Tre titoli e gli avversari sono un optional. Napoli sveglia, tutti i big sono ancora figli di Marino. Roma, ma che succede?

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Stagione da 7 ha detto il presidente Moratti, e qualsiasi riferimento ai 7 gol subiti dallo Schalke 04 piazzatosi al 14esimo posto in Bundesliga con soli 4 punti in più rispetto al retrocesso Borussia Moenchengladbach, la famosa squadra della “lattina”, è puramente casuale. Stagione da 7 ha detto il presidente Moratti, riferendosi si tre titoli. Ormai con questa storia dei titoli non conta più cosa vinci, citare un titolo con tanta o poca cognizione di causa libera tutti, come si faceva da ragazzi giocando a nasconderello. Ecco, nascondersi dietro ai titoli cancella ogni altra cosa, come i sopra citati sette gol dello Schalke, oppure come i 4 gol subiti dal chiassoso Milan che, con Benitez e senza Benitez, con Ibra e senza Ibra, ha ribadito la propria superiorità nei confronti diretti sia all’andata che al ritorno. Senza che, per piacere, nessuno tiri in ballo gli infortuni e le amichevoli delle Nazionali.

Il Milan il derby di ritorno lo ha giocato con Zambrotta al rientro dopo 4 mesi di assenza, senza Ibra squalificato, con Pato dolente alla caviglia, con Van Bommel col ginocchio gonfio e con Boateng che, sempre per problemi alla caviglia, non giocava una partita dall’inizio da un mese. Ma torniamo ai titoli. Se gli osservatori di cose calcistiche fanno caso, vengono citati dalla parte nerazzurra, e da tutti i media politicamente corretti che si rivelano ogni giorno sempre più disponibili, solo i tre titoli. Senza distinguere, senza mettere a fuoco, senza specificare. Un frullato algebrico, un numero. Senza che nessuno citi mai le partite, la polpa, l’impresa sportiva. Eccoci al punto, dov è l’impresa sportiva? L’Inter ha vinto la Supercoppa di Lega (una partita) battendo in casa la Roma più deludente degli ultimi anni arrivata al sesto posto in classifica in Italia; ha vinto il Mondiale per Club (due partite) battendo Mazembe e Seongnam e per capire chi davvero sono questi avversari, con tutto il rispetto, serve come minimo Wikipedia; ha vinto la Coppa Italia (cinque partite) battendo il Palermo giunto settimo in Campionato. Citare genericamente i titoli, senza mai passare attraverso la partita, la grande impresa che dovrebbe generare vittorie per le quali vediamo in giro tanti petti gonfiati, dice tutto. Il grande Paron Rocco amava ricordare “ragazzi voi cercate di prendere qualcosa quando lottate con l’avversario, se è la palla meglio…”. Oggi il 7 del presidente Moratti significa più o meno “ragazzi voi cercate di alzare quel che capita e come capita, se poi si gioca contro un grande avversario meglio…ma non è necessario…”. Beh, almeno il Paron Rocco ci rideva sopra e non si prendeva così sul serio…

Cara Napoli, ogni tanto un grazie al caro vecchio Pierpaolo Marino andrebbe rivolto. Lo scriviamo alla città e naturalmente al presidente del più grande Club cittadino. Premessa: anche se Pierpaolo Marino è editorialista di questo stesso sito, non ho il piacere di conoscerlo e scrivo di lui da osservatore esattamente come accade per altri temi e altri personaggi. Dunque, il Napoli che ha lottato per lo Scudetto quest’anno è ancora tutto e solo di Marino. Fu lui a inventarsi, in tempi non sospetti, nell’estate del 2007, quando li conoscevano in pochi o nessuno, Hamsik, Lavezzi e Gargano. Fu lui a vestire di azzurro, nell’estate del 2009, giocatori come Campagnaro, come Zuniga, come Quagliarella, tutti giocatori che gli sono stati contestati dal presidente De Laurentiis ma che sono venuti tremendamente buoni in questa stagione da Champions League. Adesso, però, dobbiamo occuparci del dopo Pierpaolo Marino. Anche qui premessa: sono stato e sono tifoso di Albertino Bigon e non ho nessunissimo tipo di prevenzione nei confronti della famiglia e nei confronti di suoi figlio Riccardo. Mancherebbe altro. Qui si azzardano solo, giuste o sbagliate che siano e senza cattiveria, analisi sportive. Ebbene, dopo Marino sono arrivati Yebda, Dumitru, Lucarelli, Sosa e via dicendo. Un carrello di buoni giocatori che fanno felice il presidente che spende poco ma che, finita l’onda lunga dei colpi di Marino, non renderanno grande il Napoli come invece lo hanno reso certi campioni inventati e scovati dal precedente diesse. Lo stesso Victor Ruiz: parliamone. Non è andato bene. Poca roba. Visto il Didac Vilà di Udine, forse è vero quello che prudentemente avevamo scritto in questa sede qualche mese fa: da Barcellona, fonti Espanyol, ci dicono che è meglio il giocatore del Milan rispetto a quello del Napoli. Quindi meno battage e meno bravi bravi. Andiamo a vedere la sostanza e diamo a Marino quel che è di Marino. Già vedo il tifoso napoletano che ci aspetta al varco: e Cavani? Che c’entra Marino con il Matador? C’entra, c’entra, perché le risorse per Cavani sono arrivate grazie a Quagliarella che fu voluto e acquisito proprio dal dirigente avellinese. Marino era forse meno aziendalista, ma intanto, a costo di irritare il presidentissimo, portava a casa roba buona. Oggi il presidente è tutto contento, ma arrivano quelli che arrivano…

Stiamo seguendo tutti i decolli, gli atterraggi e i silenzi di Walter Sabatini. Siamo tutti al corrente dell’andirivieni giallorosso con le grandi e contro le grandi negli schieramenti in Lega Calcio. Stiamo incamerando le informazioni sui viaggi a Catania di Vincenzo Montella e sull’agenda di lavoro dei nuovi proprietari del Club capitolino che dovrebbe vedere al primo posto il prolungamento del contratto di Daniele De Rossi. Si stanno muovendo tutti, quindi qualcosa si muove è la prima sensazione. Ma sarà così? In tutto questo bailamme, la nuova proprietà non ha ancora la firma, ci sono numerosi giornalisti che riportano e sussurrano le intenzioni della nuova proprietà, i pensieri degli americani, eppure l’ultima dichiarazione vera, concreta, virgolettata, del buon Di Benedetto sulla Roma risale alla notte dei tempi. Il nuovo allenatore doveva essere il confermato Montella, anzi no Pioli, anzi scusa Deschamps, no forse Luis Enrique. Ma che succede a Roma? La Roma è un amore grande, tutti quelli che la amano lo fanno con il consueto calore e la nota passione, ma quelli che dovrebbero farla la Roma non abbandonano nemmeno per una frazione di secondo il profilo più basso e defilato possibile. Il posizionamento, oggi 4 Giugno 2011, della Roma è come la cometa di Halley: insondabile. Su qualsiasi aspetto, tecnico e societario. Il tifo romanista merita obiettivi veri, non schegge. Che non sono nemmeno impazzite, ma a loro volta silenziose e impalpabili.

[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]