Galliani non snobba l’Inter, i due gol di Alessandro Matri di domenica scorsa, lo scudetto del 2006…Jordan e Leonardo, qualcosa in comune…

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Come volevasi dimostrare. Nessuno ha voluto cogliere il senso vero della Conferenza stampa di giovedì di Adriano Galliani. O, meglio, è stata deformata e se ne è fatta la caricatura a piacimento dei soliti e molti noti. Intanto ricapitoliamo: la suddetta conferenz a era la “seconda” puntata.

La “prima” era andata in onda nel post-partita di Fiorentina-Inter con i pur bravissimi Ranocchia e Pazzini che annunciavano sicuri: “Arriveremo al derby davanti al Milan”. Se la frase fosse arrivata dal Milan, sarebbe stata “un attacco”. Ma trattandosi di due interisti, non era un attacco, era un “avviso”, uno “stiamo arrivando” legittimo da parte dei giocatori che ne parlano ma impacchettato e infiocchettato con compiacimento dai titolisti e non. Il giorno dopo Galliani “si permette” di replicare e lo fa non certo per fare i conti della serva, ma per opporsi al compiacimento con cui viene invocata e data per scontata, da chi in teoria dovrebbe essere terzo, la rimonta dell’Inter sul Milan. Già prima di Milan-Parma e Juventus-Inter, lo stesso Allegri e perfino il buon Thiago Silva, non Galliani, avevano detto: “A leggere i giornali, sembra che siamo terzi…”.

In ogni caso quando esce Galliani, che dice semplicemente che con i due recuperi vinti l’Inter a Natale era da considerarsi a meno sette e che adesso è a meno cinque con due punti effettivamente recuperati da quando, e cioè dal 6 Gennaio, le squadre giocano lo stesso numero di partite giornata per giornata, ecco che il suo diventa “un attacco”. Attenzione, però, perché se nella stessa serata, a stretto giro, Capitan Zanetti risponde “Siamo in rimonta e ci sarà da divertirsi”, il suo non viene presentato dal titolista come un “contrattacco”. Eh no! Zanetti le canta al Milan…Lo schema è chiaro: quando parla l’Inter le canta chiare, quando parla il numero due del Milan… fa attacchi discutibili e anche sbagliati nei conti. Che c’è di nuovo? Nulla, soli contro tutti i milanisti. Come sempre. Resta il fatto che Galliani non ha snobbato i due recuperi vinti dall’Inter e i due punti netti rimontati dall’Inter, ma ha, al contrario, commentato il fuoco tutt’altro che amico, il fuoco “terzo”, il coro degli opinionisti compiaciuti e compiacenti. L’importante è che oggi l’Inter sia la prima fra le prime a scendere in campo, nella nuova giornata di Campionato, questa sera contro il Cagliari. Prima fra le prime, stupendo…! E’ già Scudetto?

Alessandro Matri è un grande attaccante e ha vinto il duello con Pazzini. In Juventus-Inter è stato premiato due volte. Intanto è andato giustamente in copertina, per il gol. L’unico gol della partita. Una torsione secca, un gran colpo di testa nel momento topico della partita. Palla messa dove voleva lui, esultanza sotto la sua Curva. Ma l’altro grande gol segnato è stato quello della sofferenza. Matri aveva un gran male al costato. Correre con quel dolore, significa avvertire fitte e spine ad ogni passo. Lui, però, nonostante fosse alla sua seconda gara in bianconero e non possa essere ancora considerato un uomo-Juve con tutti i crismi anche se potrà diventarlo, ha stretto i denti rischiando in teoria di farsi male sul serio. Queste scelte, questi gesti, di solito vengono premiati dal Destino insondabile delle cose calcistiche. E se a porta vuota e praticamente a cose fatte, Eto’o ha visto il suo pallone finire sulla traversa, probabilmente la Juventus lo deve alla ricompensa voluta dal Sovrintendente celeste per l’eroismo di Alessandro Matri. Il quale Matri ha vinto in Juventus-Inter il duello con Pazzini, così come il Pazzo ha vinto tre giorni dopo il suo duello con Alberto Gilardino. Per cui l’ex sampdoriano ha chiuso la tre giorni battendo il suo passato, ma non l’attaccante emergente.

Letto ieri sul Corriere della Sera, a firma Fabio Monti: “La vicenda Pandev è il segnale del peso politico sempre crescente di Lotito in Federcalcio (e in Lega) e anticipa il trattamento che verrà riservato all’Inter a fine stagione, quando le verrà revocato dal Consiglio federale lo scudetto del 2006, nell’ambito della rivisitazione di Calciopoli”. Dubito che l’autorevolissima firma del Corsera si riferisse al fatto che possa essere Lotito (?!) a revocare lo Scudetto del 2006, ma, attenzione, nodo al fazzoletto. Se un giornalista della credibilità di Fabio Monti scrive dello scudetto revocato dandolo assolutamente per scontato, ci sono forti probabilità che ciò accada. E se davvero così sarà tutte le componenti del calcio, soprattutto i tifosi, dovranno dimostrare grande maturità e grande lucidità. Qualche spilletta del 2006 dovrà finire al macero, ma sarà il male minore. Piuttosto, non penso, con molta meno autorevolezza di Fabio Monti, che il peso di Lotito sia alla base del deferimento Pandev. Penso semplicemente che l’Inter abbia allestito e gestito l’operazione Pandev in un momento in cui pensava di essere una e trina e che molto probabilmente quel periodo è terminato.

Rino Gattuso, provocato ma non giustificato in Milan-Tottenham, ha sbagliato e pagherà assumendosene la responsabilità. Rino Gattuso è una fetta enorme del cuore e della storia del Milan degli ultimi 12 anni. Ma tutto il suo patrimonio di adrenalina e di coraggio, ha un rovescio della medaglia. Uno solo, ma vistoso e in qualche caso avventato. Quando Rino si carica arrabbiandosi rischia di commettere l’errore di sentirsi onnipotente, tende a sentirsi in diritto di poter fare qualsiasi cosa. Tra le strumentalizzazioni e le esagerazioni pretestuose di questi giorni nel giudicarlo, si intravede qua e là anche qualcosa di buono. Qualche buon consiglio da tenersi stretto. Ed è proprio questo: meno incazzature che nascono come tali e che rischiano poi di trasformarsi in quello che abbiamo visto, e meno esaltazione della propria rabbia. Prima di fare, fra il maggior numero di anni possibili, i suoi strameritati giro di campo a San Siro, Rino dovrà ricordarsene e bonificare giorno per giorno il post Milan-Tottenham. Lo merita la sua storia e, al tempo stesso, la storia del Milan. Della quale fanno parte anche Joe Jordan (1981-83) e Leonardo (1998-2001), due ex rossoneri accomunati dall’amore dei tifosi milanisti andato ben oltre le loro gesta sul campo. Jordan ha fatto 12 gol nel Milan, 2 in Serie A e 10 in Serie B, mentre Leonardo ha giocato al top le 7 partite dello Scudetto zaccheroniano 1998-99. Eppure sono diventati degli idoli assoluti. Il cuore rossonero è proprio sconfinato. Altro dato in comune, non sono stati sostituiti, nel Milan, da grandissimi giocatori. L’anno dopo la partenza dello Squalo alla volta di Verona, al posto di Jordan c’era Luther Blisset e l’anno dopo il vero ritiro di Leonardo (Giugno 2001), al posto del brasiliano giocava Josè Mari. Strani corsi e ricorsi del calcio.

[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]