Napoli, il punto: riflessioni sulla gara giocata all’Olimpico

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logo-napoliLazio-Napoli ha lasciato qualche incertezza e alcune note positive. L’approccio molle di gran parte della squadra resta un mistero considerata la posta in palio. Tuttavia, la squadra ha saputo reagire mostrando il consueto carattere, stimolato dalla puntuale e opportuna strigliata di Mazzarri tra le due frazioni di gioco. Nel primo tempo si è salvato soltanto Hamsik, l’unico a metterci la giusta determinazione. Nella ripresa, poi è emerso ancora una volta il talento di Insigne. Il giovane napoletano ha cambiato la partita facendo impazzire Konko con i suoi dribbling. Resta, però qualche dubbio sull’equivoco tattico che persiste intorno al talentuoso attaccante. Premesso che Mazzarri resta l’artefice principale dei successi azzurri, la straordinaria motivazione dei “titolarissimi” e la notevole capacità di leadership all’interno del gruppo rappresentano i perni principali della sua gestione. Tuttavia, il tecnico insiste sull’equivoco tattico intorno ad Insigne.

Il fantasista di Frattamaggiore viene impiegato sistematicamente nel ruolo di tornante sinistro, anche quando si è trattato di rilevare Pandev, che gioca da seconda punta sistemata sul lato destro del fronte offensivo partenopeo. Un ruolo che può certamente ricoprire, così come capita con l’Under, e lo dimostra la bella prestazione di Roma unita ad altre positive uscite. Tuttavia, i dubbi restano soprattutto quando è lo stesso giocatore, ad una domanda ben precisa, a parlare serenamente di adattamento. Perché Insigne può giocare lì ma non si esprime al massimo? Basta guardarlo, magari con la visuale dello stadio, per rendersi conto che è capace di mostrare il suo talente nel breve, negli spazi stretti e non troppo lontano dalla porta. Per esprimersi al meglio partendo da una distanza troppo lontana dalla porta, Insigne dovrebbe avere maggiore potenza nelle gambe e forza fisica tale da permettergli di respingere le cariche che arrivano dagli avversari quando si punta la porta a cinquanta metri da essa. Le caratteristiche dell’attaccante azzurro, invece, sono tecnica, dribbling negli spazi stretti e buona visuale della porta, quando ha modo di vederla…

Insigne è principalmente un attaccante, una seconda punta che, date le doti tecniche e lo spirito di sacrificio giustamente stimolato da Mazzarri, si adatta bene nel ruolo di tornante sinistro, ma non dà alla squadra il meglio di se. Volendo fare dei paragoni con il passato, esclusivamente sotto il profilo delle caratteristiche, Insigne è molto più vicino a Zola che a Donadoni, molto più simile a Giovinco e Beppe Rossi. E non bisogna andare troppo lontano con il tempo quando mister Sacchi adattò il tamburino sardo sull’ala sinistra ai tempi dei mondiali americani. Tuttavia, l’ex tecnico del Milan aveva una coppia di attaccanti come Baggio e Signori e per lui diventava davvero difficile inserire Zola in un contesto più consono. Per quanto riguarda l’utilizzo di Zeman del giovane azzurro ai tempi di Pescara, è in atto una confusione tattica notevole. É pur vero che anche nel settore del giornalismo sportivo, così come in politica, ci sono i “dinosauri” che anche dopo l’età pensionabile insistono a rubare spazio ai giovani, ma senza avere lo spirito critico di aggiornarsi, soprattutto con la tattica.

Zeman è l’unico allenatore della Serie A che schiera un tridente puro e Insigne, in quel contesto, giocava da attaccante sinistro, non da tornante. Inoltre, il gioco di Zeman prevede i tagli delle punte esterne verso l’area in modo da sfruttarne le capacità realizzative. Ecco spiegati i tanti gol segnati dall’attaccante sinistro Signori del tridente di Zeman di qualche anno fa e da Insigne, nel recente passato. I giovani, sempre nell’interesse del club, vanno in ogni caso messi in condizione di rendere al meglio delle loro possibilità, soprattutto in una società che punta a cercare  e lanciare costantemente nuovi talenti per garantire la continuità del suo progetto. Pertanto, l’adattamento a tutti i costi per ragioni anagrafiche appare davvero fuori luogo sia nel contesto societario sia per quanto riguarda il tipo di attività in oggetto. La carta d’identità può incidere in una caserma ma non in una disciplina dove vince soprattutto chi ha più talento, e non chi è più “vecchio”.

[Marcello Pelillo – Fonte: www.tuttonapoli.net]