Inter: parte il toto allenatore …

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A due giorni dalla brutta eliminazione dalla Champions, proiettiamoci verso il futuro. Prima di pensare alla campagna acquisti dei calciatori, sarebbe bene concentrarsi su quella relativa al cambio dell’allenatore. E allora, dando per scontata la partenza di Ranieri, vediamo di fare il punto.

Una decisione vera e propria non è stata presa, indubbiamente i nomi in pole position sono quelli, nel giusto ordine, di: Villas Boas, Blanc e più staccato Mazzarri,  Chi meglio? Secondo me, nessuno dei tre!

O per meglio dire: Stiamo parlando di buoni allenatori ma, se valutassimo tutte le variabili (età, esperienza, curriculum, capacità, carattere, carisma etc…) il nome che arriverebbe al punteggio più alto è quello, udite udite, dell’argentino Marcelo Bielsa.

Facciamo un piccolo passo indietro. A metà giugno del 2011, un Massimo Moratti spiazzato dalla repentina decisione da parte di Leonardo di approdare al Psg, decide di contattare in prima battuta Marcelo Bielsa. La chiacchierata fra i due è cordiale. Il tecnico cileno, altrettanto cordialmente, a distanza di poco meno di 72 ore decide di rifiutare l’offerta. La colpa? Semplice, Bielsa è un vero signore (affermazione fatta in seguito anche dallo stesso Moratti) che non se la sente di venire meno alla parola data ai dirigenti dell’Atletic Bilbao.

In questa stagione i baschi, sono per ora settimi nella Liga (pagano la mancanza di vittorie nelle prime sette giornate), in finale nella Coppa del Rey ( da disputare il prossimo 25 maggio con il Barcellona) e, proprio oggi, tenteranno la storica qualificazione contro il Manchester di Ferguson. L’andata si è conclusa con una clamorosa vittoria all’Old Trafford per 3-2, con una squadra di ragazzini dall’età media di 23 anni, senza stelle di prima grandezza escluso il centravanti Llorente e riuscendo inoltre a tenere palla per il 67 per cento del tempo. Per capire la portata di un’eventuale qualificazione ricordiamo che il Bilbao non raggiunge i quarti di una competizione europea dal lontano 1976/77, quando disputò la finale contro la Juventus.

Uno degli sponsor più importanti del “Loco” (soprannome che lo lega ai nostri colori…) è addirittura Pep Guardiola, che ha da sempre una vera e propria venerazione per il tecnico sudamericano, tanto da reputarlo: “ Il più grande allenatore del mondo”. Il tecnico spagnolo deve proprio a una chiacchierata-fiume (di circa 7 ore) con Bielsa, la propria definitiva decisione di diventare un allenatore ed è proprio da quell’incontro che si sono sviluppate tante delle idee tattiche che stiamo ammirando durante le splendide partite dei blaugrana.

Vi riporto lo stralcio di un articolo molto interessante dell’ottimo Paolo Condò della Gazzetta dello Sport, in cui nel tracciare i contorni morali del tecnico del Bilbao dice: “ Bielsa insegna coraggio, coinvolgimento, orgoglio delle proprie radici. La grandezza di Mourinho consiste nel fatto che i giocatori si getterebbero nel fuoco per lui, ma Bielsa è ancora più grande perché i suoi giocatori si getterebbero nel fuoco per le sue idee…”. Un perfetto uomo Inter, non trovate? Ieri, in conferenza stampa, ha riproposto un concetto a lui molto caro: “La forza fisica e la tecnica sono valori compatibili, non opposti”. Un pensiero in totale sintonia con la personale capacità di amalgamare calciatori dalle diverse caratteristiche e il saper convogliare le fisiologiche differenze dei propri uomini in un contesto dove tutti remano nella stessa direzione.

La sua storia personale è ricca di aneddoti molto significativi. Tra quelli più gustosi non possiamo non citare quello relativo alla sua grande applicazione nello studio del calcio, che lo ha portato anche a svegliare più volte nel cuore della notte i propri collaboratori domestici e schierarli ( a mò di calciatori) nel suo campo da calcio, nel giardino di casa, per testare nuove idee tattiche.

Un personaggio incredibile che ama molto il suo lavoro, iniziato, tra l’altro, a soli 25 anni nelle giovanili del Newell’s Old Boys, dove, leggenda vuole che, mancando le tribune nello stadio di allenamento, passava gli allenamenti arrampicato sopra l’albero più alto per valutare al meglio la disposizione dei suoi calciatori nelle varie prove tattiche.

In Sudamerica è un autentico idolo. In Argentina vince svariati titoli con il Newell’s old Boys ( che gli dedica addirittura lo stadio) e il Velez Sarsfield. Dopo essersi seduto su una panchina “muy caliente” come quella dell’Albiceleste  per 6 anni, tra alti e bassi ( nel Mondiale 2002 non supera il girone di qualificazione, ma nel 2004 perde la finale di Coppa America solo ai calci di rigore e vince l’Olimpiade ad Atene), dal 2007 al 2011 guida il Cile con esiti molto soddisfacenti riuscendo tra l’altro a portarla agli ottavi della Coppa del Mondo del 2010, dopo che nelle due edizioni precedenti (2002 e 2006) non si era neanche qualificato.

Pensate che proprio durante il Mondiale 2010 i giornalisti argentini schernivano Maradona, obbiettivamente poco scrupoloso nell’organizzazione degli allenamenti (“voi due di là, voi altri di qua, io faccio l’arbitro”), raccontando dei 26 modi di eseguire una rimessa laterale che Bielsa aveva fatto memorizzare ai cileni.

[Andrea Bosio – Fonte: www.fcinternews.it]