Catania, storie di allenatori: Marino, l’eroe della promozione

In principio fu Pasquale Marino. Il tecnico tanto atteso, andato all’Arezzo per una promessa ed approdato a Catania l’anno dopo. Fu lui l’eroe della promozione. In un torrido pomeriggio di Maggio, anno 2006, il Catania, dopo 23 anni di assenza, ripartito dall’eccellenza dopo un tentativo di radiazione, senza più conoscere retrocessione, battendo l’Albinoleffe, con attorno un Massimino strapieno, riconquista la serie A calcata l’ultima volta nel 1984. La riconquista insieme a Pasquale Marino ed ad una squadra che porterà in massima categoria un numero considerevole di esordienti, tecnico compreso, ed un modulo da tempo caduto in disuso, perché troppo offensivo per le caratteristiche del calcio italiano: il 4-3-3 che diverrà marchio di fabbrica del Catania. Il modulo imperniato sui trequartisti, negletti fino ad allora nella serie A, foraggiato dal panorama calcistico sudamericano che, invece, ne sforna in quantità industriale, e di ottima qualità. L’idea, in origine, era un 3-4-3, ma dopo la sconfitta di Mantova (3-0, c’è sempre un 3-0 dal quale il Catania risorge più forte di prima), Marino cambia ed il Catania cambia marcia, ingrando quella giusta per vincere lo sprint finale col Torino, costretto ai play-off.

Per il tecnico di Marsala è il tripudio. Al Massimino è festa senza paragoni e lui, schivo e di poche parole (almeno in pubblico), non può che esserne al centro lungo tutta la settimana che segue: scandita da premi, manifestazioni, feste ed, in ultimo, la cerimonia ufficiale al Massimino presentata da Salvo La Rosa e Pippo Baudo. Occasione che, recentemente, lo stesso Marino ha detto di portar con sé come ricordo indelebile. Uno stuolo di bandiere rossazzurrie ed ancor più tifosi a ridosso del palco, allestito sotto la curva sud, come sulle tribune, applaudono la squadra che, in un’estate che vedrà lo scandalo calciopoli unirsi alle celebrazioni per la vittoria del Mondiale, avrà il compito di difendere quel prezioso tesoro conquistato con la fatica ed il sacrificio dei tanti appassionati, addetti ai lavori e non, che nel tempo aveva difeso l’emblema rossazzurro, innalzandolo nuovamente sotto i riflettori del campionato “allora” ancora più bello e competitivo del mondo.

Cambia poco il Catania di Marino. Non cambia modulo. Prende alcuni giocatori, ne perde pochi. Mantiene il gruppo, e nonostante i moniti nefasti della stampa, che a priori lo vogliono già condannato ad una certa retrocessione, esordisce in serie A espugnando il Sant’Elia di Cagliari. Rossazzurri primi al termine della prima giornata. “Prenderò questa classifica e l’incornicerò” dirà il presidente Pulvirenti, raggiante, intervistato al termine di quella sfida. Il Catania si schiera con Pantanelli; Silvestri, Sottil, Stovini; Sardo, Biso, Baiocco, Falsini; Corona, Spinesi, Mascara. Entrano in campo Rossini e Colucci. In panchina restano Polito, Minelli, Vargas, Edusei, Del Core. Di questi, esordienti in serie A: Pantanelli, Sardo, Biso, Corona e Mascara oltre all’intera panchina, ad eccezione di Edusei. Di questi, solo Sardo, Mascara, Colucci, Baiocco, Polito e Vargas resteranno in serie A anche dopo esser andati via da Catania. Agli occhi di oggi, quel Catania era davvero un piccolo miracolo, come vederlo quarto, in piena zona Champions, a Gennaio. Questo, nonostante il 7-0 di Roma, davanti a 12.000 catanesi, che vide al suo termine le dimissioni di Pasquale Marino sul tavolo della dirigenza. Respinte. Era ed è rimasta questa la politica dal Catania: “difendere il proprio allenatore”. Marino resta e continua, ma apprende una grande lezione: il Catania è tra le grandi ma non è una grande. Espluso Mascara, al 15°pt, Marino non cambiò nulla in formazione mantenendo un atteggiamento offensivo. Fu la principale causa della debacle: la presunzione di poter sconfiggere la Roma anche in 10 uomini. Il primo accorgimento tattico “conservativo” (il Catania era andato in svantaggio 3′ prima dell’espulsione di Mascara) arrivò solo al 28°st, sul 7-0, fuori Caserta per Lucenti.

Errore che Marino non ripeterà più, tanto da portare il Catania fino in piena Europa Legue, a guadagnarsi, più dei suoi giocatori, la stima e l’apprezzamento degli addetti ai lavori. Con Vargas che ha preso il posto di Falsini e mette cross al centro, Mascara folletto offensivo che serve l’ultimo passaggio, sono i goal di Spinesi a mandar in orbita il Catania, tanto da candidarlo a serbatoio della Nazionale: premio che ieri come oggi, non arriverà nemmeno per un bomber da 17 goal in stagione, 6 dopo il 2 Febbraio (e record assoluto di segnature consecutive, 5 in 5 partite). Già, il 2 Febbraio cambia ogni cosa, dentro e fuori lo spogliatoio. La squadra, appagata da una classifica che la vede a pochi punti dalla matematica salvezza, costretta a giocare lontano dalla pressione del proprio pubblico, ha un calo a cui Marino non riesce ad opporsi né pensa di opporsi modificando quella che fino ad allora era stata una prerogativa del suo Catania: un gruppo di 13-14 titolari. Ma quei titolari non rispondono più agli stimoli, rendendosi protagonisti, il capitano Pantanelli in testa, di errori marchiani o gare palesemente sottotono alle quali non fa seguito riposo in panchina. Ed è così che i rossazzurri racimoleranno la miseria di 4 punti dalla prima di ritorno alla quintultima, quando riuscirono ad espugnare il campo dell’Udinese (clamorosamente).

La salvezza improvvisamente in gioco è la scusa che permette a Marino di lasciare sulla scrivania il prolungamento contrattuale offerto dalla società: “Il contratto di Marino è pronto, deve solo passare dalla sede e firmarlo”. Il tecnico è in scadenza e tante squadre hanno mostrato interesse per quell’allenatore capace di rispolverare il 4-3-3 ed un calcio prettamente offensivo, riuscendo a far rendere la propria squadra più di quanto gli addetti ai lavori non ritenessero possibile. E’ una visione delle cose, indotta dalla logica dei precedenti, che non si rivelerà corretta. All’ultima giornata il Catania affronta il Chievo e, gioco forza, deve farlo senza buona parte di quei titolari inamovibili designati da Marino già ad inizio stagione. Quella gara sarà l’esordio per Marco Biagianti (“Il Milan che sta dietro di noi si è rinforzato con Ronaldo, noi con Biagianti”, parole di Marino al termine delle trattative di Gennaio), prelevato dalla serie C, e la partita della “gloria” di due eterni “gregari” quali Fausto Rossini e Mauro Minelli, autori delle due reti che mantennero in Catania in serie A. Braccia al cielo di Bologna, Pasquale Marino annunciò al primo microfono porto per commentare la partita, che la sua esperienza a Catania terminava con quella vittoria e col mantenimento della categoria. Andrà ad Udine, portando con sé parte dello staff tecnico,al suo primo ritorno a Catania, perderà 2-0, con doppietta di Mascara.

[Redazione Mondo Catania – Fonte: www.mondocatania.com]

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