Ma il Palermo in Europa ci è o ci fa? Milan, il nodo del mercato è Cassano

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Nella scorsa stagione il Palermo è stato eliminato dall’Europa League, nei gironi, da Cska Mosca e Sparta Praga. Nessuna di queste due squadre è poi approdata ai Quarti di finale, nessuna delle due quindi è entrata fra le prime otto della competizione. Quest’anno stesso andazzo per la squadra rosa, estromessa al primo passo in Europa League dal Thun, squadra svizzera che si prenota già per l’eliminazione, con tutto il rispetto, per uno dei prossimi turni della competizione. Insomma, il Palermo formato europeo è costantemente al di sotto della propria linea di rendimento in Italia. E in un periodo in cui il sistema calcio italiano è in forte recessione, questo è un grave problema. Sul coefficiente complessivo dell’Italia pesano tutti i passi falsi e a maggior ragione quelli del Palermo. Il malcostume tutto italiano, che non riguarda in ogni caso solo il Palermo, è noto: durante il Campionato si trasforma mediaticamente la qualificazione all’Europa League in un obiettivo e poi, alla prova dei fatti, si finisce in qualche modo per snobbarla. E qualche frase post-eliminazione buttata lì sulla differenza di condizione fra le squadre italiane e le altre, non cancella le perplessità. Tirando le somme, in Lega si fa fronte comune con le medio-piccole per strappare soldi alle grandi e poi quando si va in Europa ci pensino le grandi a spendere più soldi per allestire rose in grado di essere competitive in Champions o in Europa League, noi usciamo e non ne facciamo un dramma… E poi si ha anche il coraggio di attaccare i Club che spendono tanti soldi per gli ingaggi…Insomma in Europa non c’è traccia del Palermo competitivo e qualitativo del Campionato e della Coppa Italia. Forse perché non gioca contro il Milan, cui il presidente Zamparini è dipietristicamente molto affezionato. Forse per gratificare il calcio europeo dell’attenzione del Palermo, bisognerebbe chiedere all’Uefa di invitare le avversarie della formazione siciliana ad indossare le maglie rossonere. In questo caso, per il Palermo, finale garantita. Ma solo in questo caso evidentemente…

Antonio Cassano e Thiago Silva a Pechino: inseparabili. Grandi battute e grande feeling. Da qualsiasi immagine degli eventi commerciali, dall’adidas Store a Dolce & Gabbana, giunte in Italia traspare il buon umore di Antonio e il suo grande rapporto con l’ambiente e il resto dello spogliatoio. Ci sono però le dichiarazioni ufficiali della Società e dell’allenatore (“Deve dimagrire”, “Se non migliora sul piano atletico, ci sono diversi giocatori davanti a lui”) e quelle non ufficiali del giocatore. Tutti pensieri, non polemici, non esasperati, ma che pesano comunque sul momento complessivo e in un certo senso anche sulle prospettive a medio termine. E’ proprio per questi motivi che Antonio Cassano non è solo un grande giocatore, ma anche uno snodo decisivo dell’intero mercato del Milan e non solo del Milan che vivrà le sue battute decisive dopo Ferragosto. In soldoni: oggi il Milan sta ragionando sulla sostituzione di Andrea Pirlo, se dovesse esserci anche la partenza di Antonio Cassano i progetti e i sondaggi raddoppierebbero. Ma attenzione, come ha ribadito da Pechino Adriano Galliani, il Club rossonero non pensa alla cessione di Cassano e proprio Fantantonio, nei piani del Milan, resterà assolutamente in rossonero. Anche perché in caso contrario bisognerebbe sostituire sia Pirlo che Cassano. E i ritratti dei candidati alla sostituzione, secondo alcuni, sono già bell’è fatti, sembrano chiari e definiti. Un lombardo come Pirlo e un altro ex Real di lusso sembrerebbero attagliarsi perfettamente alla bisogna. Ma nel mercato dei sussurri e dei condizionali e non dei soldi, mai dire mai. In ogni caso, ed è questo il punto, Cassano andrebbe sostituito. Non si può parlare solo della sua partenza, perché è molto più eventuale ed ipotetica che reale. Alcuni rispettabilissimi settori della stampa scritta al seguito del Milan lo hanno già venduto e scaricato da tempo. Attenzione però: Antonio Cassano è un giocatore che nello scorso campionato, pur in pochi minuti di gioco e con una condizione non sempre al top, ha portato gol, assist e qualche punto. Svendere la qualità è un’operazione sempre possibile, sostituirla un po’ meno e infatti il Milan dichiara che l’ipotesi non è al vaglio. Nell’ambiente di ogni grande Club, con relativa grande stampa al seguito, c’è sempre qualche conto da regolare. Ma chi ama il Milan non ama sia fatto sulla pelle dello stesso Milan. E visto che sostituire il bistrattato Cassano è tutt’altro che semplice, calma e gesso please.

