Ecco la griglia di partenza di serie A. Il mio rimpianto più grande… e le “mezze verità”. Su Quagliarella ha ragione De Laurentiis

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Vincerà il campionato il Milan, la Roma arriverà seconda, mentre l’Inter chiuderà terza. Se non ti sbilanci non c’è gusto, io lo faccio con piacere e provo a fare in anticipo le carte al campionato. Questa è la mia griglia di partenza per la stagione che sta per entrare nel vivo. Può sembrare assurdo, eccessivo, ma credo che l’estate appena trascorsa abbia assolutamente rivoluzionato i rapporti di forza ai vertici del nostro calcio.

Stesso discorso anche per le squadre chiamate ad inserirsi immediatamente dopo le tre di testa. Il Palermo si è indebolito, ha perso Bresciano ed altri buoni giocatori, ad esempio Kjaer che mi piaceva molto. Vedo molto più avanti Juventus e Genoa, anche se non nascondo che per i bianconeri limitarsi ad una qualificazione in Champions sarebbe un fallimento assoluto, a maggior ragione se dovesse chiudere quarto.

A Torino si lamentano se arrivi secondo, figurati quarto. La dirigenza bianconera ha costruito una squadra da provinciale di lusso, costata fior di milioni. Quando tu compri giocatori di 27 o 28 anni come Martinez, e vai a vendere Diego che ne ha 25, vuol dire che non hai ben chiara come sia la situazione di un club di massimo prestigio. Per quanto abbia reso poco, la classe del brasiliano era ben altra cosa rispetto all’uruguayano arrivato dal Catania. Per quanto riguarda il centrocampo, sulla mediana noto che finalmente anche la dirigenza juventina si è resa conto dell’equivoco Sissoko. Si parla di cessione a gennaio, comprensibile. Il maliano è stato il grande problema di Melo e viceversa. Mi spiego, sono due giocatori indisciplinati tatticamente, la cui frenesia finisce per creare buchi difficilmente colmabili. Il confronto con Cambiasso e Stankovic, piuttosto che con De Rossi, o con i “miei” Emerson e Vieira è improponibile.

Ad essere totalmente cambiata, è anche la mentalità a livello economico in casa Juve. Hanno speso 70 milioni in due anni, mentre a nostri tempi non spendevamo nulla e non è un modo di dire. Avevamo anticipato il fair play finanziario di almeno una decina d’anni! Nel 2001, per esempio, rivoluzionai la squadra pagandola con la cessione di Zinedine Zidane. Scelsi Nedved per il suo contributo di qualità oltre che di quantità assoluta. Vi racconto un succoso retroscena: noi prendevamo regolarmente gol da Pavel ogni volta che giocavamo a Roma, il nostro obiettivo fu dunque quello di indebolire una diretta avversaria come la Lazio rinforzandoci con un uomo che rispecchiava, a tutti i livelli, il nostro ideale di campione assoluto. Con la cessione di un giocatore di 31 anni rifeci l’intera squadra. Arrivarono Buffon, Cannavaro, Thuram e tanti altri. La stessa cosa che l’Inter avrebbe dovuto fare con Milito, quest’anno. Io avrei venduto l’argentino, mentre invece mi sarei tenuto stretto Balotelli, seppur ci volesse tanta pazienza. Anche per vendere, però, serve un lavoro alla base. Mi ricordo quando mi ritrovai a trattare Zidane con Florentino Perez. Ho invitato tante di quelle volte il Presidente del Real a casa mia a Napoli che non avete idea. Dalla mia finestra si vede il mare, e tra una portata e l’altra di pesce, il prezzo aumentava di 10 miliardi alla volta. Si vende bene anche così! Fu un’operazione da 150 miliardi di lire, la più succosa per la storia del mercato italiano.

Parlando di Milan, permettetemi di ribadire tutta la mia perplessità per l’acquisto di Robinho. Il brasiliano è un bel giocatore ma non è un campione, ed io penso che per i rossoneri sia un sovrappiù. Non sarà titolare, e sono convinto che ad Allegri sarebbe servito molto di più un nuovo centrocampista: Ambrosini e Pirlo sono avanti con l’età, Gattuso è a mezzo servizio, dunque mi sembra evidente che le necessità avrebbero riguardato la zona nevralgica del campo. Peccato per i miei amici Galliani e Braida, avrebbero potuto concludere un mercato perfetto. Ma va bene così, basta il mago di Ibra!

Capitolo a parte merita invece il complesso rapporto tra De Laurentiis e i tifosi napoletani. L’attrito deriva principalmente dalla cessione alla Juventus di Quagliarella. Da parte mia mi trovo assolutamente d’accordo con il presidente azzurro. Tra Cavani e Quagliarella la poca differenza che c’è è in favore dell’attuale numero 7 partenopeo, e la grande quantità di denaro offerta dai bianconeri non poteva essere rifiutata. Ottimo affare.

Chiudo parlando dell’Italia, commentando l’eccessivo ottimismo di questi ultimi giorni. La Nazionale ha fatto due partite, che non voglio classificare come test attendibili. Contro l’Estonia, lo stesso Cassano è stato idolatrato per un semplice colpo di tacco, mentre la gara di Firenze non si può ovviamente considerare a causa di un’indiscutibile e manifesta inferiorità da parte degli avversari.

In queste partite si è vista una spinta mediatica tutta favorevole agli azzurri, come per screditare l’operato di Lippi. Perfetta testimonianza dell’ingratitudine del nostro Paese. Il fallimento del Mondiale è dipeso dall’assenza totale di uno zoccolo duro di qualità. L’Inter di oggi rappresenta la Juve dei miei anni, ma la Nazionale non può attingervi perchè ci giocano solo stranieri: da qui derivano i fallimenti della nostra rappresentativa; questo ha fatto la differenza con la rassegna tedesca che ci ha visti Campioni del Mondo. Gli stessi problemi di Lippi, li avrà anche Prandelli, ne sono sicuro.

[Luciano Moggi – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]