Juventus: tra ironia, allarmi in attacco e Champions

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logo-juventusTra sarcasmo e amarezza, l’avvio della Juve verso il secondo tour forzato della stagione. In dirigenza si rispolvera l’arma della sottile ironia per accogliere i nuovi arrivi nel sistema italiano, in campo si perdono uomini. «La capitale dell’Indonesia non è più non più Jakarta ma…Jakartone»: questo, il benvenuto del presidente Agnelli ad Erick Thohir e soci, freschi proprietari dell’Inter. Battuta arguta, non comprensibile a tutti di primo impulso, come una stoccata leggera eppure profonda. Per coglierne il senso, serve riportare indietro le lancette degli orologi ai tempi di calciopoli: il terremoto nel mondo bianconero che portò alla revoca dello Scudetto 2004-2005 ed all’assegnazione al club di Moratti di quello appena (stra)vinto a maggio 2006. Scudetto, questo, che il popolo della Juve subito ribattezzò “di cartone”. Da ciò la battuta (“Jakartone” nuova capitale della patria da cui viene Thohir) e lo scatenarsi di polemiche sui social network. Non tra le società, però, perché Agnelli aveva telefonato Moratti prima dell’uscita pubblicata su Facebook. Ironico, sì; rispettoso nei confronti della storia, pure.

Pochi motivi per essere ironico, invece, ha Antonio Conte. Già senza Vucinic, il tecnico dovrà fare a meno anche di Fabio Quagliarella: allarme rosso in attacco. L’ex Napoli, maggior indiziato ad affiancare Tevez domenica al “Franchi”, si è procurato una contusione muscolare che lo terrà fuori almeno per 20 giorni. Senza la punta di Castellamare, resta vivo solo un ballottaggio tra Giovinco e Llorente, in vista della Fiorentina e del Real Madrid.

Della prossima sfida di Champions, ha parlato Gigi Buffon: “Dicono che il Real non stia passando un buon momento, ma la realtà è che con i giocatori che ha basta poco per svoltare e far cambiare opinione. Non glielo auguro perché sarebbe poco sportivo, ma non posso negare che sarei contento se contro di noi si presentassero svuotati. Una vittoria contro il Real darebbe grande autostima: noi abbiamo bisogno di intraprendere un percorso vincente anche in Europa».

Dove il portiere azzurro avrebbe potuto giocare con i guantoni del Barcellona: «Nel 2001 potevo andare al Barcellona – la confessione del capitano “bianconerazzurro” – Se ho finito col scegliere di andare alla Juventus, è stato grazie a mio padre. E lo ringrazio ancora: in bianconero mi sono tolto soddisfazioni uniche, che con il Barcellona di allora, diversi da quello di adesso, non avrei mai vissuto. Il rinnovo del 2013 è stato un altro importante traguardo: ho scelto di restare alla Juve nonostante un’offerta dall’est Europa che avrebbe fatto traballare chiunque. Io mi auguro di giocare ancora per qualche anno, finché sarò in grado di sorprendere come ho sempre fatto in carriera». E come i tifosi si augurano faccia ancora a lungo.

[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]