Pescara-Inter 0-3: qualità e quantità, i neroazzurri ritrovano l’idea di gioco

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Finalmente“. La sensazione è di quelle estremamente piacevoli, liberatorie, soddisfacenti a tal punto da sentirsi meglio. Dopo un anno di confusione tattica, tecnica e manageriale, l’Inter sta costruendo la sua giostra. E ha restituito il piacere di vederla giocare a calcio. Questa è la prima vittoria di Andrea Stramaccioni, che nel primo test in campionato col Pescara ha dimostrato tanto: il segnale più importante di questa Inter è che tutti remano dalla stessa parte. Convinti dell’impostazione tattica, tecnica e anche dirigenziale, perché – oltre al campo – anche il mercato ha offerto esattamente quello che serviva.

IL TRIONFO DELL’IDEA DI GIOCO – Il gioco, dicevamo. Un gioco di qualità, velocità, palla a terra e concentrazione a livelli massimi. Contro un Pescara per larghi tratti non all’altezza (ma a fine agosto ci può stare), l’Inter non è incappata in un tipico errore su campi così contro avversari così: la fretta. La squadra ha saputo aspettare, costruire le sue trame di gioco, nonostante un avvio di gara ostico. Dal primo all’ultimo minuto, l’Inter ha creduto in quel che stava facendo e nel suo calcio. Ha divertito, si è divertita, ha vinto per 3-0. L’avversario sarà stato decisamente mediocre, ma iniziare così è un segnale importante. A prescindere.

FANTAENTUSIASMO DA VENDERE – Andrea Stramaccioni ha avuto coraggio. “Sono al 50-60%”, diceva Antonio Cassano in conferenza stampa solo due giorni fa. Alla fine, non ha resistito. Con Palacio squalificato, la voglia pazza di FantAntonio ha preso il sopravvento sulla più ragionevole ipotesi Coutinho. E Strama ha avuto ragione: Cassano ha illuminato, regalato un assist a Milito, protetto palla, aiutato in fase di manovra, offerto un velo geniale ed è persino rientrato a dare una mano in difesa in diverse occasioni. La testa che vince sul responso meramente fisico, l’entusiasmo travolgente di un gruppo che sa dove sta andando e sente la convizione di quel che sta facendo. Dal punto di vista tattico, tecnico e mentale. Coutinho a gara in corso è stato comunque decisivo, la mossa perfetta di Stramaccioni. Entusiasmo esteso a tutta la squadra, contenta di giocare questo calcio e sempre estremamente concentrata quanto serena. Lo specchio è Andrea Ranocchia: le paure di un anno fa seppellite nella sicurezza di questo avvio di stagione. Verranno momenti difficili – è naturale -, ciò non toglie che i primi sprazzi di Inter sono incoraggianti. E vanno entusiasmando anche chi va in campo.

DUE FATTORI: QUANTITÀ E QUALITÀ La grande giostra di Stramaccioni nasce su un‘idea tattica modificata nel corso dell’estate: perso Lucas, no agli esterni e sì al 4-3-2-1 o 4-3-1-2 con la possibilità comunque di schierare tre pedine offensive, ma non più la punta completamente sola nel cuore dell’attacco. per questo, la dirigenza ha comprato con astuzia e Stramaccioni ha costruito con le sue mani un giocattolo ancora da rodare, ma che sta venendo fuori bene. Un giocattolo impostato su due fattori: quantità e qualità. Nasce quindi una mediana a tre di rottura e costruzione, ma con alla base due dettami: ritmo e giro palla immediato. Guarin è un demonio, sradica palloni e pennella; Gargano è la trottola che serviva; Cambiasso può prendere fiato e non si ritrova più solo come un anno fa. Tutto questo, a sostegno di un attacco più statico ma cristallino. Così l’Inter può permettersi il fattore qualità, come Sneijder e Cassano che dipingono calcio alle spalle del killer Milito. Che ha ricominciato da dove aveva finito. Naturalmente, un apporto minimo in fase di copertura è richiesto a tutti. E con l’entusiasmo e la voglia di credere nell’idea di gioco, Wesley e Antonio sono anche tornati a dare una mano. Risultato: una cerniera in mediana e un attacco di qualità quanto sostenibile. A grandi passi (i primi, ancora, per adesso) verso l’obiettivo, ovvero cancellare quell’oceano che un anno fa distanziava i reparti. Tra la difesa e il centrocampo, un abisso. Ne hanno beneficiato gli attacchi di tutta la Serie A. Ma ora dev’essere (e per ora è) un’altra storia.

