Samp, il capolinea è dietro l’angolo: 1-2 e si sprofonda nel baratro

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Si sono attaccati a tutto: agli appelli al pubblico, ai video, agli esodi, ma esiste un unico piccolo particolare: i tifosi sono gli unici incolpevoli di una catastrofe sportiva.

Rabbia, vergogna, incredulità, disperazione: sono questi gli effetti che società, tecnici e squadra hanno generato su chi si fa trasportare dalla passione e da una fede infinite, ma meritevoli di rispetto, dignità, grinta e orgoglio e non di decisioni societarie scellerate e spettacoli indegni in campo.

Marassi è ormai terra di conquiste per chiunque: sesta sconfitta nelle ultime sette gare interne, sei punti raccolti, una vittoria e due goal su azione in tredici gare del ritorno, in trasferta addirittura non si segna da novembre, senza farlo apposta proprio dalla gara di Lecce dell’andata, dove segnò una tripletta chi, secondo qualcuno in società, non avrebbe fatto nulla da giugno in poi…

Ahimè, bisogna ammetterlo, si sta raccogliendo quanto non si è seminato da società e squadra, sono numeri impietosi, contro i quali abbiamo soltanto ascoltato discorsi su nuovi stadi, corde tirate, gente ineducata e via discorrendo. Dopo aver fallito in casa con Cesena e Parma e non aver regalato una gioia a 5.000 tifosi al seguito a Verona e ripagati invece da una gara caratterizzata dal non gioco, oggi era l’ennesima e quasi ultima chance per dare segnali di vita, invece siamo ancora una volta a leccarci le ferite.

Qualche tiro-cross di Guberti, rifinitore dietro le punte, e Maccarone ad inizio gara, poi è il Lecce a prendere il pallino del gioco: Di Michele sfiora il montante, Olivera chiama Curci alla parata alta, lo stesso n°1 doriano deve anticipare Mesbah lanciato a rete e negare la gioia del goal a Bertolacci con una conclusione da fuori. E il Doria? Il primo tiro in porta risale al 31’ con Rosati che si distende in corner su conclusione defilata provata da Maccarone dall’out sinistro. Prima o poi una dormita difensiva la regaliamo e l’avversario capitalizza al massimo l’occasione, portandosi in vantaggio con Di Michele al 39’, dopo che Palombo sbaglia un controllo in piena area durante una rocambolesca mischia nello svolgimento di un corner.

Nessun cambio durante il break, ad inizio ripresa il Lecce sembra poter passeggiare sull’avversario in disarmo e sfiora con un colpo di testa firmato Di Michele il possibile raddoppio, ma, 2 giri d’orologio più tardi, ci svegliamo dal letargo e costringiamo Rosati ad un doppio super intervento, prima con Guberti dal limite, poi con Maccarone da posizione defilata, il Lecce traballa, ma resiste. Al 61’ Cavasin si gioca la carta Macheda al posto di Gastaldello, il nostro baricentro inevitabilmente si alza, con Poli sfioriamo il pari, ma il giovane centrocampista, in ben due occasioni, dimostra tutta la propria lacuna sulle conclusioni, per Rosati sono semplici passaggi.

Pozzi è fermo, Maccarone alterna qualche piccolo guizzo a pause prolungate, Macheda gioca di fioretto, Guberti prova a sfondare ma le palesi lacune della squadra lo costringono ad insistere nel possesso palla, Palombo e Poli non incidono, Mannini e Ziegler sono spesso costretti a badare prima alla fase difensiva che a quella di spinta, fatichiamo dannatamente. In contropiede al 66’ il Lecce punisce con Olivera: Martinez salva sulla prima conclusione dell’ex, nulla si può sulla ribattuta.

Sembra notte fonda e invece 3’ più tardi Maccarone accorcia le distanze con una conclusione a botta sicura su servizio di Guberti, bravo a sfondare sull’out destro. Ci si prepara ad un autentico assedio, il tempo c’è e può ancora succedere di tutto e invece torniamo all’inferno quando Mannini, già ammonito, rimedia il secondo giallo e lascia i suoi in inferiorità numerica. Si attacca con confusione, disperazione, improvvisazione, senza una traccia di gioco. Conquistiamo diversi corner, ma il Lecce tiene botta e ringrazia le errate conclusioni sotto porta di Palombo che avrebbero potuto riaprire la gara. Cavasin getta nella mischia anche Biabiany al posto di Guberti, collocando l’ex interista sull’esterno destro, ma anche tale scelta non porta grossi frutti.

Non succede più nulla, nonostante l’intero reparto offensivo (Maccarone – Pozzi – Macheda – Biabiany) in campo e l’ennesima dimostrazione di amore da parte del pubblico sampdoriano. Qualcuno forse si è dimenticato che andava adeguatamente sostituito e non svenduto sia chi da giugno non avrebbe combinato nulla, sia chi è stato cacciato e subito una valanga di insulti appena tornato a Marassi, oltre ad un’altra semplice constatazione: i goal, i punti e le campagne acquisti non le fanno i tifosi… purtroppo…

TABELLINO:

SAMPDORIA-LECCE 1-2

MARCATORI: Di Michele (L) al 39′ pt, Olivera (L) al 21′ st, Maccarone (S) al 24′ st

SAMPDORIA (3-4-1-2): Curci; Volta, Gastaldello (dal 15′ st Macheda), Martinez; Mannini, Palombo, Poli, Ziegler; Guberti (dal 31′ st Biabiany), Maccarone, Pozzi (A disp.: Da Costa, Dessena, Tissone, Laczko, Zauri). All.: Cavasin.

LECCE (3-4-1-2): Rosati, Tomovic, Giacomazzi, Fabiano; Munari, Olivera, Vives (dal 31′ st Grossmuller), Mesbah; Bertolacci (dal 5′ st Donati); Jeda, Di Michele (dal 43′ st Chevanton). (Benassi, Sini, Piatti, Brivio). All.: De Canio.

ARBITRO: Tagliavento di Terni

AMMONITI: Gastaldello, Martinez (S), Vives, Tomovic, Mesbah (L)

ESPULSO: Mannini (S)

NOTE: angoli: 11-4 per la Sampdoria Recupero: 1′ e 5′. Spettatori: 26.621, tra cui circa 900 ospiti.

[Diego Anelli – Fonte: www.sampdorianews.net]