Pirlo: il Milan accusato due volte. Conte, la Juventus prima sogna e poi si risveglia

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Non si può essere accusati due volte, per lo stesso giocatore e per due motivi uno esattamente il contrario dell’altro. Rischia di essere grottesco e poco chiaro. Al punto ci si arriva presto: Andrea Pirlo. Con lui al Milan, negli ultimi tre anni, ogni analisi sui problemi del Milan nei momenti meno brillanti da parte di fior di opnionisti e ogni sfogo dei tifosi sugli errori della società rossonera dopo qualche pareggio oqualche sconfitta chiamava regolarmente in causa il fuoriclasse bresciano.

Anche quest’anno, mentre il Milan masticava amaro per la sua ricaduta in coppa Italia contro il Bari e per il nuovo infortunio negli ultimi minuti dell’allenamento di rifinitura a febbraio prima di Milan-Parma, addosso ai rossoneri era tutto un sentenziare. Ma è normale, ma di cosa ci si sorprende, come fa il Milan a puntare su un giocatore logoro e chilometrato, che il meglio lo ha già dato come Pirlo, è assolutamente logico che i suoi recuperi in là con gli anni siano più lenti rispetto a giocatori più giovani. Alzi la mano chi non ha sentito questi discorsi. Oggi che il Milan ha dimostrato con credibilità e risultati di poter marciare con le proprie gambe anche senza Andrea, ecco l’inversione a U. La più clamorosa. La più classica. Il Milan fa un errore, il Milan lo rimpiangerà. Delle due l’una, o il Milan ha fatto bene a tenere Pirlo al centro del proprio motore per dieci anni e non meritava la critiche del passato, oppure fa bene adesso a non investire per tre anni, e al primo risultato negativo tanti tifosi avrebbero rinfacciato alla società rossonera il difetto della troppa riconoscenza, su un campione che è arrivato nel classico momento della carriera in cui aprire una nuova casella in cui potersi sentire centrale e determinante. Non si può sbagliare due volte sullo stesso giocatore, magari una, ma due no.

E’ un peccato, per il talento di un giocatore straordinario come lui, che Andrea Pirlo sia stato considerato un giocatore vagamente bollito e un po’ scontato fino a che ha giocato nel Milan e venga strumentalizzato adesso per costruire un argomento mediatico contro il Club rossonero. Ci vuole tanto coraggio a lasciar partire Andrea, lo conferma il saluto profondo e commosso che Allegri e i compagni di squadra hanno fatto ad Andrea ieri a Milanello, ma il calcio è il calcio e passa anche attraverso scelte dolorose ma necessarie. Con la guida tecnica, di personalità e di risultati, di Massimiliano Allegri il Milan ha imboccato, senza avere nulla contro Pirlo, un’altra strada. Un percorso che ha consentito al Milan di intaccare la dittatura più dura, a livello di scudetti e di posizione dominante, degli ultimi quarant’anni. Con maturità e senza rancore Pirlo lo ha capito al volo e ha portato avanti scelte opportune per il proprio futuro. Pirlo e Milan si lasciano in maniera tutt’altro che strumentale e viziata, senza code polemiche e con saluti tutt’altro che finti. Sono stati rinnovati contratti a giocatori più in là negli anni? Vero, ma nella stragrande maggioranza dei casi, quasi per tutti, si tratta di atleti che rinnovano per un anno e che saranno pronti in caso di necessità per dare il loro contributo d’esperienza durante la stagione, ma non si tratta di titolari sempre e comunque. Questo era invece il profilo che Andrea ritiene, legittimamente, di meritare ancora. Naturale, corretto e conseguente che se lo costruisca in una nuova squadra e in una nuova avventura.

La Juventus degli ultimi anni sull’allenatore cade sempre sul più bello. Due anni fa, conclusa l’avventura di Ranieri, bravissimo peraltro anche sulla panchina bianconera, sembrava fatta per Marcello Lippi, il grande nome, il grande salvatore, il Ct dell’Italia Mondiale. Mentre i tifosi bianconeri viaggiavano già sulle ali della fantasia, ecco il buon Ferrara. Scelta giovane, fresca, in buona fede, ma molti passi indietro rispetto al tecnico di grande carisma e alla lunga poco produttiva. Nell’estate scorsa, stesso scenario. Prima grandi ipotesi su Rafa Benitez, l’eroe della Champions League del 2005, poi una virata su Guus Hiddink, uno dei tecnici più titolati a livello mondiali. Alla fine, invece, arriva il bravo e professionale Del Neri. Un allenatore che lavora ma che non fa sognare. Quest’anno ci risiamo. Prima la suggestione Villas Boas, poi la suggestione Mazzarri, per poi atterrare su Antonio Conte. Bravo, juventino, tosto a livello caratteriale, ma pur sempre Conte. Sempre qualche marcia in meno rispetto al grande allenatore, al grane condottiero. Quando la Juventus tornerà a pensare in grande e a fare in grande, sarà un bene per il calcio italiano. Quella di oggi, per limiti oggettivi e senza croci de gettare addosso al Club bianconero disintegrato da Calciopoli, è invece una società che pensa in grande e poi si risveglia.

Quello che sfugge a Walter Mazzarri, allenatore di grandi ambizioni, e questo è tutt’altro che un reato, è che nel mondo del calcio i grandi Club ti osservano anche e soprattutto mentre non li stai allenando. Il mordi e fuggi, la tarantella all’incontrario e i vari spettacolini che l’allenatore del Napoli ha inscenato negli ultimi mesi sulla pelle dei tifosi partenopei rischiano di non passare inosservati. Quando in futuro i dirigenti di un Club importante alle prese con il patema del momento difficile e con il dilemma dell’allenatore da cambiare, si ricorderanno, eccome se si ricorderanno, delle sceneggiate di queste settimane e dei muro contro muro con il presidente De Laurentiis, faranno scelte lontane dall’allenatore di San Vincenzo.

Non deve essere facile lavorare con il numero uno del Napoli, ma un allenatore deve essere bravo anche in quello, soprattutto in quello, deve riuscire a gestire la personalità del proprietario del Club e a non arrivare mai al braccio di ferro sotto gli occhi del mondo. Un allenatore tanto bistrattato da Mazzarri come Allegri un anno fa era stato esonerato a Cagliari dal presidente Cellino e mezzo sotterrato da una valanga di parole e di considerazioni negative. Eppure lui, Allegri, nemmeno una piega. Aplomb e rispetto nei confronti del presidente che lo criticava. E’ così che un allenatore tra virgolette di provincia comunica ad un grande Club che ha la serenità d’animo e la lucidità giuste per reggere le pressioni di una grande piazza. Anche Guidolin ha sempre avuto la grande ambizione di allenare una grande squadra, si è sempre sentito pronto, ha fatto i suoi tentativi, ma senza andare a zig zag come ha fatto il buon Mazzarri in questa stagione. Ha vissuto con dignità e senza eccessi la situazione. Non vale la pena prender nota?

[Mauro Suma – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]