Genoa, Lussana: “Le batoste in trasferta? Credo che sia questione di carattere”

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La banda del buco colpisce ancora. Non c’è soprannome più azzeccato per definire la difesa più battuta della Serie A, insieme al Novara, a quota 42 reti subite. Purtroppo, stiamo parlando del Genoa di Pasquale Marino che, con la sconfitta per 4-0 rimediata dal Catania (buona squadra, ma non certo la più proibitiva), ha collezionato l’ennesima goleada di questa stagione. Gli uomini di Montella, nel restituire con gli interessi la sberla dell’andata al Grifone, hanno messo a nudo gli arrugginiti meccanismi difensivi rossoblù con le rapide azioni offensive di Bergessio&co.

L’occasione per rimediare arriva già in settimana con  l’Atalanta: la trasferta  di Bergamo, in programma domani alle 18.30, può rappresentare l’opportunità per il Genoa di riscattarsi e di risollevare l’umore dei tifosi, delusi dalle clamorosa debacle siciliana.  Temi bollenti, insomma, che Pianetagenoa1893.net affronta nella consueta rubrica de “Il giornalista della settimana”, intervistando il caporedattore dell’edizione genovese de Il Giornale, Massimiliano Lussana.

Uno, due, tre, quattro e a casa. Quanto hanno fatto male le quattro sberle del Catania?
Forse troppo poco. Il problema è che questi risultati disastrosi ottenuti in trasferta stanno diventano l’abitudine: ormai si va a giocare e si spera di non prendere più di tre gol. Se ci si abitua a questi risultati, non se ne esce: da quanto vedo, mi sembra che non ci si indigni neanche più.

Un Genoa “leone”, anzi Grifone, in casa, ma “agnello sacrificale” in trasferta. Una metamorfosi che Marino fatica a comprendere.
Lui stesso ha usato termini psicanalitici per definire questa tendenza. È difficile spiegarlo. Assodato che l’ “effetto Marassi” aiuta e fa sembrare che ci siano delle vere e proprie folate che spingano i giocatori, non si può ridurre tutto questo a una questione di casa o trasferta. Non si può non considerare questo problema. Credo che sia questione di carattere, di convinzione profusa in campo: è qualcosa che non preoccupa dal punto di vista assoluto perché il Genoa gode di una buona classifica e può considerarsi salvo, ma, proprio per questo, dispiace perché da questa squadra si può ottenere qualcosa di più che una salvezza tranquilla.

Il cambio alla guida del Genoa ha portato un’identità alla squadra, ma non ha risolto il preesistente problema del cosiddetto “mal di trasferta”.
Finora Marino in trasferta ha fatto peggio di Malesani, ma in casa, pur vincendo con eccessivo affanno, ha collezionato delle prestazioni convincenti. Il bilancio del suo predecessore è lusinghiero dal punto di vista numerico, ma non da quello del gioco: ci sono quei 10 punti in più ottenuti con Novara, Bologna, Roma e quel pareggio interno con l’Atalanta che poteva finire diversamente. Nei crediti di Malesani, citerei solamente la sconfitta di Verona. Inquadrando l’incontro di Catania, aldilà degli errori commessi dall’allenatore per l’impostazione della gara, è difficile addossare le colpe a Marino che si è ritrovato gli strascichi negativi della preparazione e del mercato estivo programmati dal tecnico veronese. Ha potuto contare su qualche elemento in più, è vero, ma se li è ritrovati, non ha potuto scegliere dal principio. Ci sono dei problemi di tenuti fisica, forse figli della preparazione estiva troppo blanda e di quella famosa polemica sul poco lavoro effettuato durante gli allenamenti in settimana. Alla fine i nodi vengono al pettine. E torno su un mio pallino: vedo il Cagliari che gioca e vince e penso che non aver riconfermato Ballardini sia stato un grosso errore.

Con il mercato di riparazione sono arrivati giocatori importanti come Gilardino, Biondini e Sculli. Per la difesa, però, è stato prelevato solamente Roger Carvalho, fin qui da considerare come oggetto misterioso: forse troppo poco per rimediare ai problemi della retroguardia più battuta del torneo?
Sicuramente. Al tempo stesso è partito Dainelli che, pur con tutti i suoi limiti, era solito arrivare ai confini della sufficienza, almeno più dei veri Moretti, Mesto e Kaladze. È stato comunque un gran mercato dove si è comprato tanto e bene: sono arrivati giocatori di livello. Si è comprato dove c’era bisogno, specie per un attacco fino a poco fa formato dalla coppia Zè Eduardo – Pratto. In difesa, però, manca qualcosa. Lo dicono i numeri.

In mezzo al campo, nonostante la buona volontà di Biondini, la mancanza di uno tra Veloso e Kucka ha pesato come un macigno sul rendimento del centrocampo.
Ha pesato molto, come la presenza in campo di Birsa che non ha fatto nulla, se non danni. Belluschi, alla sua prima da titolare, non è risultato pervenuto. Non capisco come mai Jorquera non venga schierato, neanche quando mancano dieci giocatori, ma forse è finito troppo nell’ombra dopo le convincenti prestazioni del Genoa.

Ieri Palacio ha evidentemente sofferto di solitudine. Come sopperire alla mancanza di Gilardino?
Serve un elemento di peso: io propongo Sculli come centravanti. Qui a Genova abbiamo visto l’evoluzione di Gilardino da finalizzatore a rifinitore, ma almeno da peso all’attacco. Manca il vero sostituto della punta centrale, visto che Zè Eduardo non si può considerare un giocatore adatto alla Serie A.

L’occasione per il riscatto arriva già domani con il match esterno con l’Atalanta. Visto il Genoa di domenica, Marino è chiamato al miracolo.
Assolutamente. L’Atalanta, pur non attraversando un gran momento, nella partita di domenica ha fatto vedere colpi simili a quelli messi in mostra ad inizio campionato. È una squadra in ripresa e che ha sofferto, e soffre, psicologicamente per le notizie che arrivano dal fronte del calcio-scommesse: dopo le tre sconfitte consecutive, ha cominciato a ricrescere.

Il doppio confronto casalingo con Chievo e Parma servirà a risollevare sia morale che classifica.
È dura da dire ma sono vittorie obbligate perché possono dare la svolta al campionato.

[Daniele Zanardi – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]