Lettera aperta al “vero” Leonardo: non all’imitatore di Mourinho, ma all’eroe romantico che fu

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Adesso fuori i colpevoli, perchè Leonardo, probabilmente, sei solo una vittima. Perdonatemi se per una settimana, divagherò senza parlare nello specifico di Milan, ma nei momenti immediatamente successivi ad Inter-Schalke, penso sia inevitabile: tanto più dopo la lezione di calcio inflitta dagli uomini di Massimiliano Allegri all’altra squadra di Milano.

Si diceva di Leonardo, massacrato sabato sera dal pubblico di San Siro: fin lì tutto lecito, perchè nella vita esiste il libero arbitrio, senza dimenticare che ad ogni azione corrisponde però una reazione. Poi, come d’incanto (e la citazione dell’amico Pellegatti non è casuale), finisce che prendi 8 gol nelle due partite più importanti dell’anno: ma come, non era il Nuovo Mourinho? Tutti ridono, tranne gli interisti, eppure sono gli unici responsabili: presi dal delirio di onnipotenza da Triplete, hanno creduto di essere immortali, lasciandosi scappare l’unico vero Fuoriclasse capace di riscrivere la storia del calcio.

Non solo: ai primi scricchiolii (in confronto ad oggi, passeggiate, visto che almeno il Mondiale meno competitivo della storia lo hanno vinto), hanno buttato sulla croce un ottimo allenatore come Benitez e, come chi per coprire i debiti di gioco continua a giocare e perdere, hanno rilanciato con Leonardo. La sera della vigilia di Natale, come se non si potesse aspettare altri due giorni: troppa la voglia di metterci il faccione, di catalizzare attenzione anche nelle festività, quando il calcio interessa a pochi, almeno in Italia. Già questo, Leo, avrebbe dovuto farti riflettere: chi è Narciso, chi ti ha dato fiducia quando non eri nessuno, nominandoti vice Presidente prima ed allenatore poi, o chi ha cercato di sfruttare il tuo personaggio solo per un dispettuccio di campanile?

Il resto l’ha fatto l’opinione pubblica: come se fosse lo stato sentimentale di Facebook, Leonardo è passato da “non sono un allenatore” a “sono potenzialmente il migliore del Mondo”. Qualcuno l’ha scritto, sul solito quotidiano: lui, quasi come vittima di un sortilegio, forse ci ha anche creduto, cambiando modo di fare, di vestirsi, di pettinarsi, di parlare, scimmiottando l’unico grande “Comandante”. Non ha cambiato modo di allenare però: si è visto. Qualche soddisfazione, un po’ di spettacolo, una difesa ballerina ed un centrocampo inesistente: lo chiamavano 4-2 e fantasia, Ferguson se lo ricorda ancora molto bene. Qua la musica sarà diversa, profetizzano: è appena arrivato il “nuovo Nesta” Ranocchia a far compagnia al “nuovo Inzaghi” Pazzini, con Kharja e Nagatomo a completare la corazzata. Guai a dire che sono giocatori da provinciale, di quelli che Josè, quello vero, non avrebbe mai voluto: chissà se a Leo hanno almeno chiesto un’opinione a riguardo. Poco importa, perchè l’Inter di Leo vola: polverizza il famoso record di Capello, quello dei 33 punti in 13 gare.

Come dite, perchè proprio 13 partite e non 15, o 20? Silenzio. I record si contano così, che ne sapete voi. Pato, Cassano, Matip, Raul, Edu: in campo ci sono andati i Ranocchia, Pazzini, Milito e soci… O no? Ora, tutti puntano il dito solo verso di lui: era un sognatore, un personaggio romantico, un eroe per tutti i Milanisti. Ha scelto di tradire se stesso, prima ancora che il Rosso ed il Nero: sarebbe bello, Leo, se ti fermassi un minuto e dicessi semplicemente… “Ho sbagliato”. Forse non basterebbe per tutti, ma sarebbe un gesto da Leonardo: da “quel” Leonardo che i Milanisti hanno conosciuto negli ultimi 13 anni. Da “quel” Leonardo che con il replicante mal riuscito odierno, ha poco in comune. Da “quel” Leonardo che anche con quei colori lì, che ti hanno usato e già scaricato, non c’entra nulla.

[Francesco Letizia – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]