Vicenda infortunio Stankovic a Pechino. L’Inter ha ragione, quelle immagini non andavano girate. Come ha certificato la Lega calcio che è terza rispetto alle solite beghe da derby. La vicenda è chiara, lineare, l’Inter ha tutto il diritto di amministrare come meglio ritiene le proprie sedute di rifinitura e tale diritto è garantito dall’istituzione. Non c’è altro da aggiungere. Perché, allora, inquinarla con le solite, gratuite, insinuazioni su Mediaset e il Milan? Il collega in questione, Nando Sanvito, che fa il giornalista e ai giornalisti può capitare di entrare in rotta di collisione con qualsiasi società, è lo stesso che fece arrabbiare il Milan per una domanda non di campo, a Milan-Napoli 3-0 appena concluso, a Pato qualche mese fa. Quindi, c’è un giornalista, c’è una testata giornalistica, c’è il lavoro con le sue tensioni, può capitare che si arrabbi l’Inter e può capitare che si arrabbi il Milan. Inutile quindi perdere tempo ad avvelenare il biscottino per inzupparlo nella broda di Mediaset-Milan. Tutti i giornalisti bene informati e sul pezzo sanno benissimo che il format sportivo-informativo che da sempre affascina Adriano Galliani è quello di Sky Sport 24. E con Sky l’amministratore delegato parla spessissimo, lo ha fatto anche nel giorno del suo compleanno, al di fuori di qualsiasi trita e ritrita idea di strategia di gruppo con Mediaset. Cosa dovrebbe fare, allora, il Milan se la Gazzetta dello Sport dovesse proporre un argomento ad effetto non gradito al Milan…lamentarsi perché la rosea è troppo amica dell’Inter dopo le frasi dell’importante dirigente Rcs Flavio Biondi (“In Rcs siamo felici di collaborare con l’Inter, io sono interista e nasciamo interisti”) al recente Workshop nerazzurro? No, certo che no. Del resto Eto’o, Sneijder e Gasperini in questi giorni sono dovuti intervenire ripetutamente per smentire quanto scritto dai giornali che non sono Mediaset e non sono quindi strumentalizzabili in chiave rossonera sul presunto diverbio di Pinzolo. E per questo le smentite non hanno fatto notizia…

La Juventus del prossimo Campionato sarà molto forte in attacco, nella media a centrocampo e sotto la media in difesa. Se la giocherà e anche bene, con il vantaggio della sola partita da affrontare ogni settimana. Ma sul piano mediatico parte già in affanno. Sull’attaccante è accaduta la stessa cosa riscontrata sull’allenatore. Una sorta di climax discendente. Ricordate l’allenatore? Partiti forte con Hiddink, poi Villas Boas, quindi Mazzarri e alla fine Antonio Conte. Stesso discorso in attacco: bandiera a scacchi per Sanchez, Aguero, Tevez e Giuseppe Rossi, rettilineo finale per Mirko Vucinic. Attenzione, lo Scudetto mediatico non esiste e Conte e Vucinic sono professionisti di sostanza pronti a fare bene. Ma le aspettative sui nomi e sul prestigio dei nomi non sono state rispettate. Può capitare, come è capitato altrove nel passaggio da Biella e Capello a Giampiero Gasperini, ma gli indizi juventini sono più d’uno. Non sono colpe, né marchi d’infamia, mancherebbe altro, ma fare calcio andando subito sul concreto, sull’obiettivo finale, senza inseguire chimere, sarebbe più saggio e trasparente. In tempi come questi, soprattutto.

[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]