Da dove deriva la crisi italiana. Tra scioperi e mancate coscienze

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Tanto tuonò che piovve. Dopo diverse minacce il sindacato AIC, che rappresenta la maggior parte dei giocatori di Serie A, ha dichiarato di scioperare e, quindi, la prima giornata di campionato, prevista per il fine settimana scorso, è stata rinviata e verrà recuperata il prossimo dicembre.

Nonostante la premessa non è mia intenzione dedicare attenzione, ancora una volta, a questo argomento per il quale sono già stati sprecati fiumi di parole, spesso inutili e scontate, ma vorrei concentrarmi su un argomento molto attuale, ovvero sulla situazione economica delle squadre Italiane in vista del Fair Play Finanziario (FPF).

E’ evidente agli occhi di tutti come le strategie di mercato siano, allo stato, impostate al risparmio, agli affari low cost, alla politica dei prestiti con diritti di riscatto ed ai pagamenti dilazionati.

Inutile sottolineare, per l’ennesima volta, che i sodalizi Italiani non sono più ai vertici in Europa e sono lontani i tempi in cui il nostro campionato veniva definito “il più bello del mondo” e si conquistavano coppe con una facilità che oggi appartiene solo alle società spagnole.

Tuttavia, in questo contesto di apparente stallo, è possibile sostenere che qualcosa sta cambiando in positivo poichè i dirigenti nostrani hanno cominciato a prendere coscienza che, dalla stagione 2012-2013, comincerà ad esser operativo il sistema di controlli introdotto dalla normativa Uefa riguardante il Fair Play Finanziario.

In questa ottica è importante sottolineare, giusto a titolo esemplificativo, il netto cambio di politica societaria da parte dell’Inter che, con l’operazione di cessione di Eto’o ai Russi dell’Anzhi ( e di Ibrahimovic al Barcellona due anni fa), ha dato un chiaro segno di voler ragionare in ottica futura.
La cessione del campione camerunese rappresenta, infatti, un palese segnale di avvicinamento al Fair Play Finanziario dato che nelle casse dell’Inter entreranno ben 27 milioni di euro che, per un atleta di 30 anni, seppure di altissimo livello, rappresentano una cifra di tutto rispetto considerando anche il monte stipendi che verrà risparmiato.

Il dato ancor più interessante è, tuttavia, rappresentato dal fatto che la somma che verrà corrisposta al sodalizio Neroazzurro dai Russi, a differenza di quanto accadeva in passato, non verrà reinvestita per assicurarsi le prestazioni di un altro giocatori di pari costo (non sempre il costo è garanzia di valore) ma, per la maggior parte, verrà utilizzata per ridurre il deficit di bilancio entro i 45 milioni come voluto dalla Uefa per il prossimo 2012/2013.

Benchè esistano evidenti segnali positivi, tuttavia, a mio giudizio, siamo assai lontano dalla soluzione di quei problemi che possano, quanto meno, avvicinare le società Italiane ai volumi d’affari che producono quelle Spagnole, Inglesi e Tedesche.

Ed, infatti, il fatturato complessivo del nostro torneo, e di conseguenza quello dei singoli team, è ancora assai ridotto rispetto alle concorrenti europee in quanto dipendente, in gran parte, dagli introiti derivanti dalla commercializzazione dei diritti televisivi che rappresentano circa il 70% del fatturato.

La gestione futura della società sportiva, pertanto, dovrà necessariamente cambiare, anche in Italia, perché, è bene ricordare, che non tutti i costi e non tutte le entrate verranno considerate “virtuose” secondo la disciplina del FPF che, nell’immediato, continuerà premiere la politica delle squadre Spagnole e Inglesi in base ad un semplicissimo ragionamento.

Ebbene, secondo la normativa Uefa, potranno esser considerate “virtuose”, tra le altre, le entrate derivanti da ricavi per biglietti, abbonamenti, diritti televisivi, sponsorizzazioni, pubblicità e attività commerciali che, ovviamente, potranno esser valorizzate solo dalle società sportive proprietarie dell’impianto di gioco.

A questo punto risulta fin troppo facile sottolineare come il sistema calcio italiano, invece, sia ancorato ad un modello di gestione ormai superato ove gli stadi sono fatiscenti ed insicuri e si sta aspettando una legge per compiere quello che in Europa, ed in un caso in Italia (Juventus), è già stato compiuto.

Tanto basta per poter scommettere, sin da oggi, che nel prossimo futuro le società Italiane faticheranno ancor di più a farsi largo in Europa proprio perché i parametri di valutazione introdotti dal FPF sono impostati su un modello di società sportiva molto più vicina a quella Spagnola e Inglese che a quella Italiana.

[Cesare Di Cintio – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]