Juventus: voglia di reagire

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logo-juventusI suoi occhi persi nel vuoto, il suo sguardo smarrito, l’incapacità di compiere gesto alcuno. Impotente. Le telecamere sono andate, impietose, su Gigi Buffon, domenica, quando la rimonta della Fiorentina si era concretizzata e la disfatta bianconera assumeva sembianze apocalittiche. Praticamente tutti colpevoli, lui più grande responsabile. Perché capitano, perché soprattutto il portiere è da sempre uomo solo, cui niente viene perdonato. A maggior ragione, se ti chiami Buffon.

«Gigi è un campione, un leader, il nostro capitano – la difesa di Beppe Marotta, che prova a chiudere un occhio su un avvio di stagione deludente del portiere – Non ci si può permettere di muovergli delle critiche aspre. La verità è che ci ha abituato talmente a cose straordinarie che, quando offre una prova ordinaria, riceve puntualmente delle critiche esagerate, assolutamente immeritate». Come, secondo il direttore generale, quelle ad Antonio Conte, «un vincente come i suoi calciatori. Quella del Franchi è stata una partita paradossale, difficile da raccontare. E’ sbagliato mettere l’allenatore e i giocatori sul banco degli imputati per la sconfitta contro la Fiorentina».

Ma infatti domenica è storia passata, oggi è tempo di reagire. Ed uno come Buffon, che ha affrontato la B da campione del Mondo, reagire è arte innata. «Per me e per quelli che hanno fatto la mia stessa scelta è stato difficile stare cinque anni senza vincere e giocando poco la Champions – ha raccontato Gigi, ripensando al post-Calciopoli – È stata dura, ma l’orgoglio e la gioia nel vincere lo Scudetto due stagioni fa sono state cose indescrivibili: mi hanno ripagato di tutta la sofferenza».

Sofferenza morale patita sulla sua pelle, negli anni della depressione. «Certe cose accadono perché siamo esseri umani, ma quello è stato per me un periodo importante per maturare. Ora mi sento più forte di prima e non ho paura di affrontare i periodi negativi»

Non avrà paura, allora, del “Bernabéu”, Buffon. Avversario un Real organicamente più forte, perché economicamente più forte. «Hanno sostenuto spese enormi, ma spendere non significa per forza vincere. Ci vuole pazienza, lavoro ed equilibrio. Ovvio che avere tanta disponibilità economica rappresenta comunque un buon punto di partenza». Non palesa timori del “Bernabéu” manco Marotta: «Andiamo a Madrid per giocarcela fino alla fine con il massimo impegno. Sappiamo che sarà una partita molto difficile: affrontiamo una delle squadre più forti del mondo, che rispettiamo. Ma abbiamo anche la consapevolezza di poter recitare un ruolo da protagonisti». Perché, assicura il direttore generale, quello dei bianconeri «non è un momento di crisi, ma di stanchezza psicologica. Eravamo consapevoli di andare incontro a una stagione difficile. Patiamo il fatto di aver fatto la lepre per due anni, ma sappiamo che è tutto ancora in gioco».

E le energie ci sono?

[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]