Rossi: ”Voglio una squadra che lotta. Ma chiedo una mano ai tifosi”

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È la prima partita in campionato per Delio Rossi, c’è grande attesa per Fiorentina-Milan. Il nuovo tecnico viola presenta così la sfida contro i rossoneri di domani sera: “ Emozionato o preoccupato? Sono emozionato ma anche curioso, sono arrivato da poco, devo fare presto e bene e non è facile. Ho bisogno della fotografia della partita e che partita, conoscendo il lavoro dell’avversario. Per ora ho soltanto delle sensazioni, sono emozionato perché la prima in casa contro il Milan regala tante emozioni. Conosco le caratteristiche di alcuni giocatori, ma per dare un giudizio su un calciatore devo allenarlo, devo vedere la soglia del sacrificio.

Ho visto un gruppo che ha voglia di fare, devo ringraziare tutti da questo punto di vista: è motivo d’orgoglio per una società avere tanti giocatori in Nazionali, ma ho avuto problemi in questi giorni. Babacar, Ljajic e Camporese, se li ho visti carichi? Diciamo che li ho visti (ride ndr), Non sono in contrapposizione con Mihajlovic, questo voglio chiarirlo fin da subito. Ho grande rispetto del collega che mi ha preceduto, io ovviamente faccio le scelte che ritengo più giuste. Tutti hanno dato la massima disponibilità. Non guardo l’età, vedo solo chi è idoneo per giocare con la Fiorentina. Montolivo? Vorrei che si valutasse i giocatori non per quello che hanno fatto, ma per quello che faranno. Vorrei una squadra che lotta, se uno non lotta ha già la sconfitta nel cuore. Questo deve esserci sempre, è la base. Non posso poi pretendere che Ljajic faccia il terzino, non è nelle sue caratteristiche, però deve ugualmente lottare. Non vorrei che venisse fuori il discorso dei buoni o cattivi.

A fine partita la gente ha il diritto di criticare ma siamo noi che domani dovremo trascinare la gente dalla nostra parte. Adesso abbiamo bisogno di un bonus, di un po’ di fiducia. In questo momento non posso stravolgere tutto, magari inserirò dentro qualche variante, ma non è che giocano a calcio da oggi. Sarei un presuntuoso se dicessi che si cambia tutto. Non sono un dottore, faccio l’allenatore. A curare i particolari ci vogliono anni. Jovetic? Lo conosco perché ho la tv, la mia tv non è…nuova, mi sembra un giocatore importante.  Meglio un ciuccio (un asinello ndr) vivo che un dottore morto. Ho affrontato il Milan con squadre che erano finite, sapevo cosa mi potevano dare, adesso sono subentrato. Domani ce la giocheremo, ma non è che vincerò sicuramente perché ho già battuto altre volte il Milan. Non voglio stravolgere niente a livello tattico, stiamo parlando di molti giocatori che ancora non ho visto. Prima voglio mettere tutti a regime, poi sceglierò il sistema di gioco che valorizzi i migliori giocatori. Tutti devono essere coinvolti. Una squadra deve essere allenata in base a ciò che tu chiedi alla squadra. Liedholm nel suo Milan, ad esempio, non dava particolare importanza alla resistenza ma alla tecnica, perché il sistema di gioco era con la palla a terra e brevi fraseggi.

Vargas? Non l’ho mai visto questa settimana, nel momento in cui l’alleno so cosa mi può dare Vargas. In questo momento non lo conosco, perciò non l’ho convocato, è una questione di rispetto nei confronti degli altri: non deve passare il concetto che si viene convocati anche se non si svolge l’allenamento, sennò mi troverò ad allenarmi da solo. Sono abituato a vedere i giocatori in faccia, non mi piace avere contatti telefonici, in Perù. Stamani ho parlato con Vargas e mi hanno dato grande disponibilità, per me è una buona base. Poi se non è così me ne renderò conto, e lo acchiapperò…  Poi non mi baso su voci, su chi fa la vita notturna o meno, devo accertarmi io delle cose. Se uno poi si è comportato male due anni fa, non è che devo dare una punizione retroattiva: con l’allenatore c’è un… condono. Io ho un’idea su tutti i giocatori, ma devo vedere se è praticabile in campo. Devo arrivare a domani, poi vedremo. Cerci? Ha qualità, mi ha dato la disponibilità, ci sto lavorando sotto questo punto di vista. Mi sembra che in carriera ha giocato come seconda punta. Mi auguro di fare tutto in tempi brevi, dipende dalla progressione didattica. So dove voglio arrivare, ma non so quanto ci posso mettere. Sarei ipocrita se dicessi che già da domani vedrò il mio calcio.

Firenze? Mi sento in imbarazzo, ho grandi attestati di stima e non ho fatto ancora niente: spero di essere all’altezza di tali aspettative.  Se uno dorme a Milano, vuol dire che ha l’autorizzazione del tecnico e della società. Se ci va e non lo dice? La prima volta (che succede)… Un giovane interessante? Non voglio inserire un giovane per fare bella figura, preferisco aspettare 10 giorni e non toglierlo, piuttosto che bruciarlo. Se c’è qualcuno già pronto per domani? Ho visto che ci sono buone potenzialità. Il mio compito è fare bene con la Fiorentina, poi lo posso fare con Salifu o Gilardino. Il futuro poi è dei giovani, questo lo penso. Non può esistere una grande società, senza un grande settore giovanile. Domani dovranno avere rispetto della maglia che indossano, voglio una squadra che lotti.  Gamberini? Penso che rimanga Gamberini, di solito lo decide la squadra, non vedo perché devo cambiarlo. Io avevo più capitani. Magari ho avuto la fascia ad uno che non la meritava, ma perché aveva motivazioni in più. La formazione? Me la date voi (riferendosi ai giornalisti ndr), però poi la colpa è vostra…”.

[Niccolò Gramigni – Fonte: www.violanews.com]