Napoli, il punto: i benefici del 4-3-3

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logo Napoli“Così è rinato Hamsik” ha titolato il Corriere dello Sport Campania,“Hamsik maratoneta di Napoli” ha scritto in prima pagina la Gazzetta dello Sport. Sarà rimasta negli occhi di tutti quella scivolata del capitano che chiude la ripartenza della Fiorentina e poi incita il San Paolo a caricare la squadra. Un Hamsik prezioso in mezzo al campo, un Hamsik finalmente capitano. Ma non è il solo rivitalizzato dalla cura Sarri. E non ci riferiamo soltanto all’aspetto psicologico, anzi vogliamo concentrarci su quello tattico. Rispetto al 4-2-3-1 di Benitez ed al 4-3-1-2 del primissimo Sarri sono tanti i calciatori che hanno migliorato e non poco le loro prestazioni. Insomma il 4-3-3 è il modulo perfetto per questa squadra, soprattutto per certi calciatori, e forse è proprio questa una delle differenze più importanti rispetto allo scorso anno.

HAMSIK  I numeri dicono che la resa con Benitez era stata positiva. Ed in effetti qualità, gol ed assist non erano mai mancati. Ma lì sulla trequarti lo slovacco faceva comunque fatica. Spariva tra le linee, si vedeva poco e non riusciva a dare alla squadra quel contributo in fase di non possesso che si rivela invece fondamentale. Insomma troppo spesso lo slovacco tirava fuori il coniglio dal cilindro e poi spariva dal gioco. Ora, invece, si sente leader e protagonista. Non solo perchè resta finalmente in campo per tutti i 90 minuti ma anche perchè lì in mezzo può dare il contributo che serve alla squadra in fase di rifinitura ma anche in quella difensiva. D’altronde per sua stessa ammissione quel ruolo da mezz’ala gli piace tanto, e se un modulo privilegia Hamsik, è un motivo in più per sceglierlo.

INSIGNE – Se un calciatore va alla scuola di Zeman poi ne resta segnato. Ed è lì da ala sinistra che il talento di Frattamaggiore può dare il meglio di se. Mai aveva segnato così tanto, mai il suo talento s’era messo in mostra in modo così cristallino. Il lavoro con Benitez è stato importante per la crescita del ragazzo che è migliorato tanto in fase di non possesso e in quanto al sacrificarsi per la squadra. Ma lui è uno che deve stare più vicino alla porta, perchè, come sta dimostrando, se messo nelle condizioni giuste può essere letale. Anche il ruolo da trequartista, che lui stesso aveva chiesto, non riusciva a mettere in mostra le sue vere qualità che si vedono al meglio quanto parte da sinistra.

JORGINHO – E’ il simbolo del nuovo Napoli. Il regista che è mancato al Napoli da anni. Sia Mazzarri (che rifiutò Verratti) sia Benitez ne hanno sempre fatto a meno. L’anno scorso l’italobrasiliano era timido e impacciato. Oggi ha lasciato in panchina uno dei giocatori migliori dello scorso campionato (Valdifiori) e si sta mettendo in mostra anche in prospettiva nazionale. Non solo ha piedi buoni in fase di impostazione ma è anche più sicuro in quella di interdizione. D’altronde essere coperti da due mezz’ali invece che essere lasciati soli in mezzo al campo con un altro uomo è tutta un’altra storia. Chissa, forse giocando così, anche Inler avrebbe fatto vedere qualcosa di meglio.

KOULIBALY e ALBIOL – Loro il ruolo non l’hanno cambiato, ovviamente. Sono difensori centrali e lì sono rimasti. Ma ora si muovono in modo più ordinato e preciso e sono più sicuri quando intervengono. Merito di Pepe Reina che non soltanto dà la sicurezza e l’affidabilità che l’anno scorso mancavano, ma indica anche alla sua retroguardia i movimenti da fare. Ma non è solo merito del portiere spagnolo. Il centrocampo a tre aiuta molto di più la squadra, Allan e Hamsik danno un contributo fondamentale ed i terzini si muovono in modo dà non lasciare mai scoperta la difesa.

Insomma sembra quasi che Sarri abbia la bacchetta magica. In realtà ha soltanto messo i giocatori al posto giusto. Semplice, ma non da tutti.

[Dario De Martino – Fonte: www.tuttonapoli.net]