Napoli: a Genova per imparare la lezione di Catania

219

Devastante negli spazi, intenso per 90′, affamato di vittoria, trame al massimo a due tocchi, rapidità nelle transizioni e nel giropalla, cambi di campo alternati a schemi palla a terra, mutuo soccorso tra tutti gli elementi: con la Lazio é tornato il vero Napoli made in Mazzarri, quello che può vincere contro chiunque in partite singole. Ora, però, spazio alla calma e all’equilibrio: il Napoli é forte, nel bene e nel male, dá garanzie e lotterà per un posto in Champions. Se può fare un salto in avanti lo dirà solo il tempo e la crescita di alcuni elementi secondari ma essenziali per la funzionalità- a lunga gittata- della rosa. Quel che é certo è che il Napoli deve stare sempre sulla corda per potersi esprimere, deve essere sempre pungolato a dovere per dare il meglio di sé. Non é una novità scoprire che il Napoli ha tanti leader nello spogliatoio (De Sanctis, Cannavaro e Aronica «parlanti», Hamsik, Pandev e Cavani silenziosi) ma non una spiccata personalità. Questo vuol dire che in certe gare la «lettura» mentale non é immediata, anche perché  Il vero leader é Mazzarri. La sfida di Genova con la Sampdoria é, in tal senso, indicativa: gli azzurri dovranno dimostrare di non essersi di nuovo ripiegati su se stessi, adagiati sulle loro qualità. Dovranno dimostrare d aver capito la lezione di Catania, giocando in modo intenso e cattivo, aggressivo e dinamico, al di lá del risultato.

Inoltre,ed anche questa non é una novità, il Napoli é devastante negli spazi e va in difficoltà contro squadra chiuse, anche se nel passaggio da Lavezzi-Gargano a Pandev-Inler ha guadagnato in ragionamento e perso in accelerazioni. Se poi, oltre ad un Catania (per esempio) barricato incontra anche la giornata no di 7 elementi su undici, é ovvio che non riuscirà mai a vincere. Flashback dal San Paolo: Cavani che abbraccia, per primo, Insigne dopo il primo gol alla Lazio, Cavani che si arrabbia con Lorenzo e con Vargas a fine gara per un passaggio mancato. Eh sí, perché il Matador é tempista, mezzofondista, é bomber e straordinario centravanti atipico a tutto campo, ma é soprattutto un feroce cacciatore di vittoria, ha una mentalità da belva vincente. É la sua piú grande qualità, non é un caso che sia uscito con un mezzo sorriso dal campo, perché se potesse vorrebbe vincere sempre, vorrebbe segnare anche 10 gol a partita. Non si accontenta mai, e questa é una virtù che può trascinare gli altri azzurri verso traguardi sempre piú prestigiosi. A fine partita Cavani ha abbracciato Insigne, cancellando la «ramanzina» di poco prima: tra Edi e Lorenzo c’é grande feeling, motivo in piú per guardare con fiducia al futuro.

[Dario Sarnataro – Fonte: www.tuttonapoli.net]