Il calcio italiano tra crisi e rinascita: la Nazionale in cerca di identità

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Negli ultimi anni, il calcio italiano ha vissuto una parabola discendente che ha colpito duramente la sua immagine internazionale. Infatti, dure le dichiarazioni rilasciate dal patron del Napoli, Aurelio De Laurentis, sulla possibilità che tra due, tre anni, nella sua visione calcistica, il calcio italiano possa scomparire, dallo scenario mondiale.

La Nazionale, un tempo era simbolo di orgoglio e tradizione, oggi fatica a ritrovare la propria identità. Le mancate qualificazioni ai Mondiali del 2018 e del 2022, unite all’eliminazione precoce da Euro 2024, hanno acceso i riflettori su un sistema in crisi.

Il problema non è solo tecnico, ma profondamente strutturale. L’Italia non riesce più a produrre giocatori in grado di competere ai massimi livelli. La gestione della Nazionale è apparsa incerta, con cambi tattici continui e una mancanza di leadership in campo.

Luciano Spalletti, pur con esperienza e carisma, non è riuscito a dare una direzione chiara al progetto azzurro, che da qualche tempo, come sappiamo, è stato affidato al nuovo CT, Rino Gattuso.

Secondo i dati più recenti di A:

* Solo il 36% del minutaggio in è occupato da italiani
* Gli Under 21 italiani giocano appena 1,9% del tempo totale
* Nei vivai, solo l’8,4% dei giocatori arriva in prima squadra

La tendenza è chiara: i club italiani preferiscono investire su stranieri già formati, piuttosto che rischiare con giovani locali. Questo impoverisce il patrimonio tecnico nazionale e rende difficile il ricambio generazionale.

Cristian Brocchi, ex allenatore delle giovanili del Milan, ha recentemente lanciato un appello nel suo podcast: “Brocchi si nasce, campioni si diventa” Secondo lui, il problema non è solo nei numeri, ma nella mentalità”.

“La crescita di un calciatore non dipende solo dal talento naturale, ma da una serie di condizioni e supporti che spesso mancano”.

Serve un cambio di paradigma, meno ossessione per il risultato immediato, più attenzione alla formazione tecnica, mentale e umana dei giovani.

Nonostante tutto, alcuni talenti stanno emergendo con forza e potrebbero rappresentare la rinascita del calcio italiano, per esempio, Francesco Camarda, attaccante di Milan e oggi Lecce , esordiente in Serie A a 15 anni, bomber precoce e tecnico.

Il quindicenne Pietro Comuzzo, difensore centrale della Fiorentina, titolare a 19 anni, convocato in Nazionale. Marco Palestra, terzino destro dell’Atalanta dinamico e moderno. Niccolò Pisilli, centrocampista della Roma, con visione di gioco e leadership, promosso da De Rossi e poi Matteo Scalvini, difensore centrale dell’Atalanta, considerato tra i migliori al momento nel suo ruolo. Matteo Baldanzi trequartista dell’Empoli, tra i top giovani europei.

Il calcio italiano è a un bivio. Da una parte, una crisi profonda che coinvolge la Nazionale e il sistema giovanile, dall’altra, una nuova generazione di talenti che potrebbe riscrivere la storia. Ma per farlo, serve coraggio, visione e una riforma radicale. Solo così l’Italia potrà tornare a essere protagonista nel panorama calcistico mondiale.

Un tempo un bimbo, guardando la Nazionale, sognava quella maglia e la vittoria di un Mondiale. Oggi un bimbo spera e scommette che la Nazionale possa qualificarsi a quello stesso torneo, che l’ha vista alzare per quattro volte quel trofeo dorato che un tempo regalava notti magiche di un estate italiana.

Di Francesco Forziati