È il giorno tanto atteso: il Napoli ritorna tra le grandi

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Il giorno tanto atteso è finalmente realtà. Oggi ci siamo davvero: dopo una favolosa stagione, un sorteggio malefico e la conclusione della campagna acquisti estiva, il Napoli coglie i frutti della sua esponenziale crescita e si affaccia alla finestra della Champions League. Tra qualche ora al cospetto di un Manchester City elevato a big del calcio europeo dagli investimenti pazzeschi effettuati dalla proprietà araba.

Il Napoli si siede al tavolo delle grandi in punta di piedi, ma forte di valori indiscutibili: un parco giocatori di notevole spessore, un fuoriclasse di allenatore ed una società competitiva, in grado di sviluppare nel tempo un progetto ambizioso e concreto.

ROSA – La qualità dell’organico è di indubbio valore: il fiore all’occhiello è la riconferma del ribattezzato tridente delle meraviglie, rinforzato negli ultimi battiti del calciomercato dall’approdo di Goran Pandev, un attaccante che può fornire a Walter Mazzarri l’alternativa di qualità ed esperienza necessaria per competere a determinati livelli. Un centrocampo rafforzato dal valore e dall’entusiasmo di Inler in primis – Dzemaili, Donadel e Santana poi – ed una difesa già collaudata completano il materiale a disposizione del tecnico di San Vincenzo.

ALLENATORE – A Walter Mazzarri è richiesta – come accaduto nella passata stagione – la valorizzazione di un organico che ha già saputo stupire la platea. I segnali positivi in tal verso sono forniti dalla riconferma in parte consistente dell’organico 2010-2011 e da una campagna acquisti condotta in concerto con le preferenze del tecnico stesso. Nei limiti di quanto stabilito dalla società.

SOCIETÀ – In tanti chiedevano alla proprietà il salto di qualità necessario per affrontare la stagione più complessa della recente storia partenopea. La dirigenza azzurra ha optato per un mercato intelligente, senza il Giuseppe Rossi di turno sognato dalla platea ma puntellando a dovere tutti i settori dell’organico. Obbedendo ai limiti imposti dalle proprie scelte: tetto d’ingaggio e gestione dei diritti d’immagine dei calciatori. Il disegno è evidente: rafforzare nel tempo la rosa e trattenerne i diamanti.

Le due incognite Champions sono legate all’inesperienza del gruppo e alla difficoltà del girone. Il primo tema è controverso: il Napoli viene da un’Europa League che quantomeno è servita a rompere il ghiaccio con il mondo europeo, oltre a godere di diversi interpreti protagonisti da tempo con le rispettive nazionali (su tutti Inler, Dzemaili, Hamsik, Lavezzi, Cavani, Pandev). Il secondo punto è piuttosto inequivocabile: l’urna di Montecarlo ha riservato al Napoli il ribattezzato “Girone della morte”, che oltre al già citato City di Nasri, Silva, Dzeko ed Aguero annovera il Bayern Monaco ed il Villarreal. Club protagonisti in terra propria e dalla storia – in particolar modo i tedeschi – invidiabile.

Ventuno anni fa l’ultima apparizione nella Coppa dei Campioni: si chiamava così allora, era il 1990 e Diego Maradona si apprestava – dopo il settennato magico – ad abbandonare ciò che aveva reso grande. E’ Gokhan Inler a riecheggiarlo: “Siamo gli eredi di Diego”. In bocca al lupo ragazzi, se ci credete voi nulla è impossibile.

[Massimiliano Bruno – Fonte: www.tuttonapoli.net]