Bari: e siamo a sette!

247

Le cause? Tante e di tutti, ma caro Presidente…

Di primo fiato, a dar retta solo al risultato, si penserebbe alla solita brutta prestazione del collettivo, depresso, allenato da Giampiero Ventura. Se si è vista la gara, però, diventa difficile non captare, non notare che, al Bari attuale, non ne va bene nemmeno una. Se poi, a questo, ci aggiungiamo la sfortuna infame di un rigore, l’ennesimo, sbagliato e la conduzione di gara di uomo che, con le sue decisioni, ha influito negativamente sulla gara del galletto, ditemi voi come, la compagine pugliese, può mai, in questo momento drammatico, venir fuori se non a testa china. Gl’infortuni, poi, peggiorano notevolmente la qualità di una squadra già povera di talento, purtroppo.

La prima parte di gara, un solo undici in campo, quello biancorosso, determinato a ritrovare la retta via smarrita da tempo. Tre/quattro conclusioni pericolose verso l’estremo avverasrio che maggior fortuna avrebbero meritato. La squadra è viva. Pressa, gioca e arriva in aria di rigore pronta a far male al nemico. Poi, il buoi, causato dal gol di Candreva che, alla prima occasione, porta in vantaggio il suo Parma, bravo ed ordinato ma mai davvero pericoloso. E qui la storia, tristemente, si ripete, riproponendo un Bari in affanno che, come contro l’Udinese, si permette il lusso anche di sbagliare un rigore, quello che avrebbe potuto, allo scadere della prima frazione di gioco, ridare vigore e fiducia al collettivo di mister Ventura.

Difficile, nella ripresa, ritrovare la retta via. Il macigno delle tante sconfitte sin qui consumate e la delusione di una partita che in 45 minuti di gioco ha saputo solo regalare amari dispiaceri alla compagine pugliese, non permettono alla squadra di essere lucida, fredda e concentrata sulla possibile rimonta. Poi, quasi d’incanto, si manifesta l’erroraccio dell’arbitro Brighi, che espelle gratuitamente Masiello per un fallo neppure da ammonizione, lasciando la compagine biancorossa in inferiorità numerica nel momento topico dell’incontro. Al resto, ci pensa l’infortunio di Barreto e l’altro rosso culminato a Donati a mandare in frantumi un qualsiasi sogno di rimonta.

E siamo a sette, recitava qualcuno in tribuna. Per sette, ovviamente, si intendono le sconfitte, che costringono ancora il galletto, in solitaria, in fondo alla classifica. I motivi di questo profondo mutamento rispetto al recente passato, si conoscono. Oltre alle sfortune, vere ma prevedibili alla vigilia, una società sparagnina che non ha dato il giusto sostegno ad un gruppo che, solamente la scorsa stagione, faceva divertire l’Italia del pallone. In fase di mercato nulla è stato fatto affinchè il progetto, come piace definirlo ancora a qualcuno, potesse andare avanti, crescere e regalare gioie e soddisfazioni ad una piazza come quella barese, anche oggi attenta solamente ad incitare la sua creatura. Qualche coro anti-Matarrese, allo stadio, si è iniziato a sentire. Non si offenda il presidente, e non ricata nell’errore di dire e/o pensare che i supporter del galletto siano irriconoscenti o di poca memoria. Negl’ultimi due anni, è vero, è stato fatto tanto e anche di pregevole fattura, ma se a questi non viene dato seguito con piccoli sacrifici, che sarebbero stati, certamente, ricambiati da altri importanti risultati, è inevitabile non avvertire amarezza, magari proprio nei confronti di coloro che, documenti alla mano, sono padroni del destino del galletto.

La soluzione ora è una sola. Remare tutti dalla stessa parte e sperare che, almeno la dea bendata, si ricordi, appena può, di una squadra oggi in netto credito con la fortuna.

[Andrea Dipalo – Fonte: www.tuttobari.com]