Roma, il punto: De Rossi ha sbagliato ma lo “stillicidio” a chi giova?

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A Roma non si parla d’altro. È riuscito addirittura a rubare la scena al pre derby e ora anche al post derby: il caso De Rossi è ormai un argomento costante di discussione nei bar, negli uffici, nelle radio romane, sui social network. Talvolta si hanno dei picchi, dei giorni in cui una determinata circostanza ravviva la discussione, riaccende il caso, un caso mai sopito, che accompagna le giornate giallorosse ormai da mesi. Sono anni che se ne parla: a volte il dissenso cova sotto la cenere, pronto a ravvivarsi al minimo spunto. In questa occasione, è giusto dirlo, lo spunto è tutto fuorché minimo.

Prima le dichiarazioni di Baldini, poi il cazzotto di De Rossi a Mauri. Tutto nel giro di sette giorni e via all’orchestra: “De Rossi è il male della Roma”, “deve andarsene”, “è scarso”, “è attaccato ai soldi” (e infatti ha rinnovato a cifre più basse di quelle che avrebbe percepito andando via), e via discorrendo. Il giocatore ha sbagliato, ha fatto un errore gravissimo e dovrà scusarsi con i tifosi. Il suo gesto ha lasciato la Roma in dieci (una Roma che però aveva già abbondantemente smesso di giocare) e complicato notevolmente la gara dei giallorossi. Le critiche sono giuste e sacrosante.

Questo stillicidio però a chi giova? Possibile che un giorno sì e l’altro pure De Rossi sia accostato al City, al Psg, al Real, al Chelsea? L’anno scorso c’era chi giurava che il giocatore sarebbe andato al City. Poi è arrivato il rinnovo e allora c’era sempre chi giurava che fosse solo un accordo di facciata, per venderlo in estate agli sceicchi. Chiaro, ovvio, lampante. Poi però in estate è rimasto e allora, evidentemente, è tutto rimandato a gennaio. Si potrebbe continuare all’infinito e si continuerà all’infinito a (s)parlare di un giocatore ammirato e cercato da tutti, un giocatore che sta avendo delle difficoltà ad esprimere il suo potenziale ma il cui attaccamento alla maglia è assolutamente fuori discussione.

E quella è una cosa che non si può comprare, né migliorare, né cambiare, al contrario della posizione in campo e dei movimenti da effettuare: l’attaccamento alla maglia è alla base del gioco del calcio. È il minimo che ogni tifoso dovrebbe pretendere e De Rossi ha sempre dimostrato di tenere tantissimo a questi colori e a questi tifosi. A volte ha sbagliato, si è preso le sue responsabilità, senza ipocrisie e falsi moralismi (come nel caso del rinnovo del contratto). Basta per ritenerlo un campione? No, ma basta per guadagnarsi il rispetto da parte di tutti. È il minimo.

[Alessandro Carducci – Fonte: www.vocegiallorossa.it]