Milan: curiosità sui corner …

250

A chi segue con continuità le partite del Milan questo è un particolare che non può essere sicuramente sfuggito: la formazione rossonera batte la stragrande maggioranza dei propri corner corti, appoggiandosi ad un uomo che viene incontro al battitore e trasformando così il cross in mezzo all’area in un’azione che può concludersi anche in modo diverso; ciò però spesso si traduce nel vanificare un’azione d’attacco.

La “brutta abitudine” in realtà non è assolutamente cosa recente: dopo i primi anni sotto la guida di Ancelotti infatti il Milan ha fatto sempre più ricorso a questo singolare metodo d’esecuzione. La causa? La partenza di Shevchenko. Perso l’ucraino infatti, giocatore che malgrado la non elevatissima stazza era molto abile a colpire il pallone di testa [chiedetelo alla Svezia di Ibrahimovic, trafitta per due volte in questo modo ai recenti europei], i rossoneri si sono ritrovati senza un punto di riferimento stabile per attuare i propri schemi d’attacco. Ancelotti fece quindi di necessità virtù, ideando un nuovo modo di ttaccare sui corner. Nel corso degli anni questo particolare modo di battere gli angoli si è radicato così profondamente nella mentalità dei rossoneri che non si è mai tornati al metodo di battuta classico, pur se nel frattempo a milanello sono arrivati giocatori molto abili nei colpi di testa. Sostanzialmente però, malgrado questi arrivi, si può dire che negli ultimi anni, gli ultimi della gestione Ancelotti, quello di Leonardo e i due di Allegri, il Milan non ha più schemi su calcio d’angolo.

Gli svantaggi sono notevoli e lo dimostrano le cifre: negli ultimi anni il Milan ha segnato pochissimo su calcio d’angolo, perdendo di fatto diverse opportunità offensive per ogni gara. Per capire quello che stiamo tentando di spiegare basta guardare la foto qui sopra, che fotografa alla perfezione una delle tipiche situazioni che si vengono a creare quando i rossoneri hanno a disposizione un calcio dalla bandierina: solitamente, come detto prima, un uomo viene incontro al battitore per offrire la soluzione corta, un altro uomo [di solito uno dei più bravi nei tiri da fuori, ma negli ultimi anni abbiamo visto spesso Van Bommel in questo ruolo] rimane sulla trequarti offensiva in modo da poter sfruttare un’eventuale ribattuta o cercare uno spazio per liberarsi ed essere servito per concludere a rete, e altri tre o quattro giocatori rimangono abbastanza alti, in quanto sanno che non è necessario attaccare la profondità perchè non arriverà nessun cross direttamente dalla bandierina. Questo comportamento così attendista crea una zona d’ombra che nessuno dei rossoneri attacca: così facendo il portiere non è mai sotto pressione e i centrali avversari possono seguire lo sviluppo dell’azione rossonera.

La mancanza di profondità del gioco rossonero è un problema che si è molto accentuato sotto la gestione Allegri, e si estende a tutto il gioco in generale dei rossoneri, non solo sui calci d’angolo: avendo come terminale offensivo un giocatore dalle caratteristiche di Ibrahimovic infatti, il quale ama molto arretrare per trovare gli spazi in cui essere servito, ai rossoneri spesso manca un punto di riferimento in avanti e ciò non consente rapidi ribaltamenti di fronte alla formazione milanista: questo porta problemi quando si gioca con squadre che si coprono velocemente in quanto diventa difficile organizzare rapidamente una manovra offensiva corale; meglio sarebbe in queste circostanze cercare l’uno contro uno e ribaltare velocemente l’azione, per sfruttare il malposizionamento degli avversari. Riteniamo che questi aspetti, in vista dell’imminente raduno di Lunedì 9 Luglio, debbano essere rivisti e migliorati  dal tecnico rossonero.

[Alessandro Alampi – Fonte: www.ilveromilanista.it]