I numeri di Cagliari-Siena: difesa bunker, ma l’attacco è sterile

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Quando si analizza a posteriori una partita di calcio non è raro sentir parlare di “coperta troppo corta” in riferimento alla prestazione di una squadra che, al fine di mantenere un assetto ottimale in un reparto, ha dimostrato di voler rinunciare consapevolmente a qualcosa in un altro. È questa, in sintesi, l’impressione che si è avuta dal Cagliari nel match andato in scena lo scorso pomeriggio al Sant’Elia.

Gli uomini di Ficcadenti hanno messo in mostra ancora una volta grande compattezza in fase difensiva e ottima proprietà di palleggio, ma quando si è trattato di andare oltre il centrocampo ecco che le cose si sono complicate. Se fino all’anno scorso era infatti Cossu il fulcro di tutte le manovre offensive, ora che il fantasista si ritrova sgravato da questo fardello diventa problematico costruire limpide occasioni da gol che non siano il frutto di mere giocate individuali.

Un’analisi che risulta ancora più impietosa poiché suffragata dai numeri: dei sei tiri in porta effettuati in totale dal Cagliari, solo uno, il colpo di testa di Nenè al 26esimo della ripresa, è arrivato da un componente del reparto offensivo. Due sono stati i tentativi di capitan Conti, entrambi da fuori, uno di Nainggolan, anch’esso dalla distanza, e ben due da Agostini, al termine di una lunga sgroppata sulla fascia.

A condizionare il rendimento degli attaccanti è, con tutta probabilità, anche il gran lavoro assegnato loro da Ficcadenti in fase di non possesso palla. Su tutti a mettersi in evidenza è stato Thiago Ribeiro. Memorabile il recupero con cui il brasiliano ha ripiegato in difesa per sradicare il pallone dai piedi dell’avversario al 23esimo del primo tempo. Un atteggiamento encomiabile che tuttavia ne ha limitato il rendimento offensivo, se è vero che per due volte l’ex Cruzeiro ha avuto l’occasione di far male a Brkic ma ha sparato alto sopra la traversa, denotando mancanza di lucidità.

Interessante anche il dato dei fuorigioco: zero del Cagliari contro i sei del Siena. Numeri che mettono in evidenza come la squadra di Ficcadenti cerchi poco la verticalizzazione privilegiando gli scambi orizzontali e costringendo in questo modo gli attaccanti a giocare spalle alla porta per aspettare gli inserimenti dei compagni.

Il Cagliari può consolarsi tuttavia con un possesso palla nettamente superiore agli ospiti (55,4% contro 44,6%) e un lusinghiero 82% di passaggi riusciti. Un dato che, a dirla tutta, non fa che rendere ancora più evidenti le lacune in fase offensiva. Insomma, si fa girare la palla perché si ha difficoltà a imbastire azioni pericolose per gli avversari. Mantenere il pallino del gioco significa però anche subire un numero maggiore di falli rispetto all’avversario (16 contro 13) e di conseguenza esporsi in maniera inferiore a rischi di sanzioni arbitrali (un solo ammonito, Canini, contro i tre del Siena).

Solo note positive invece per quanto riguarda la difesa. La retroguardia rossoblù assomiglia sempre di più a un bunker inespugnabile, se è vero che l’inviolabilità della porta di Agazzi si aggira ormai sui 300 minuti consecutivi di gioco. Numeri alla mano, il Siena ha impegnato l’estremo difensore isolano appena due volte e con il solo Brienza. Di questa ritrovata compattezza se ne giova lo stesso portiere, parso nettamente più lucido e sicuro rispetto al passato. Un dato da cui ripartire con fiducia, per cercare di mettere definitivamente a punto tutte le componenti del giocattolo.

[Alessandro Ariu – Fonte: www.tuttocagliari.net]