Milan, il punto: la sfida di coppa ha evidenziato i soliti problemi

225

L’ennesima (anche se indolore) débâcle casalinga (ormai un habitué per il popolo rossonero), ha fotografato alla perfezione e senza inutili sfumature questo deprimente Milan 2012-2013: squadra con poco carattere, sempre pronta a mollare, a staccare la spina e il piede dall’acceleratore, a snobbare l’impegno, in soldoni a… deludere. Premessa: Pazzini e compagni hanno anche disputato una discreta partita ma quanta pochezza, quanta sufficienza, quanta spossatezza.

Milan-Zenit ha evidenziato i soliti problemi: tanti, troppi attori hanno ormai smesso (da tempo) i panni da protagonisti per indossare stracci e gel, quest’ultimo buono per la cresta ma un po’ meno per i risultati. E così Robinho mette in bella mostra la sua personalissima involuzione, seguito a ruota dall’ex principe Boateng, un precursore in tal senso (bella gara tra i due). Pazzini non ha ancora giustificato la “pazia” del suo acquisto, Emanuelson continua a correre senza però capirci (e farci capire) un granché, Flamini è ormai un corpo estraneo (forse lo è sempre stato), Bojan ancora un piccolo, discontinuo oggetto misterioso.

Tanto fumo, insomma, poco arrosto e zero gol, per un Milan che abdica dopo (appena) quattro risultati utili consecutivi, tra campionato e Champions. Lo fa nel match certamente meno importante, questo è vero, ma è comunque un segnale di una squadra che non ha ancora la mentalità giusta. In casa, di fronte al proprio pubblico, con un milione da incassare, un ranking da scalare e una dignità da… riconquistare, bisogna vincere punto e basta, aldilà della posta in palio, aldilà di tutto.

Ok, sembra quasi assurdo fare un processo al ko più inutile della storia rossonera, ma è più un rimprovero, un pizzico, uno sfogo, anche perché il diavolo passa sì al prossimo turno di Champions, ma senza aver mai vinto in casa, pareggiando due volte e perdendo l’ultima cena. Un magro bottino, un cammino che denota un sostanziale smarrimento, una evidente ansia da prestazione, uno stress da brutta figura. I fischi, insomma, fanno male, molto male. Così come lo sguardo rigido e giustamente arrabbiato di San Siro, da sempre padre severo, giustiziere in un senso o nell’altro.

Ma pensiamo al campionato, anche perché, almeno lì, il fluido mistico di Silvio Berlusconi sembra far effetto (perlomeno fin qui). A Torino, sponda granata, non sarà certo una passeggiata. Rientreranno i titolari, forse mancherà Montolivo (brutta perdita), sicuramente il Boa (buona perdita). El Shaarawy giocherà ovviamente dal primo minuto, una boccata d’ossigeno per i sostenitori rossoneri, sempre appesi a quella faraonica speranza, l’unico in grado di buttarla dentro.  Allegri ha una formazione da inventare: Robinho o Bojan? Pazzini punta centrale? E in mezzo, in caso di forfait del Monto, Ambrosini o Emanuelson? Forse Flamini? Quali saranno i centrali di difesa? Zapata ha fatto un figurone contro i russi di Spalletti ma probabilmente si riaccomoderà in panchina per lasciar spazio all’esperienza di Mario Yepes, ad oggi in assoluto (per distacco) il più affidabile tra i difensori di casa Milan. E in porta? Abbiati è il titolare ma sono in continua crescita i supporter milanisti che abbracciano la tesi del ”ma perché?”. In fondo, uno dei tanti “ma perché?” di questa strampalata annata…

[Salvo Trovato – Fonte: www.ilveromilanista.it]