Galliani e la freddezza su Leonardo. Cassano e il club più titolato al mondo. Totti uomo del destino della Roma, attenzione! Juventus: Toni, ma era il caso?

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Galliani? E’ sembrato freddo su Leonardo. Piuttosto freddo. Inaspettatamente, vista la costanza con cui lo ha apprezzato per tutti i tredici anni della sua epopea rossonera. Galliani ha amato calcisticamente Leonardo come giocatore, era felice del suo ritorno al calcio dopo l’amichevole di Zagabria per l’addio al calcio di Boban, è stato sempre entusiasta di costruire attorno a lui ruoli importanti: la Fondazione, l’incarico tecnico di collegamento fra Società e spogliatoio nella parte finale dell’avventura di Carlo Ancelotti sulla panchina rossonera, la guida tecnica effettiva del Milan. “Leonardo rafforza la struttura societaria del Milan, in qualsiasi ruolo”, è sempre stato il punto di vista di Adriano Galliani negli anni scorsi. Galliani ha sempre valutato, stimato e apprezzato Leonardo in misura superiore rispetto al consenso medio riscosso negli altri settori del Club.

Per questo vederlo sorvolare sul tema, per di più con un’espressione che è parsa tutt’altro che entusiasta da parte del dirigente rossonero, alle domande su Leonardo alla guida dell’Inter e il relativo tentativo di inserirsi su Ronaldinho, ha francamente sorpreso. Non è la fine del mondo e la vita continua per tutti. Ma la sensazione che Leonardo abbia, e abbastanza definitivamente, “perso” Galliani di qui in avanti, esce abbastanza forte dalla Conferenza stampa di Milanello per la presentazione di Antonio Cassano. Per carità, Leonardo è l’allenatore dell’Inter è stato in ogni caso impeccabile nelle sue dichiarazioni sul Milan e Galliani non ha nulla a che vedere con il suo nuovo lavoro, ma l’idea del bravo ragazzo che va d’accordo con tutti, concetto dal quale ogni tanto Leonardo cerca di smarcarsi nelle interviste ma su cui ha in realtà fondato larghissima parte della propria avventura nel calcio, subisce un colpo. Probabilmente non da poco.

E Cassano? I milanisti sono letteralmente in deliquio. Alcune frasi, Sopra il Club più titolato al Mondo c’è solo il cielo”, oppure “il Milan, tutto il resto è noia”, oppure “il Milan è stata l’unica Società che mi ha aiutato quando ero davvero in difficoltà, non come gli altri che si sono fatti vivi quando le cose si stavano risolvendo” hanno assolutamente esaltato i tifosi rossoneri. Intanto è utile e corretto, fornire le istruzioni per l’uso. Cosa vuol dire Club più titolato al Mondo? Vuol dire che nessuna squadra europea (solo il Boca Juniors ha eguagliato questo palmares) ha vinto più dei 18 trofei internazionali della bacheca del Milan: 7 Coppe dei Campioni, 3 Intercontinentali, 1 Mondiale per Club, 5 Supercoppe Europee e 2 Coppe delle Coppe. Diciotto, vuol dire anche più del Real Madrid. Ci pare di sentirli: ma il Real ha più scudetti in Spagna… Ma, prima o poi bisognerà prenderne atto, Milan e Real Madrid non si misurano nel Campionato italiano o quello spagnolo. Il loro terreno di confronto comune è quello delle Coppe. In ogni caso, su Antonio Cassano questo aspetto ha fatto colpo. Nell’ambiente dei campioni del calcio, nei conciliaboli che fanno fra di loro al momento delle scelte, il valore del Club più titolato al Mondo fa testo, apre porte, indirizza scelte. Come è accaduto per Cassano.

La settimana che hanno vissuto la Roma, Francesco Totti e tutta Roma fa riflettere. Detto che quella giallorossa è una tifoseria splendida, che dà l’anima come poche altre e che sa dipingere lo stadio Olimpico come si fa con un capolavoro (lo stesso calore e la stessa passione si percepiscono ad esempio, nelle città dei derby, sulle Curve del Milan, del Genoa e del Torino), su Totti si sta probabilmente esagerando. Nel senso che Totti condiziona e catalizza umori cittadini ed equilibri societari, né più e né meno di come faceva Gianni Rivera alla metà degli anni Settanta. All’epoca, quello che accadeva a Rivera, qualsiasi cosa fosse, finiva dritto in faccia al Milan a tutti i livelli. Giocatore meraviglioso in campo e generosissimo nelle sue proteste fuori dal campo Rivera, arrivava a sostituirsi alla sua stessa società nelle battaglie contro un Palazzo truce e severo, ma a lungo andare legarsi al destino e all’umore di un solo grande campione è costato caro. Dalle mani capaci di Albino Buticchi, il Milan precipitò nella spirale del presidente-accompagnatore, Bruno Pardi, del presidente un po’ pittoresco alla Duina, del presidente-consigliere comunale, l’avvocato Morazzoni, del presidente sfortunato Felice Colombo. Fino alla Serie B. Dal momento che la Roma è in un momento storico di rivolgimenti societari, attenzione. Per i quattro minuti di Genova, comunque inopportuni, la posizione di Ranieri è in difficoltà, i cuori giallorossi e gli opinionisti più seguiti sono tutti con Totti. Attenzione, perché legarsi anima e cuore ad un proprio giocatore non è un destino semplice. I rischi sono sempre dietro l’angolo. E non sta scritto da nessuna parte che un fuoriclasse in campo possa esserlo, automaticamente, anche fuori.

Nessuno se la prenda con Luca Toni. Non è colpa sua. Il centravanti di Berlino 2006 si è infortunato dopo una partita e dopo dieci minuti della seconda. Non è questo il punto. La domanda è un’altra: ma era il caso? Toni arriva alla Juventus a stagione in corso, cambia città, scenario e metodi di allenamento. Appena arriva, deve giocare subito e sempre. Napoli-Juve? Toni in campo. Juve-Catania? Toni in campo. Se la Juventus, comprensibilmente per gli infortuni di Quagliarella e Iaquinta e per le latitanze di Amauri, aveva bisogno come l’aria che respira di una punta da spedire in campo, nessuno deve stupirsi degli inconvenienti. Il pregresso di Luca Toni è noto: anche l’anno scorso, dopo il trasferimento di metà stagione alla Roma, ebbe problemi al polpaccio, proprio nel corso di uno Juiventus-Roma. E con questi precedenti, l’ansia di insistere al massimo, tutto e subito, con lui prima punta, non è stata buona consigliera. Anche nei momenti di difficoltà, anzi, soprattutto nei momenti di difficoltà, non bisogna perdere di vista il corso e la gradualità delle cose. Probabilmente se Del Piero e Amauri avessero iniziato in coppia la sfida di Napoli, con Toni appena arrivato pronto a subentrare, oggi la squadra bianconera non farebbe i conti con questo nuovo infortunio di Luca che sa tanto di emergenza al quadrato.

[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]