Milan, il punto: 4-2-3-1 inadeguato contro le squadre dalla mentalità

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Tutti i dubbi e le perplessità che avevamo già espresso alla vigilia si sono, purtroppo palesate nel pomeriggio di ieri a San Siro: il Milan perde, e perde molto male, contro una Fiorentina che è scesa in campo con il giusto atteggiamento psicologico, da grande squadra che non va al Meazza preoccupandosi di non prendere gol, ma ci va attaccando e cercando di imporre il proprio gioco [ne è dimostrazione il dato sul possesso palla, solo leggermente a vantaggio dei rossoneri].

Contro squadre che hanno una mentalità spiccatamente offensiva, il 4-2-3-1 semba essere un modulo inadeguato. D’altra parte, l’impressione è che Massimiliano Allegri sia alle prese con la classica situazione della coperta troppo corta: il 3-4-3 visto qualche settimana fa restituiva un po’ di solidità difensiva alla squadra [trasformandosi di fatto in un 5-4-1 in fase di non possesso], di contro però non permetteva di sviluppare efficacemente l’azione offensiva; il 4-2-3-1 invece è modulo decisamente più funzionale per la manovra offensiva, perchè riesce a portare un giocatore sulla trequarti che dovrebbe occuparsi di gestire l’azione d’attacco, ma lascia una difesa già povera di grandi talenti individuali ancor più scoperta alle offensive avversarie. Probabile dunque che la soluzione definitiva potrebbe non essere riposta in nessuna di queste due strategie, ma purtroppo i limiti di organico che questa squadra si trascina a dietro complicano la ricerca di una soluzione stabile e definitiva. A nostro avviso in soccorso del Milan potrebbe arrivare però tra poche settimane un recupero di cui si parla poco, ma che potrebbe essere in grado di restituire equilibrio alla strategia rossonera: Sulley Muntari.

Ma se da una parte questi elementi possono deporre quantomeno come scusante per Massimiliano Allegri, le giustificazioni per il tecnico si fermano qui. Alcune scelte di formazione infatti ci hanno lasciato molto perplessi: nel nostro articolo di presentazione tattica infatti abbiamo noi stessi suggerito l’utilizzo di Boateng, un giocatore che per caratteristiche avrebbe dovuto essere funzionale al tipo di partita che attendeva il Milan, ma non ci saremmo mai aspettati che il giocatore sacrificato per lasciare il posto al Tedesco-Ghanese fosse Bojan. L’ex Barcellona trequartista era un’idea per cui ci eravamo complimentati con Allegri, ma a questo punto appare un tentativo casuale piuttosto che una scelta figlia di un ragionamento: lo spagnolo infatti ha molta più tecnica di Boateng, riesce a imprimere ritmo e a creare un buon palleggio sulla trequarti offensiva, rendendo la manovra dei rossoneri più rapida e imprevedibile. Di contro, è ovvio ormai a [quasi] tutti che Boateng, orfano di Ibrahimovic, non può giocare sulla trequarti: Boateng non ha mai creato gioco al Milan, era un incursore avanzato molto abile a sfruttare gli spazi aperti dallo Svedese. Chiedere ora a Boateng di fare gioco, per usare un paragone estremizzante ma che rende bene l’idea, è come se Ancelotti avesse chiesto a Gattuso di giocare nel ruolo di Pirlo. Insomma, la scelta di togliere dal campo Bojan per fare posto a Boateng appare del tutto incomprensibile: di questo modo si rischia di perdere psicologicamente un altro giocatore; siamo convinti che Boateng possa essere un elemento importante per ogni squadra, ma al Milan in questo momento non riesce ad incidere semplicemente perchè gioca fuori ruolo. Andare avanti a schierarlo in quella posizione significa continuare a fargli collezionare prestazioni poco convincenti, sconfortando il giocatore e rendendo il suo rapporto con San Siro negativo [ieri, per la prima volta forse, Boateng è stato fischiato pesantemente dallo stadio ndr].

Non ci ha convinto nemmeno l’atteggiamento psicologico complessivo della squadra ieri; abbiamo sempre detto che i rossoneri non hanno mai lesinato impegno fino a questo momento, ma l’impressione che abbiamo avuto osservando la gara di Domenica pomeriggio è stata quella di una squadra scesa in campo senza la giusta cattiveria e concentrazione necessarie per affrontare un certo tipo di avversari. La prestazione di Mexes da questo punto di vista è stata molto negativa; ci riferiamo sopratutto al secondo gol della viola, quello di Borja Valero: troppo molle il francese, che rappresenta l’elemento di maggior esperienza della retroguardia rossonera e da cui ci si attende per questo decisamente di più; un gol del genere non può essere subito se ti chiami Milan. Ma oltre al francese anche altri giocatori sono sembrati smarriti dal punto di vista psicologico: Pato stesso non sembra in grado di uscire dal tunnel, a maggior ragione dopo il rigore sbagliato ieri pomeriggio.

Serve quindi una scossa psicologica: è logico che se giocatori come Mexes, Boateng e Pato, che dovrebbero essere colonne portanti di questo Milan, non rendono al meglio diventa difficilissimo uscire dalla crisi. Il francese va strigliato e spronato ad avere il giusto atteggiamento, a Boateng va trovato un nuovo ruolo [io lo proverei in mezzo al campo, come mediano ndr] in grado di esaltare le sue caratteristiche e far ritrovare al giocatore fiducia e a Pato bisogna far capire che è venuto il momento di prendersi delle responsabilità e se non vuole diventare un ex giocatore prima del tempo deve scrollarsi di dosso ansie e paure e tornare a giocare con la mente libera. Questi tre giocatori sono gli elementi fondamentali dai quali a nostro avviso passa il destino della stagione rossonera: se non vengono recuperati difficilmente il Milan potrà fare un salto di qualità; resta da capire se ci sia ancora sintonia tra il tecnico e alcuni dei suoi giocatori. In caso di risposta negativa al quesito, bisogna assolutamente fare qualcosa per il bene del Milan.

[Alessandro Alampi – Fonte: www.ilveromilanista.it]