Moratti ed Agnelli, Cassano non è un affare per voi. La confusione di Allegri e l’Inghilterra di Ancelotti. Bravo Abete, la strada è quella giusta

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Il “pasticciaccio” che ha combinato Antonio Cassano è un assist, di quelli alla Roby Baggio, per tutti gli operatori di mercato. Con i suoi insulti al Presidente Garrone ha aperto la sessione invernale con tre mesi di anticipo: lo ringraziamo per questo. In molti potrebbero avere un valido motivo per puntare su Antonio Cassano, ma chi metterà sotto contratto l’attaccante barese dovrà essere consapevole del fatto che avere Cassano nello spogliatoio è come andare in giro con un pitbull senza guinzaglio: rischiosissimo!

Ci potrebbe fare un pensierino il Napoli, visto che Mazzarri è stato uno dei pochi in grado di porre dei limiti ad Antonio (ma De Laurentiis preferisce non accollarsi un ingaggio da 6 milioni lordi a stagione). Potrebbe provarci il City, grazie ai buoni rapporti che Cassano vanta con Mancini, o l’Inter di Moratti, anche se con il buonismo di Benitez si finirebbe a piatti in faccia al secondo minuto del primo tempo. Scartiamo il Milan ma non la Juventus, anche se Marotta (vedi Ziegler) non vorrebbe arrecare disturbo alla famiglia Garrone; il problema è proprio questo: un intervento, oggi, della Juve potrebbe essere visto come un favore da parte di Marotta alla Samp e non uno sgarro.

Cassano, però, ha stufato. Chi ha saputo cosa vuol dire giocare per strada e sui campi impolverati dovrebbe apprezzare maggiormente il dono che Dio gli ha concesso. Antonio ha due piedi di velluto ma, come dimostra la sua carriera, servono a poco se la testa non li comanda. Abbiamo aggiunto un tassello. Finora aveva litigato con compagni (Totti), allenatori (Capello e Delneri) ma aveva risparmiato i Presidenti. Quanto detto e fatto a Riccardo Garrone è solo la punta dell’iceberg, sintomatico di un ragazzo che non è mai cambiato; ci hanno raccontato la favoletta che fosse maturato negli ultimi due anni, ma ci siamo fermati alla prima pagina del racconto.

L’anno scorso arrivavano in Redazione mail di protesta da parte dei tifosi della Samp per gli attacchi a Cassano. “Smettetela, siete patetici, sempre contro Antonio. Lui è cambiato davvero”. Bello il mondo dei tifosi, perché molte volte sono costretti a credere a quel che altri vogliono far credere loro. Certo è che se nessuno gli racconta dei piatti tirati a Delneri, se nessuno dice dei “vaffa” a Mazzarri, la verità resterà sempre nascosta. Uno come Cassano non cambia mai; si può pensare di addolcirlo per i primi mesi, ma poi torna quello che è. Si è giocato la Nazionale e, forse, anche quel briciolo di credibilità che gli era rimasto. Moratti ed Agnelli ne stiano alla larga. In questi giorni, però, in pochi hanno raccontato che, oltre al mancato premio ritirato, l’ira funesta è scattata anche per una proposta di spalmamento contrattuale. Quando giovedì sera le acque si stavano agitando, su Sportitalia Alfredo Pedullà ci ha illustrato un quadretto che poi abbiamo ritrovato su tutti i giornali.

Il Presidente Garrone aveva proposto a Cassano un prolungamento dal 2013 al 2015 per spalmare i circa 6 milioni di euro lordi a stagione. Non per mancanza di denaro ma per questioni di bilancio della Samp, che, prima di Cassano, non aveva mai speso tanto di ingaggio. La possibilità di una risoluzione contrattuale nasce dall’idea del commercialista di Garrone (il vero braccio destro del Presidente ed uomo di fiducia della Erg, con sede a Milano) di rinunciare ai 18 milioni di euro di stipendi in tre anni e, allo stesso tempo, di far cadere la clausola rescissoria di 20 milioni di euro. Tradotto: la Samp non percepirebbe nulla dalla cessione di Cassano, la quale avverrebbe a costo zero, ma risparmierebbe comunque 20 milioni di ingaggio. Tutto ciò in attesa del Collegio Arbitrale che potrebbe bloccare gli stipendi al tesserato e potrebbe costringerlo a pagare una multa salata. Non vorremmo essere nei panni di Beppe Bozzo, agente abile ed intelligente, ma avere la procura di Cassano a volte può essere più una sfortuna che una fortuna.

Il caso Cassano ci ha portato via troppo tempo e troppe righe, questo lunedì. Un’osservazione sul Milan, in attesa di essere smentiti contro il Real Madrid. Allegri si trova in una centrifuga, costretto ad accontentare il Presidente Berlusconi ma obbligato a far violenza al suo credo calcistico. A Napoli andò bene ai rossoneri, ma con la Juve sono emersi tutti i limiti di una squadra costruita su un singolo: Ibrahimovic. L’atteggiamento di Pato ci fa riflettere, speriamo che dietro non ci sia nessuno a tramare per giugno. La difesa made in Italy combina troppi guai e, se anche Pirlo sbaglia passaggi da 5 metri, vuol dire che le condizioni per vincere lo scudetto ancora non ci sono.

La notizia di mercato che vi abbiamo dato sabato pomeriggio su Radio 1, con Simona Ventura, merita una breve considerazione. Ancelotti sulla panchina dell’Inghilterra nel 2012, dopo l’Europeo al posto di Capello, è certamente una sensazione nuova per il calcio italiano. Vuol dire che il nostro modello piace, ma potrebbe significare anche che l’Inter nel 2012 potrebbe tornare alla carica con Don Fabio. Ancelotti non rinnova, per il momento, con il Chelsea dove guadagna 7 milioni di euro a stagione. Potrebbe mantenere lo stesso contratto con la Federazione Britannica ma per due anni, fino al 2014, data del mondiale in Brasile. Capello oggi percepisce (fino al termine dell’Europeo) complessivamente 8,8 milioni di euro. Non aspettatevi conferme due anni prima, le smentite di rito sono scontate.

Da amanti della verità dobbiamo pubblicamente fare i complimenti al Presidente della F.I.G.C., Giancarlo Abete, dopo averlo criticato aspramente nel post Mondiale. Ci limitiamo a commentare l’operato di una Federazione o di un Presidente. Critiche quando si sbaglia, complimenti quando si lavora (bene). Ciro Ferrara era tanto inadeguato per la Juventus, quanto adeguato per seguire un progetto di giovani. Buona anche la posizione che la Federazione sta avendo nel braccio di ferro tra Lega ed AIC per il rinnovo di contratto collettivo dei calciatori. Ci dicono, dalle stanze di Roma, di un Abete a lavoro 24 ore su 24 per provare a cambiare il calcio italiano; non sarà facile ma già l’impegno profuso, insieme al braccio destro Valentini, merita una nota di approvazione. Il pelo nell’uovo: che significato ha avuto, se non di immagine, ingaggiare Sacchi, Baggio e Rivera? Se Abete continua su questa strada, senza false influenze e senza commettere gli errori del passato più recente, davvero può cambiare una Federazione che si vanta di illustrare 4 stelline nel proprio logo.

[Michele Criscitiello – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]