Gare a porte chiuse, possibili ripercussioni psicologiche sui calciatori?

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stadio posti a sedere

Il Comitato tecnico scientifico voluto dal Governo indica chiaramente: “Evitare per 30 giorni manifestazioni, anche quelle sportive, che comportino l’affollamento di persone e il mancato rispetto della distanza di sicurezza di almeno un metro”

MILANO – Il campionato di Serie A andrà avanti ma a porte chiuse. Tra sabato 7 e domenica 8 marzo verranno recuperate le sei partite dello scorso week-end non disputate come da calendario (26° turno). Altre partite invece sono state disputate nei giorni scorsi, alcune con e altre senza pubblico. Le priorità assolute riguardano la sicurezza e la tutela della salute pubblica, ma perché questo ritardo nello sport rispetto alle altre decisioni prese dal Governo durante l’emergenza? Quali potrebbero essere gli effetti e le conseguenze psicologiche sulle prestazioni dei calciatori nelle partite senza pubblico?

Dichiara Dott. Aiace Rusciano, psicologo e neuroscienziato dello sport, ora in forza all’AC ChievoVerona e divulgatore scientifico: “È d’obbligo dare priorità allo stato di salute e di emergenza sociale seguendo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e Governo. Forse si tratta di decisioni che si potevano anticipare, pare chiaro che il coordinamento fra Governo, Ministri e Federazioni sportive sia andato un po’ a rilento. Questo ritardo non garantisce un pieno adattamento psicologico delle squadre”.

Ma i giocatori corrono veramente il rischio di subire contraccolpi a causa di queste restrizioni? “Suggerisco ai vari enti sportivi, squadre e Club, di preparare psicologicamente gli atleti, spiegando le motivazioni e le ragioni etiche alla base delle decisioni prese nelle scorse ore. È fondamentale allineare credenze, motivazioni, dialogo interno e comportamenti dei giocatori – spiega Rusciano –. È infatti scientificamente dimostrato, sia nel campo della psicologia che nelle neuroscienze dello sport, che il pubblico e il rumore di sottofondo possono migliorare le prestazioni ed il rendimento, ‘attivando’ più intensamente nel cervello alcuni network specifici quali il sistema dopaminergico, l’amigdala, ed i sistemi di rilascio di neurormoni in grado di riflettersi sulla capacità di sforzo muscolare, attenzione e concentrazione. Il silenzio al contrario potrebbe provocare l’effetto opposto”.

La decisione di giocare a “porte chiuse” viene accolta dallo sport, che sceglie di scendere in campo nonostante le difficoltà, ma questo ritardo potrebbe aver svantaggiato alcuni Club rispetto ad altri, non garantendo in pieno l’equità competitiva. “Fatta questa premessa, il messaggio che i campioni del pallone italiano devono trasmettere con forza ancora maggiore attraverso i comportamenti in campo è quello del rispetto dell’etica, unita a determinazione e coraggio, dimostrando di aver appreso e di appoggiare a pieno le prescrizioni di sicurezza a tutela della salute. Questo di sicuro potrebbe ispirare chi guarda ai calciatori come un modello, seppur costretto a dover seguire le partite a distanza per qualche tempo”, esorta Rusciano.