SOLIDITÀ IN DIFESA – Chiedere tutto subito sarebbe pura follia. Ma nel sontuoso esordio dell’Inter all’Adriatico, resta qualche incertezza nella fase difensiva. Tutto ovviamente comprensibile, perché siamo a fine agosto e la difesa era assolutamente inedita. Bisogna dare il tempo del rodaggio e dell’assimilazione dei movimenti. Qualcosa ancora non quadra, con avversari più pericolosi (vedi Osvaldo, Lamela, Destro, per dire i prossimi) si rischia ancora grosso. Se la mediana e l’attacco stanno facendo passi da gigante, la difesa è in miglioramento ma può ancora essere stabilizzata al meglio. A mercato chiuso, in serenità e con gli uomini a disposizione, Stramaccioni continuerà a lavorarci ancora meglio. Aspettando anche Handanovic (ma bravo Castellazzi, Strama ha indovinato anche preferendo lui a Belec).

TRA MAICON E IL PALITO: THE SHOW MUST GO ON – Per vedere l’Inter versione 2012/2013 in scacchiere ideale non ci siamo ancora, però. Perché se a Pescara sono arrivate risposte convincenti e tanti applausi allo spettacolo, mancano ancora degli attori. Innanzitutto, c’è da risolvere la situazione di Maicon. Siamo arrivati al 27 agosto, una Via Crucis di mercato quella legata al terzino di Novo Hamburgo. Ormai, il va via ha preso il sopravvento sull’ottimismo del resta. Ma nessuno slogan o cose simili: se Maicon vuole andare, e lo preferisce, è giusto che vada. Perché il suo tempo all’Inter lo ha fatto, e anche economicamente l’affare avrebbe un senso. Dovesse invece rimanere, che lo faccia con l’entusiasmo del resto del gruppo. Fino a oggi è stato così, ma è naturale che dopo il 31 agosto dovrebbe sentirsi a tutti gli effetti un giocatore del nuovo progetto Inter. E poi, c’è il Palito. Fisicamente è già pronto, Alvaro Pereira. Stramaccioni lo aspetta per la sfida alla sua Roma, un rinforzo di cui si parla poco. Un po’ come fu per Guarin, che adesso è il gran signore della mediana. Anche se dovesse partire Maicon, con Zanetti a destra e Pereira a sinistra l’Inter avrebbe un suo senso: il turbo si sposta sulla fascia mancina, il capitano dà le sue garanzie a destra con Jonathan e Nagatomo. E la giostra andrebbe avanti. Staremo a vedere.

…E LA CILIEGINA? – Chiariamo la situazione: l’Inter è completa, Stramaccioni se il mercato chiudesse in questo momento sarebbe non felicissimo, di più. Un mercato da promuovere a pieni voti, alla faccia degli scettici. Però… c’è un però. Perché “restiamo vigili”, lo ha detto proprio il tecnico. Lo sappiamo, come gira il mercato. Magari arriva una telefonata: “X lo cedono in prestito gratuito”, le mosse della disperazione dell’ultima settimana di mercato. L’Inter osserva, capta, ascolta. Perché Samuele Longo è pronto a dire sì all’Espanyol, magari può venire fuori una soluzione per l’attacco. Che in questo momento, comunque, ancora non c’è. O in ogni caso, un nuovo tassello da inserire. Un laterale, un difensore o un centrocampista. La situazione è limpida: l’Inter è a postissimo così, dovesse esserci qualche nuova occasione si prenderebbe in considerazione. Un’altra punta come alternativa a Milito può essere la ciliegina. Ma il vero trionfo dell’Inter è la giostra di Strama: il mercato perfetto, un gruppo con un’idea di gioco, l’entusiasmo che dilaga e le certezze che si leggono negli occhi dei giocatori. Il terrore di gasperiniana memoria è solo un brutto ricordo. L’Inter ha dato piacere a vedersi. Iniziare bene è fondamentale, perché arriveranno momenti bui. Ma se c’è la certezza di un’idea, ci sarà sempre la luce in fondo al tunnel. Da raggiungere tutti, insieme. Sorridendo e credendo in quel che si fa. Proprio come a Pescara. D’altronde, era solo la prima fermata della giostra. Venghino, signori, venghino

[Fabrizio Romano – Fonte: www.fcinternews.it]