Conte: “L’Inter può ambire ad un ottimo campionato con una conduzione tecnica di alto valore”

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logo-juventusOnore agli avversari, fiducia nei suoi uomini. È un Antonio Conte condottiero dai toni pacati, quello della vigilia di Inter-Juve, la sfida che non è mai stata solo una sfida, che dal 2006 non lo potrà mai più essere anche in maniera oggettiva, che questa stagione potrebbe tornare a valere anche per lo Scudetto.

Perché ad essere tornata è l’Inter: «Può ambire a un ottimo campionato. Poi, ovvio, per una questione egoistica mi auguro che questo non accada. Questa stagione, è pure agevolata dal non avere impegni infrasettimanali: se non partecipi alle coppe, il livello di infortuni si abbassa sensibilmente. Ma non è che l’anno scorso, per quanto abbia chiuso male, fosse scarsa, altrimenti non ci avrebbe sconfitto 3-1 allo Stadium, togliendoci pure l’imbattibilità: diciamo che Mazzarri può lavorare su un’ottima base».

Già, Mazzarri, l’eterno nemico. Con il dovuto (e mai espresso così palesemente) rispetto, però: «L’Inter già l’anno scorso aveva giocatori di qualità, ora ha anche una conduzione tecnica di alto valore: l’allenatore bravo è quello che riesce a valorizzare il gruppo. E Mazzarri, in questi anni, ha dimostrato di saperlo fare bene: al Napoli ha portato dei giocatori come Lavezzi, Hamsik e Cavani al massimo delle loro possibilità. Da questo punto di vista, l’Inter è in ottime mani». Mani che non esclude possano essere un domani sue, Conte, come al solito vago sul suo futuro non prossimo: «Io sono alla Juve e sono contento qui. Ho ancora un anno di contratto e questo mi basta e avanza».

Il presente parlerà stasera sul campo, in una partita che, secondo il tecnico salentino, «vale più per l’Inter: in caso di vittoria, crederebbe notevolmente la sua autostima, proprio come successe a noi due anni fa, quando – battendo il Milan – trovammo consapevolezza e fiducia. Per noi, sarebbero importanti dal punto di vista psicologico, ma restano 3 punti, proprio come quelli della successiva gara contro il Verona»

Nel mezzo, però, ci sarà pura il debutto in Champions a Copenaghen, ma Conte non ha nel suo vocabolario la parola “turnover”: «Per “San Siro” sceglierò l’undici migliore, senza pensare al turnover. Certo, terrò conto del fatto che alcuni miei giocatori negli anni hanno guadagnato una certa titolarità, ma la situazione va monitorata giorno dopo giorno e mie scelte variano di volta in volta, a seconda della condizione psicofisica dei giocatori».

Due, quelli a questo giro da tenere d’occhio: Barzagli («Ad Andrea ho chiesto un sacrificio in queste tre partite e lui mi ha dato la sua disponibilità») e Vucinic («Mirko ha preso una tremenda botta al ginocchio, ma giovedì già ha lavorato con noi»). A sensazione, in virtù anche dell’espressione dell’allenatore in sala stampa, nessun dubbio sul difensore, qualche seria perplessità sull’attaccante: molto probabile che prevalga la linea della cautela per il montenegrino con spazio a Quagliarella. Tanto, per lui, «tutte le punte sono sullo stesso piano: tocca a me scegliere». Fiducia estesa al resto del gruppo, «che vedo lavorare quotidianamente con serenità ed unione». Fiducia (cieca) che, di rimando, i giocatori – chiunque si sia espresso in questo biennio, ultimi Buffon e Vidal – hanno esternato al tecnico: «Questa è una gratificazione più bella di qualsiasi vittoria, perché giustifica tantissimi mal di pancia, nervosismi e ore sottratte alla mia famiglia per studiare calcio».

E far felici i tifosi.

[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]