Lazio: carattere e cuore assenti, adesso non si può più sbagliare

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Il derby è una partita senza regole, non perché sia un far west, ma perché sfugge ad ogni considerazione. Non c’è classifica, non c’è momento di forma, non c’è sconfitta precedente che tenga e che influenzi i 90 minuti della stracittadina.

Il derby è cuore, agonismo e voglia di vincere, così si porta a casa e così si dimostra alla propria gente carattere e dedizione alla causa. La Lazio è mancata ancora sotto questi aspetti. Carattere e voglia, le due caratteristiche che i tifosi invocavano a gran voce alla vigilia e che la squadra di Reja ha di nuovo smarrito nel momento topico. Se nei derby precedenti, ci si è appellati ad arbitri poco attenti o a episodi sfortunati, dopo questa sconfitta l’analisi e l’autocritica deve essere lucida e per questo dura. Anche perchè ci si trova di fronte alla quinta sconfitta consecutiva nella stracittadina e non si può più parlare di caso. E’ evidente che la Lazio pecchi in mentalità e capacità di gestione di questa partita.

La Roma ha giocato meglio della Lazio, è vero non ha creato occasioni clamorose, ma il predominio è sempre stato nelle mani dei giallorossi. La squadra di Montella però ha avuto vita facile grazie all’atteggiamento rinunciatario e abulico della Lazio. Una partita piatta quella dei biancocelesti, partita che ha visto un approccio timido e timoroso, cosa che il derby non ti perdona. Lazio tradita anche dalla giornata nera dei suoi solisti, Zarate ed Hernanes hanno vagato per il campo senza mai dare luce alla manovra laziale e Floccari si è dimostrato ancora poco propenso a sfoderare grandi prestazioni nella stracittadina. Lazio che in due derby di campionato non è mai riuscita a segnare un gol ai giallorossi, che hanno la peggior difesa tra le prime otto in classifica.

Tra andata e ritorno, solo il Cesena è riuscito in questa particolare impresa. Biancocelesti che hanno poi palesato per l’ennesima volta un’incapacità di reagire, accompagnata da un nervosismo tipico di chi si sente impotente di fronte alle difficoltà. Un nervosismo che costerà tre giocatori nella partita con il Cesena, che diventa,ora, di vitale importanza. Un’isteria generale che si era già notata a Bologna e Cagliari e che forse tradisce la tensione di una squadra che si trova a lottare per obiettivi che neanche lei pensava di poter raggiungere. E’ questo il punto, per la volata Champions servono grinta, cinismo e intelligenza tutto quello che è mancato alla Lazio nel derby.

Reja ha fallito ancora l’appuntamento più atteso. Derby che, in qualsiasi modo dovesse finire questa stagione, rimarranno una macchia indelebile sull’annata laziale e del tecnico friulano. Stavolta le responsabilità del tecnico sembrano evidenti, l’atteggiamento in campo timoroso e rinunciatario, molto simile a quello dell’andata, è imputabile ad una errata preparazione, a livello psicologico, del match. Anche i cambi non hanno convinto, Hernanes nonostante fosse in ombra, dava la sensazione di essere l’unico in grado di poter rendersi pericoloso. La scelta di piazzare Zàrate su Burdisso e non su Riise (che aveva manifestato nelle ultime uscite notevoli difficoltà in fase difensiva) non è stata delle migliori, ma tant’è.

Oggi ad essere totalmente inadeguato è stato lo spirito, uno spirito che il derby pretende garibaldino (a proposito auguri Italia). Carattere che dobbiamo pensare ormai dote assente in questa squadra, che ha tradito ancora una volta le attese. Aspettative che erano altissime, per un derby che poteva dare tanto e che invece si è trasformato in un’amara disfatta. Sconfitta che non deve diventare, però, sinonimo di resa. La Lazio deve ripartire già da sabato contro il Cesena, per riprendere il suo cammino e cercare di riguadagnare punti importanti. Il campionato è ancora lungo e la Lazio può ancora dire la sua, anche se la macchia del derby difficilmente potrà essere lavata via.

[Marco Valerio Bava – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]