anche lui molto giovane, Gasbarroni non era più nei piani societari, infatti è stato messo fuori rosa e neppure l’emergenza ha fatto mutare parere in tal senso. Che Surraco fosse fragile fisicamente lo si sapeva in quanto già in passato aveva avuto problemi fisici. Verdi già lo scorso anno, quando era in forze alla Primavera del Milan, aveva sofferto di pubalgia. Alla luce di tutto ciò altre scelte sarebbero state più prudenti, anche se non si fosse infortunato Guberti. A gennaio poi lascia perplessi l’ingaggio di Masiello che non giocava da mesi ora che Parisi, vista anche l’età non più giovanissima, avrebbe bisogno di rifiatare l’ex barese non è ancora del tutto pronto. Ovviamente nulla possono i giocatori nominati e non è nei loro confronti che si punta il dito, ma si valutano le scelte effettuate.

Per quel che riguarda la tattica, senza nulla togliere a Ventura che ha creato un gruppo e ha dotato il Torino di un gioco, e questo gli va riconosciuto senza se e senza ma, il voler insistere a mantenere un centrocampo a due, in alcune partite, è sembrato una richiesta di eccessivo sacrificio per i giocatori. Forse aggiungere un uomo in più in mediana avrebbe permesso alla squadra di non essere in inferiorità numerica nella zona più nevralgica del campo, soprattutto alla luce dei tanti infortuni che hanno privato le fasce di ricambi adeguati.

Come si diceva all’inizio, il Torino è secondo ed in linea con l’obiettivo stagionale quindi è inutile creare allarmismi o inventarsi dei problemi, però nelle prossime dodici partite è doveroso che si trovino le soluzioni migliori per continuare ciò che fin qui si è fatto, in modo da portare a termine il progetto annuale con il risultato che si era preventivato. La gara con il Verona deve essere messa alle spalle e rappresentare un episodio in una stagione che fino ad oggi non può essere che classificata come positiva e dovrà esserlo anche fra dodici partite, con il lavoro e un po’ di accortezza lo sarà sicuramente. Per il futuro poi basterà far tesoro degli errori commessi per non ripeterli, la crescita che porta a risultati positivi permanenti avviene anche così.

[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]

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