Samp – Godo è ancora di moda a Torino?

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Sono queste le partite che ti fanno maggiormente godere, perché hai ammirato una squadra composta da leoni e da campioni, capaci di farti emozionare, di trasmetterti la sensazione di potersela giocare sempre, ovunque, comunque, contro tutto e tutti, di potersi aspettare l’imprevedibile, l’impossibile, l’impensabile, nel bene e nel male. La botta contro il Werder Brema è stata pesantissima, sul campo avevano guadagnato e sudato il ritorno alla fase finale della Champions League, ma tutti noi siamo usciti a testa alta da quella doppia sfida.

I ragazzi hanno scritto un’altra pagina di storia a prescindere dal verdetto finale e hanno compreso davvero fino in fondo il proprio valore, che consente loro di non sentirsi a priori inferiori a nessuno. Non siamo né il Real Madrid, né il Manchester United, ma abbiamo un organico forte, completo e privo di grosse lacune, con qualche arma in più rispetto alla passata stagione: un portiere come Curci, magari non da Nazionale, ma più giovane rispetto al pur bravo, però anziano Storari, oltre che una rosa più amplia, che consente al tecnico di affidarsi a diverse soluzioni tattiche e ad un turnover valido e intelligente per gestire al meglio gli impegni nelle tre competizioni, avendo finalmente a disposizione una rosa amplia, completa e ben amalgamata tra giocatori esperti e giovani talenti.

Andare a casa della Vecchia Signora senza Pazzini, il bomber della squadra, titolare in Nazionale e attualmente il miglior attaccante italiano in circolazione, senza Guberti, in forma straripante contro Werder e Lazio nel ruolo di fantasista, oltre agli infortunati Poli e Tissone nel cuore del centrocampo, non era assolutamente semplice. Di Carlo non si è però perso d’animo, trasmettendo piena fiducia nei sostituti e dimostrando coraggio e personalità nell’affidarsi ad alcuni ragazzi che, seppur bravi a livello di settore giovanile o nei campionati inferiori, erano e sono tuttora agli esordi, o alle prime apparizioni nella massima serie.

Koman non ha lasciato il segno, ma ha classe, deve soltanto avere maggiore continuità e trovare quel pizzico di grinta in più. Obiang era all’esordio assoluto in serie A, ma nessuno se ne è accorto, denotando personalità e maturità da vendere. Marilungo ha sfornato l’assist del 3-3, facendo la differenza in posizione defilata, Volta ha contribuito a reggere solido il fortino finale.

Adesso, come peraltro è accaduto negli scorsi anni, tutti diranno “Io, l’avevo detto, l’organico della Sampdoria è forte, il mercato è stato entusiasmante, conquistare ancora l’Europa è possibile, Pazzini merita la Nazionale, Cassano è maturato, ce ne fossero di Presidenti come Garrone, con il tempo Curci dimostrerà tutto il proprio valore, Di Carlo è un tecnico di spessore, si è fatto bene ad acquistare Pozzi, Palombo è un ottimo regista ecc ecc”. Il campionato è lungo, gli ostacoli, le insidie, i pericoli, i tranelli sono sempre dietro l’angolo e, come nell’annata di ogni squadra, non mancheranno i periodi difficili, bui, nei quali sarà fondamentale restare tutti uniti, remare tutti quanti nella medesima direzione.

Perché, per non andare troppo indietro, una qualificazione Uefa, una finale di Coppa Italia persa alla lotteria dei rigori e un quarto posto sono il frutto di un lavoro esemplare. Tutti possono sbagliare, società Sampdoria compresa e noi ci siamo permessi in questi due anni, in buona fede e con obiettivi costruttivi, di segnalarlo quando lo ritenevamo necessario, perché è normale avere talvolta opinioni diverse e perché sbagliare è umano, ma l’importante è farlo sempre nel bene della Sampdoria, in maniera costruttiva e sensata, non finendo mai in azioni premeditate, prevenute o destabilizzanti.

Concludo questo editoriale, rispondendo ai numerosi lettori che recentemente ci hanno scritto in redazione per manifestare critiche, fastidio, disappunto, stupore, incredulità nei confronti di un editoriale pubblicato da una testata on line piemontese, che esternava dichiarato godimento per la sconfitta subita per 3-1 dalla Sampdoria in Germania contro il Werder Brema.

Pur ricordando che in Italia esiste la libertà d’opinione, quindi chiunque, nel rispetto della deontologia professionale, può esternare le proprie opinioni, riteniamo la pubblicazione di simili editoriali assolutamente inutile, incomprensibile, immotivata, impossibile da condividere, potenzialmente capace di fomentare polemiche di maggiori dimensioni e perfino autolesionista, visto che l’eliminazione della Sampdoria rischia di contribuire alla riduzione del numero di squadre italiane nelle prossime edizioni della Champions League.

Noi godiamo e siamo orgogliosi di essere Sampdoriani, far parte di un ambiente che fa commuovere dentro e fuori dal campo anche in occasione delle più cocenti sconfitte, avere una società sempre rimasta ben lontana dagli scandali del calcio italiano, vantare tra le proprie file un fenomeno e un uomo la cui identità è Antonio Cassano, capace di fare più volte la differenza contro la Juventus, poco importa se con un pallonetto da centrocampo, oppure con un colpo da biliardo, oltre che veder segnare e gioire Pazzini con la nostra casacca, peccato per qualcuno che quella maglia sia a colori e non in bianco e nero.

Ci scusiamo se il vento calcistico è cambiato, se negli ultimi quattro tornei la Sampdoria è uscita soltanto una volta sconfitta contro la Juventus, se al sugo preferiamo il pesto, se Fantozzi e Filini facevano ridere al cinema, ma in campo ci divertiamo di più oggi con Pozzi e Cassano e ci scusiamo se abbiamo dovuto contraccambiare le tre pappine, per usare qualche termine altrui. Del resto, a buon intenditore, poche parole.

[Diego Anelli – Fonte: www.sampdorianews.net]