Udinese, Zapata si racconta

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Tra le domande anche quelle sul suo rientro in campo

UDINE – Ospite del classico appuntamento del mercoledì di Udinese Channel “A tu per tu”, l’attaccante colombiano Duvan Zapata si è raccontato a 360 gradi, partendo dai suoi primi passi: “Da bambino l’ho sempre avuta, poi è diventata la mia professione. Mio padre giocava, non professionalmente, era portiere. Giocavamo per strada. Quando ero nel barrio lo facevamo per divertirsi, alle volte è bello ricordarselo”.

Parlaci della parentesi all’America de Cali.

“È la squadra di cui sono tifoso, sono arrivato nel settore giovanile nel 2002, fino al 2011. Una bella esperienza. Per strada giocavamo con le porte piccole, è molto diverso rispetto a quando giochi 11 contro 11. Devo molto alla mia squadra, io ho imparato molte cose lì. Per strada c’erano differenze, invece con l’America Calì tutti eravamo a livello. Dovevamo allenarci per migliorare, i primi due anni sono stati molto difficili, ero nuovo e in panchina. Dovevo avere pazienza per diventare più forte. Per strada ero il primo, giocavo con i più grandi, anche a sette anni. All’inizio ero una promessa, giocavo dieci minuti, era una cosa così. Già nel 2010 mi vedevano come un giocatore cresciuto, potevo avere la possibilità di giocare dal primo minuto. Lì è iniziata la carriera da professionista. Io quando sono in campo penso solo a fare gol, dare una mano alla squadra, ma poi devo segnare. Mi fa piacere, è una soddisfazione che non si può spiegare”.

Poi il trasferimento in Argentina, all’Estudiantes de La Plata.

Dopo due mesi mi sono fratturato un perone, prima dell’infortunio però ho fatto esordio con gol. Dopo ho recuperato e avuto opportunità di giocare poco, ma segnare. C’era pure Juan Sebastian Veron, da bambino quando giocavo alla Playstation lo compravo. Mi fa molto piacere ricordare, averlo di fianco come compagno… era più semplice. Quando riceveva la palla sapeva cosa fare, marcava la differenza. Giocavo anche con Correa della Samp: è molto promettente, deve prendere fiducia, con qualche partita addosso diventerà importantissimo”.

Che impatto hai avuto con l’Italia?

“È difficile adattarsi, siamo in Europa, il calcio italiano è difficile. A Napoli, quando sono arrivato, ho guadagnato un posto. Giocavo poco ma entravo in campo e si trattava di sfruttare le opportunità. Era una tappa importantissima della mia carriera, volevo dimostrare perché il Napoli mi aveva comprato. Lì abbiamo vinto, piano piano ho avuto la possibilità di guadagnarmi uno spazio”.

Che differenze tra Sarri e Benitez? Come vedi il Napoli quest’anno?

“Ci sono tante differenze con Benitez, c’è un’idea di gioco diversa, oltre a un modulo. Come allenatore sono molto diversi, altra storia. Il Napoli quest’anno farà molto bene; Allan sta giocando a livello altissimo. Non solo lui, tutta la squadra sta giocando molto bene. Contro di loro sarà dura, durissima, speriamo di approfittare ogni piccolo errore loro. Non c’è mai stato dualismo con Higuain. Quando sono arrivato a Napoli mi hanno detto che lui era il titolare, io dovevo lavorare per guadagnarmi un posto. Sapevo, e tutti sappiamo, la sua qualità. È un giocatore fortissimo, gli spazi trovati provavo a sfruttarli”.

Come è stato arrivare a Udine?

“È difficile, tutti ti guardano come un giocatore che fa la differenza, ma mi piace avere questa responsabilità così vedrò la mia qualità. Quando sono arrivato ho visto una squadra che mi ha aperto le porte, era più facile così. Fare le cose bene per portare l’Udinese più in alto possibile e magari vincere qualcosa. Ero contento per la continuità, arrivando è stato difficile trovare il gol. In amichevole non ne ho fatti, ma quando è iniziato il campionato ci sono state tre partite senza. Poi tre di fila, ma adesso sono infortunato e devo continuare la terapia”.

Che rapporto hai con Colantuono?

“Colantuono è una grande persona, al di là dell’essere il nostro allenatore. Non gli piace perdere, in realtà a nessuno, ma a lui proprio per niente. Questa attitudine, questa grinta che trasmette prima della gara è molto importante. Andiamo in campo sapendo cosa fare”.

Cosa fai nel tempo libero?

“Sto sempre allo stadio, torno a casa alle 6 o alle 7, aspetto moglie e bambini che vogliono giocare, fanno casino. È importante avere la famiglia vicina, amo tanto mia moglie e in questo periodo mi serve ancora di più. “Mi piace il rap, non capisco niente ma mi diverte (ride, ndr). Poi guardo l’NBA, mi piace Lebron James, dove va lui io divento tifoso. Qui in Italia mi piace la pasta, number one”.

L’ultima battuta, sul possibile rientro.

“I medici mi hanno detto che ho un infortunio per un bel po’ di tempo, ma spero di tornare più presto, lo penso. Vediamo come risponde il tendine, poi non avrò fretta ma nemmeno andare piano. Sono fiducioso e tornerò al più presto”.

[Sito Ufficiale Udinese Calcio –  Fonte: www.udinese.it]