Kozak chiede più spazio: “Vorrei giocare con più continuità…”

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Domani inizierà l’avventura della Repubblica Ceca nei campionati Europei Under 21 in Danimarca e tra i convocati ci sarà anche Libor Kozak. Il giocatore della Lazio assieme ad altri suoi cinque compagni (Ondrej Mazuch, Marek Suchy, Lukas Marecek, Jan Moravek e Tomas Pekhart ndr), liberati per l’occasione dal commissario tecnico della Nazionale maggiore Michal Bilek, parteciperà dunque all’impegno internazionale. Libor sarà l’unico rappresentante dell’Italia e come sottolineato dal sito internet fotbal.sport.cz, tra tutti i convocati sarà quello ad appartenere alla squadra più importante e famosa, ossia la Lazio. Proprio su questo argomento è partita la lunga intervista al giovane bomber biancoceleste che ha così esordito: «Sulla carta è vero, ma alla fine dipende anche da quanto si gioca, perché una cosa è essere in rosa è un’altra è giocare sempre dal primo minuto. Comunque sono felice perché molte volte ho avuto la possibilità di entrare a partita in corso».

Entrando molte volte a tempo scaduto lei è stato comunque molto importante per la Lazio? «Faccio parte della squadra e rispetto alle prime due stagioni, nell’ultima la situazione è cambiata molto. Prima ero solamente una riserva ma questi sono i vantaggi di un grande club. Ho convinto l’allenatore a mandarmi in campo, e così ho potuto aiutare la squadra».

In inverno si era parlato di un suo possibile passaggio al Bologna. Adesso ha qualche rimpianto di non essere partito? «Sono felice alla Lazio ma forse sarebbe stato meglio se avessi giocato con maggiore regolarità e per un periodo più lungo. Quando tornerò a Roma parlerò di tutto questo con l’allenatore».

È vero che in Italia tutti i giocatori hanno molta più fiducia in sé stessi? «Si tutti hanno molta fiducia, alcuni in maniera morbosa. Il calcio in Italia è lo sport principale ed è per questo che i giocatori si sentono importanti. Si sentono come degli dei e pensano di poter fare tutto. Quando sono arrivato alla Lazio io ero l’opposto ma adesso sono un po’ cambiato. Ho acquisito più fiducia in me stesso sia nel calcio che in altre cose»

Quindi anche te ti sei sentito come un Dio dopo aver segnato? «Dopo aver segnato si. Sono stati momenti bellissimi perché quando corri a braccia aperte sotto 30.000 persone che si alzano in piedi entri in un’altra dimensione. Quest’anno mi è successo almeno tre volte».

Cosa ti ha dato in più questa esperienza in Italia? «Sono cambiato ed è una cosa normale stando in Italia.Anche i piccoli gesti cambiano, le movenze, il modo di esultare. I miei compagni ci scherzano e mi gridano “grande Libor”. A ovviamente anche il modo di parlare cambia. Quando vado al ristorante poi non mi fanno mai pagare o al massimo mi fanno un grande sconto. Questo è strano perché uno si aspetta di pagare di più visto che fa il calciatore. Stessa cosa per i negozi di abbigliamento».

Dopo tre anni quindi hai un marchio italiano? «Si quello è inevitabile».

Il passato con la Lazio di Nedved ha condizionato la tua permanenza a Roma? «Un sacco. Lui è il più grande della Repubblica Ceca che ha giocato in quel club. Sento ancora parlare di lui in allenamento e il sentire il suo nome mi incoraggia».

Nella Lazio Nedved ha iniziato una grande carriera. Per te come è stato l’inizio? «I primi sei mesi sono stati terribili. Ho avuto una crisi e volevo andare a casa. Non ero felice e non credevo che avrei avuto successo. Stavo perdendo la fede ma in qualche modo sono sopravvissuto a quel momento».

Quanto è grande il salto dai campi di Opava all’Olimpico di Roma? «Naturalmente enorme. Non so nemmeno io come ho fatto. Il denaro è il cambiamento principale in ambito calcistico, ma il grande cambiamento è stato nel privato. Almeno due volte mi è capitato di vergognarmi per i vestiti che avevo, appesi nelle grucce in cabina. Tra me e me ho pensato che fossero abiti per una sfilata di Opava [ride…]. La loro moda è diversa e devo dire che a volte è troppo stravagante».

Con le donne come va? «Beh non mi lamento. Il calcio in Italia piace sia alle modelle che alle ragazze normali. Però io ho una fidanzata, Krystina. Un giorno siamo andati in discoteca e quando si sono accorti che ero un giocatore della Lazio, tante ragazze hanno cominciato a camminare dietro di me. Oppure anche per strada mi fermano tante persone. Per Krystina è stato un grande shock visto che arrivavamo dalla Repubblica Ceca dove ero un perfetto sconosciuto».

Con Krystina state insieme a Roma? «Ultimamente siamo stati insieme per quattordici giorni, poi lei è stata due settimane a Praga. Ma la prossima stagione starà fissa in Italia perché vuole tenermi sempre sotto controllo. E io voglio fare la stessa cosa con lei».

[Marco Ercole – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]