Milan, Allegri: Meno male che era muto

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n principio era Bernardo, il servo muto di Zorro, chiamato a servire un padrone difficile, a tamponare una situazione strana con l’addio del piacione Leonardo, che aveva lasciato un vuoto nei cuori rossoneri per il suo stile semplice e pacato e, a distanza di qualche mese possiamo dirlo, un bel po’ da ruffiano.

E’ partito dovendo convivere con Ronnie e con precisi dettami dirigenziali. Non avevo creduto alle capacità di questo livornese con l’hobby del basket, ed è bello una volta tanto dire “sì, ci eravamo sbagliati”. Con Massimiliano Allegri e anche con la dirigenza che ha saputo intravedere in lui il felice e abile nocchiero per nuove ed impreviste imprese.

Quanto sembra lontano lo stesso periodo dello scorso anno, quando arrivammo a un soffio sul più bello e crollammo a pochi passi dalla meta di uno scudetto che avremmo potuto soffiare all’Inter di Mou, dovendo poi subire l’onta del triplete, dei due derby strapersi, ma soprattutto degli sfottò interisti. Leo ha dimostrato anche quest’anno di non essere un allenatore ma un paroliere. E con le parole non vai da nessuna parte ma collezioni tonfi clamorosi. Come in Champions, il 4 a 0 a Manchester superato solo dal 5 a 2 interno dell’Inter con lo Schalke.

Mister Max invece ha gestito con maestria lo spogliatoio senza mai far trapelare nulla di sconveniente all’esterno, ha chiesto e cercato rincalzi di lusso che hanno portato fluidità e sicurezza in una squadra che ha cominciato a far a meno dei suoi totem sacri, creandone di nuovi, ma soprattutto cementandosi in un gruppo e non contando solo su singoli di successo. Doveroso e necessario cospargersi il capo di cenere per colui che ha riportato il Milan sul trono d’Italia. Se farà il bis con la Coppa Italia sarà ancora più bello, per il momento godiamoci questo (quasi) titulo che interrompe la dittatura telefonica in vigore in Italia dal 2006. Si può però cambiare gestore telefonico. Quindi, Allegri.

[Beppe Rasolo – Fonte: www.ilveromilanista.it]