Inter: in attacco manca una pedina, ma è la retroguardia che lascia perplessi

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È inevitabile in casa Inter che la sconfitta contro il Chievo Verona seppur in amichevole abbia lasciato degli strascichi poco piacevoli. Considerando che in questo weekend sarebbe dovuto iniziare il calcio che conta, con la prima giornata di campionato, viene da chiedersi se la squadra sia davvero pronta per gli impegni ufficiali o sia ancora un cantiere aperto. Gasperini sostiene che questa è già la sua Inter, ma la verità è che, allo stato attuale delle cose, lo sciopero dei calciatori gli ha fatto guadagnare del tempo prezioso per cercare di capire quali siano i limiti dell’Inter attuale. Va aggiunto che le responsabilità non sono tutte del mister di Grugliasco, al primo vero impatto con i mugugni (sonori) della tifoseria nerazzurra, visto che la società non ha ancora concluso le operazioni di mercato che in teoria dovrebbero rafforzare la rosa con arrivi di qualità e mirati nelle zone di campo più indifese.

CERCASI ALTERNATIVA IN ATTACCO – Forlàn e Poli sono le ultime due pedine in ordine di tempo che Gasp dovrà inserire nel gruppo, ma è evidente, dopo la partita del Brianteo, che non siano sufficienti. Il tecnico a fine gara lo ha fatto capire, dando fiducia alla dirigenza ma ribadendo di non essere ancora soddisfatto della campagna acquisti in entrata. Serve pertanto almeno un nuovo attaccante esterno, visto che Alvarez e Castaignos, ‘testati’ nel primo tempo contro i clivensi, continuano a lasciare perplessi. Entrambi hanno bisogno di tempo per ‘capire’ il calcio italiano e soprattutto le idee del loro allenatore, ma tatticamente non sembrano i tasselli di cui lui ha realmente bisogno. Urge dunque un intervento concreto in zona d’attacco, perché Forlàn potrà essere utilissimo, ma da solo non è sufficiente. Palla dunque a Branca e Ausilio, che cercheranno di chiudere almeno un paio di altre operazioni in entrata prima del gong finale del calciomercato alle 19 del 31 agosto.

DIFESA INDIFENDIBILE – Dove Gasperini ha qualche responsabilità in più è il modulo tattico. Continua, in tal senso, la fiducia nella difesa a tre, un must per il tecnico ex Genoa. Ma come nelle precedenti uscite, le lacune si sono manifestate ampiamente. Al di là dei gol rimediati nella ripresa, frutto di conclusioni dalla lunga distanza e di un contropiede a tempo scaduto, il posizionamento continua a destare perplessità. Ieri nel primo tempo hanno giocato tre potenziali titolari: Lucio, Samuel e Chivu. Ebbene, nonostante l’attacco di Di Carlo non fosse particolarmente pesante, Paloschi e Pellissier hanno sovente messo in difficoltà il terzetto difensivo, sfruttando bene gli spazi e costringendolo ad affannosi recuperi. Sembra che sia un problema di fondo, di posizionamento dei tre centrali, non certo abituati a questo modulo dopo anni di retroguardia a quattro.

IMPROVVISAZIONE – Dalle tribune si ‘apprezza’ meglio questo aspetto: quando attacca la squadra avversaria, i tre tendono a seguire il pallone lasciando fette di campo sguarnite e aprendo la strada ad altrui inserimenti, salvo poi salvare capra e cavoli con interventi last minute, che dipendono tanto dalla qualità del singolo più che dal gioco di squadra. Se poi gli esterni non danno una mano rientrando (al Brianteo Obi è stato troppo confusionario) puntualmente, la frittata è dietro l’angolo. Nella ripresa è andata leggermente meglio, vuoi per la girandola di sostituzioni che ha creato un po’ di scompensi tattici, vuoi perché il Chievo ha abbassato il baricentro alla luce della spinta nerazzurra. Sono subentrati Ranocchia e Zanetti al posto di Lucio (maluccio) e Chivu, con il capitano che a 38 anni suonati sta imparando un nuovo ruolo e, come sempre, lo interpreta da par suo (Gasperini si è complimentato a fine gara). Chiaro, i tre gol subiti penalizzano molto il terzetto centrale del secondo tempo, ma solo nel finale, sotto per 2-1, l’Inter ha concesso spazi al Chievo Verona.

CARTINA TORNASOLE – La sfida di ieri è la cartina tornasole dei gap interisti davanti a Julio Cesar. Anche nelle partite precedenti il borsino dei gol subiti penalizza non poco la squadra (3 dal Manchester City, 2 dal Milan a Pechino, 2 dall’Olympiacos in dieci uomini, escluso il Tim che non si gioca sui 90 minuti), un palese campanello d’allarme. Gasp nel post-gara ha ribadito che non bisogna tener fede al numero delle reti, ma al modo in cui arrivano. Però alla fine una partita non perdi sulla qualità dei gol, ma sul numero di quelli che rimedi, da questo non si può scappare. Pertanto, con sei centrali di ruolo in rosa e un elevato tasso qualitativo, non è al mercato che bisogna bussare per risolvere il problema, serve trovare i giusti automatismi onde evitare di trovarsi in difficoltà contro ogni avversario, piccolo o grande che sia. Per questo il tecnico ha bisogno di altro tempo e lo scontro Lega-AIC gli sta dando una mano. Ma l’11 settembre, data della seconda giornata, non è poi così lontano…

[Fabio Costantino – Fonte: www.fcinternews.it]